Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2006/10/1164921.php Stampa i commenti.

Le parole e le cose
by TPO Friday, Oct. 13, 2006 at 9:22 AM mail:

comunicato

comunicato

***************
Le parole e le cose

La contestazione operata martedì dai movimenti in resistenza per il diritto all'abitare offre diverse occasioni di riflessione che condividiamo ad alta voce perchè pensiamo possano interessare
anche altri oltre a noi.

Chiariamo da subito che smanettoni da tastiera e pervertiti del "cosa e come è successo" possono trovare soddisfatta ogni loro curiosità di cronaca dal video pubblicato su web
(http://italy.indymedia.org/news/2006/10/1163702.php) e dal comunicato firmato dai compagni e dalle compagne (http://liste.bologna.social-forum.org/wws/arc/forum/2006-10/msg00150.html).
Altri materiali o racconti possono essere condivisi con chiunque ne sia interessato. Ora però lasciamo per un attimo da parte la moviola e veniamo alla sostanza.

1.Se la mattina si procede allo sgombero di case abitate da precari allora è il minimo che si venga contestati. Lancio di gavettoni, urla e salti sulla scrivania della presidenza non ci sembra qualcosa di cui giustificarsi, ma il minimo che debba e possa accadere. Non vi pare? E poi, la contestazione e l'esercizio del dissenso, anche radicale, è il sale delle cose. Non esiste, soprattutto a sinistra, il rappresentante intoccabile, il Partito dei Movimenti, il "compagno amico" che ha una storia personale diversa dagli altri. Contano i fatti, dove si sta giorno per giorno, ora per ora; conta quello che si dice e che si fa.
2.Piantiamola con questa barzelletta della violenza. Altrimenti dobbiamo ritornare a dire che nel corso degli ultimi mesi i cattolici della Margherita, i socialisti dei DS, i comunisti non violenti del PRC, i Verdi pacifisti e le altre minoranze dell'Unione hanno confermato l'occupazione dell'Afghanistan e successivamente inviato soldati in armi *in missione di pace* in Libano con l'aiuto della destra nazionale. Crediamo che in termini di equipaggiamento e di regole di ingaggio questi facciano operazioni ben più violente. Viene da dire, ma la violenza organizzata e armata del dominante (a pagamento) sul dominato è legittima solo se i radicali in Parlamento la approvano con un voto di fiducia? E ancora, la violenza di 200 celerini che abbattono le porte delle case prima ancora di aver suonato il campanello non è tale solo perchè sono state chiamate da un giunta sinistra? Forse si sta solo mentendo sapendo di mentire.
Per quanto ci riguarda il diritto di resistenza è il piano del confronto nei movimenti e per i movimenti.
Compagni ed amici, in un mondo invaso da processi ordinativi nei quali il comando del capitale sul lavoro e sulle forme di vita si esercita con la guerra ci sono donne ed uomini che sono insorti con il mitra in mano per affermare il diritto ad esistere (e non l'hanno abbandonato neppure quando hanno parlato con l'attuale Presidente della Camera), ce ne sono altri in Cina che hanno messo in gioco la vita per salvare la propria casa e città dall'invasione di un'infame grande opera chiamata diga delle tre gole (Prodi e i charters di padroni che sono appena andati a trattare
l'offshoring italiano in Cina si sono dimenticati di parlare di diritti civili e sociali nel Paese dei 100 milioni dei comunisti...). Ci piace ricordare le fiamme che nello scorso novembre i beurs hanno portato fin nel centro di Parigi. Questo solo per dire che le faccende sono sempre più serie della faciloneria dei soloni bolognesi e sottolineare come sia sempre più diffuso il presbitismo comunista sotto le cui lenti va bene e tifata ogni lotta o resistenza (anche armata) purchè non sotto le proprie mura.
3.Autoassegnare le case è partecipare alla guerra tra poveri.
Su questa maledetta e falsa questione abbiamo già scritto molte volte. Il blog dei compagni e delle compagne di Passepartout (http://www.passepartout-bologna.blogspot.com/) riporta diversi spunti
utili a chi vuole leggere, conoscere e, poi, giudicare. Pensiamo che proprio grazie ai conflitti che i movimenti hanno promosso sul terreno del diritto all'abitare si sia ottenuto per tutti i cittadini/e di Bologna: un Bando per i precari, che altrimenti mai sarebbe stato concesso dall'Amministrazione comunale, l'apertura delle liste ERP che dovranno essere costantemente aggiornate e aperte a nuove domande, il diritto di poter partecipare ai bandi di assegnazione anche a chi in precedenza aveva occupato. Le case autoassegnate sono state abbandonate a sè stesse da anni e spesso sono non assegnabili. Di fronte all'enorme patrimonio abitativo pubblico, parapubblico, ecclesiale e privato lasciato sfitto pensare che chi occupa ruba le case ai poveri può essere detto solo dallo sceriffo di Nottingham.
4."Le occupazioni di casa segnalano un problema; ma nel momento in cui si registra un impegno delle istituzioni competenti le occupazioni devono cessare" (comunicato della segreteria del PRC di martedì 11 ottobre). Innanzitutto non è stata avanzata nessuna proposta alle soggettività in lotta per trovare loro una soluzione concreta. Possiamo pensare di dormire a casa dell'Assesore Merola fino a che non viene smaltita la lista di oltre 1700 richiedenti per 70 posti reali?
In temini più generali, le nuove figure del lavoro precario e migrante sono le voci assenti nel bilancio comunale. Infine noi non siamo nè sponda esterna nè giunta ombra di assessori fantasma per cui, per quanto ci riguarda, la sintesi politica non la fa l'eletto o il Partito, ma rimane territorio aperto di dibattito e pratica di tutti e tutte.
5.Riemerge, come avevamo anticipato (http://www.globalproject.info/art-5745.html), il connubio tra la maggioranza politica di questa città e l'agenda della Procura della Repubblica: il fascicolo di Giovagnoli è stato aperto meno di due ore dopo la contestazione di martedì prima ancora che la Questura inviasse il suo fascicolo.
6.All'Assessore Merola e al Presidente Malagoli diciamo che noi non siamo stati a deporre sui fatti dal pm Giovagnoli e che mai li denunceremo per le minacce machiste e maschiliste da noi subite.

