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La sorpresa del cuneo
by MASSIMO GIANNINI Thursday, Oct. 19, 2006 at 11:55 AM mail:

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DAL CILINDRO magico della Legge Finanziaria esce ogni giorno una sorpresa nuova. Sparisce l'imposta di successione, travestita da tassa di registro, e poi ricompare. Compare l'esenzione del bollo per le auto ecologiche, accoppiata alla stangata sui Suv, e poi sparisce. Si materializzano massicce assunzioni di precari nella scuola, e poi svaporano col taglio di 50 mila insegnanti. Dire che c'è confusione, a questo punto, è un puro eufemismo.

Ma tra le mirabilie più sgradevoli della manovra, per il vasto e già scontento pubblico dei contribuenti, ce n'è una finora mediaticamente poco nota, anche se politicamente dolorosa. Il famoso "cuneo fiscale", sul quale Prodi ha felicemente scommesso durante la campagna elettorale. Solo ora, a poco più di due settimane dal varo della Finanziaria, il sindacato si sta rendendo conto che, della promessa riduzione dell'odiato "cuneo", gli oltre 18 milioni di lavoratori dipendenti non intascheranno un solo euro.

Certamente non una novità imprevista: nascosta tra le pieghe dei testi approvati c'era scritta fin dall'inizio. Ma sicuramente una verità amara: nel dibattito pubblico è stata taciuta, molti italiani non l'hanno ancora capita, Epifani, Bonanni e Angeletti avranno molte difficoltà a farla digerire alla loro "base". Secondo il programma dell'Unione, l'abbattimento degli oneri tributari, sociali e contributivi (che generano l'enorme differenza tra la retribuzione lorda che le imprese pagano per ciascun lavoratore e lo stipendio netto che quest'ultimo incassa in busta paga) doveva essere di 5 punti in un solo anno. Sarà invece (e almeno questo è noto) spalmato in due tranche (a febbraio e a luglio 2007) e sarà diviso tra le imprese (che beneficeranno del 60% della riduzione totale) e i lavoratori (ai quali andrà il restante 40%).

Il vantaggio per il sistema industriale è chiaro, ed è stato ampiamente spiegato dal governo. Le imprese, attraverso l'introduzione di nuove deduzioni dalla base imponibile dell'Irap connesse con il costo del lavoro, risparmieranno 2,5 miliardi di euro nel 2007 e 4,4 miliardi di euro nel 2008. Il corto-circuito, mediatico e fiscale, riguarda invece i lavoratori. In cosa si traduce, concretamente, la riduzione del cuneo fiscale per i dipendenti? La Finanziaria non l'ha indicato, il governo non l'ha spiegato, Cgil-Cisl-Uil non l'hanno chiarito. Per un motivo semplice, quanto impopolare: per i lavoratori dipendenti i benefici del cuneo coincidono (e non si aggiungono) con la riforma dell'Irpef varata da Visco. La riduzione degli oneri sociali e fiscali in busta paga, cioè, viene interamente assorbita dalla rimodulazione delle aliquote, dalla trasformazione delle deduzioni in detrazioni e dall'aumento degli assegni familiari, già previste dal governo come piatto forte dell'operazione di "redistribuzione del reddito a favore dei ceti medio-bassi".

Poco importa che questa presunta o pretesa "manovra neo-keynesiana" sia già stata equamente contestata da destra e da sinistra, che non comporti significativi sconti d'imposta dai 40 mila euro di reddito in su, e che anche per le fasce di reddito più basse contenga patenti anomalie e stupefacenti disparità di trattamento. Sia tra settori di lavoro (per esempio impiegati o operai), sia tra tipologie di famiglia (per esempio single e nuclei con figli). Resta il fatto che proprio questa riforma, presentata con tutt'altro "titolo", è la palingenetica "riduzione del cuneo". Lo si capisce, indirettamente, non dalla Finanziaria, ma solo dalla Relazione previsionale e programmatica che l'accompagna, come meritoriamente si è accorto solo il Manifesto di qualche giorno fa: "La riduzione del carico fiscale sui lavoratori - si legge a pagina 28 - viene realizzata nell'ambito di un più ampio intervento di riforma Irpef che interessa non solo i lavoratori dipendenti, ma tutti i contribuenti".

Dunque, chi spera in una "manna" fiscale con le buste paga del prossimo anno resterà deluso. Quello che gli spetterà è già contenuto nella nuova Irpef rimodulata. In molti casi si tratterà di un risparmio di qualche decina di euro al mese. In qualche caso si tratterà di un aggravio di qualche centinaio di euro al mese. Il danno, per tutti, è che non c'è nient'altro da risparmiare. La beffa, per molti, è che con la riduzione del cuneo c'è addirittura da perdere, invece di guadagnare. Forse questo paradosso già basta a spiegare i silenzi di Palazzo Chigi, insieme al cupio dissolvi del sindacato.