I fatti dicono che la maggioranza di governo a Bologna e nel Paese mostra la sua profonda crisi di rapresentanza. Questa città è schierata su di un progetto di comando che fonda il suo consenso su di una politica economica e di governace che non si distanzia molto da quella di Guazzaloca. Se osserviamo il piano del comando e la completa assenza di politiche sociali tradizionali e innovative, la ri/definizione del perimetro di Bologna come territorio delle grandi opere (passante nord, variante di valico, TAV, metrò, piano urbanistico, cementificazioni nell'area Stazione, etc) ci pare di poter dire che la verifica di metà mandato è negativa.
Non c'è stata nessuna anomalia, nessun vero *cambio di rotta*, nessuna aspettativa assolta e le contraddizioni sociali e politiche rimangono tutte sul terreno, più concrete che mai. Anche l'esperienza dell'Altra Sinistra è quasi ininfluente.
La sostanza è fatta di cose concrete, processi precisi, cambi di assetti di comando, modifiche nei flussi di lavoro e di capitale. La sostanza è fatta di cambiamenti concreti, materiali ed immateriali; la parola è invece l'insieme di opinioni, spesso tra loro contestuali e contradditorie, che non sopravvivono il tempo di un Tg.
La sostanza è che per i giovani precari di Bologna non è cambiato nulla nel terzo anno della Giunta Cofferati e che nei primi mesi del Governo Prodi non si è vista discontinuità nei processi di governance. Entrambi ritengono sacrificabile una parte della società che vive nelle nostre città in camere da letto condivise e mal arredate, che ha salari spesso composti da redditi provenienti da più attività e comunque la cui somma è sempre inferiore ai 1000 €, che non avrà mai un futuro di diritti perchè per definizione sono esclusi dalla distribuzione della ricchezza, diretta e indiretta tramite Welfare State.
Se notate essi infatti sono gli esclusi di questa finanziaria e del bilancio del Comune di Bologna e sono il bersaglio delle tre maledette leggi BossiFini, FiniGiovanardi e legge 30 che questo governo non ha alcuna intentione di abrogare.
I giovani delle case autoassegnate sono interni a questa composizione sociale del lavoro nella nostra città: migranti, disoccupati, idraulici, ricercatori universitari, studenti lavoratori, infermieri, autoferrotranvieri.
Proprio perchè crediamo in quello che diciamo non accetteremo mai inviti al "ritorno a casa". Non lo faremo mai perchè siamo in movimento per noi certamente, ma anche per tutti coloro i quali sono non garantiti come noi. Potremmo anche perdere una mano, ma il tavolo ha risorse infinite in questa partita.
Siamo convinti che la scommessa inaugurata dalla NoBorderParade sia giusta e valga la pena di essere giocata fino in fondo. Spetta al precariato sociale e migrante costruire la propria autonomia e liberazione, non ad altri, nè tantomeno un governo *amico* la può concedere.
Lì, abajo y a la izquierda, in basso e a sinistra, sta la nostra strada.
Siamo alle porte di un grande sciopero generale unitario del sindacalismo di base. Il 17 novembre ci pare un'importante occasione di lotta che può vedere il protagonismo delle soggettività politiche e sociali del precariato per portare i contenuti e le pratiche della generalizzazione del conflitto anche qua a Bologna.
Noi lavoreremo per questo, il resto sono chiacchiere, qualche volta con il distintivo troppo vicino al cuore.
**********************
Case per tutte/i!
CPT per nessuno/a!
**********************
TPO

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.