È l'ennesimo equivoco di questa manovra, sulla quale Prodi e la sua squadra palesano vistose carenze di comunicazione mediatica, ma anche pericolosi deficit di gestione politica. Il centrodestra non può alzare il dito: in cinque anni, e con una maggioranza parlamentare di 138 seggi, Berlusconi premier ha imposto sulle sue Finanziarie ben otto voti di fiducia. Ma la fiducia appena annunciata anche dal governo Prodi, che dovrebbe essere decisa oggi alla Camera e non solo al Senato, è un pessimo segnale. Per la maggioranza, molto più che per l'opposizione, se è vero che sulla manovra licenziata da Palazzo Chigi il 29 settembre già pendono la bellezza di 254 richieste di modifica avanzate dagli stessi ministri che l'avevano approvata nemmeno venti giorni fa. Non può essere un caso che l'ultima rilevazione effettuata ieri dall'Ipr per Repubblica. it fotografa un tracollo di consensi per l'esecutivo unionista. Non si governa con i sondaggi, come pretendeva di fare il Cavaliere. Ma non si governa neanche con l'improvvisazione, come sa bene anche il Professore.

(19 ottobre 2006)

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La Uil contro la Cgil: sono pochi gli sgravi ai dipendenti
by LUISA GRION Friday, Oct. 20, 2006 at 9:05 AM mail:

IL CUNEO FISCALE. Critiche al modo in cui sono stati dati i tre miliardi
Sono parte di una più vasta manovra redistributiva
I sindacati divisi
sugli sgravi ai dipendenti

La Uil contro la Cgil: sono pochi

Irpef: distribuiti 7,3 miliardi, prelevati 6,7

di LUISA GRION http://www.repubblica.it

ROMA - La polemica sul cuneo fiscale e sulla parte di risorse effettivamente distribuita ai lavoratori dipendenti provoca qualche incrinatura nel fronte sindacale. Anche all’interno della stessa Cgil.

La questione, sollevata dalla Uil - convinta che i vantaggi promessi ai dipendenti siano in parte "evaporati" - miete qualche proselito anche nel sindacato guidato da Epifani. Almeno nella minoranza più vicina a Rifondazione.

La linea della Cgil, espressa dal segretario confederale Marigia Maulucci, resta infatti quella della piena soddisfazione per la scelta, espressa in Finanziaria, di redistribuire i redditi attraverso il mix di nuove aliquote, detrazioni e assegni familiari previsti dal nuovo fisco. Ma il segretario della Fiom, Giorgio Cremaschi, è invece convinto che i vantaggi di tale scelta "non vadano al lavoro dipendente, ma solo ad una parte dei più poveri". "Nella Finanziaria - afferma - è mancata totalmente un’idea moderna della società. Si è pensato ai poveri, ma non è stato visto l’impoverimento dei ceti medi, degli operai qualificati, degli impiegati, dei professori di scuola media. Forse si pensa che un lavoratore che guadagna 30-35 mila euro sia benestante: è sulla soglia dell’impoverimento".

Di fatto la linea di Cremaschi è molto vicina a quella espressa dal leader della Uil Luigi Angeletti ("le tasse vengono ridotte solo a chi ha famiglia e a moltissimi finti poveri") e alla stessa analisi è sensibile anche il sottosegretario all’Economia Paolo Cento. Convinto sostenitore di una redistribuzione dei redditi come "scelta politica di qualità" ammette che qualche dissonanza c’è stata e che ora va risolta "attraverso una necessaria clausola di salvaguardia che protegga i redditi fino ai 40 mila euro".

All’origine della questione, va detto, c’è il modo in cui si è arrivati alle cifre. Attraverso la nuova Irpef il governo conta di distribuire 7,3 miliardi di euro. Di questi 3, derivati dalle risorse ottenute tagliando il cuneo fiscale, sono destinate ai lavoratori dipendenti. Altri 800 milioni vanno ad aggiungersi come assegni familiari. Le quote restanti saranno spartite fra lavoratori autonomi e pensionati a basso reddito. Per coprire i 7,3 miliardi, dai redditi medio alti (attraverso la rimodulazione delle aliquote che ha messo in soffitta - come previsto dal programma del centrosinistra - la riforma Tremonti) sono stati prelevati 6,7 miliardi. Lo Stato ci ha messo il saldo di 600 milioni e - contesta una parte del sindacato - ha "fatto pagare" la redistribuzione verso i più poveri anche ad una parte di famiglie che di certo non sono ricche.

(20 ottobre 2006)


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