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IL GIALLO DI GIUSEPPE CASU
by Indigeno Saturday, Oct. 21, 2006 at 3:42 PM mail:

E' uscito un articolo oggi su Il Manifesto sul giallo di Giuseppe Casu, l'ambulante abusivo rinchiuso in psichiatria e morto dopo essere rimasto legato per sette giorni. Qualcuno lo ha letto?

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questo è di umanità nova
by SardusInFabula Monday, Oct. 23, 2006 at 9:29 AM mail:

Giuseppe Casu, ammazzato dallo Stato
Omicidio legale


Si chiamava Giuseppe Casu e faceva il venditore ambulante abusivo a Quartu S. Elena, un grosso comune nella cintura urbana di Cagliari. È l'ennesima vittima delle politiche "securtarie" tanto di moda tra le amministrazioni di ogni orientamento politico.
La metafora della guerra torna di moda, anche per colpire quelli che di volta in volta vengono individuati come i nemici interni. Guerre agli "ambulanti", ai "clandestini", ai "drogati", agli "imbrattatori", e via discorrendo. Che si tratti poi di guerre reali, e non metaforiche, condotte con lo spirito e i metodi della guerra, ce lo dicono le vittime che queste piccole guerre interne disseminano nelle nostre strade. Giuseppe Casu è una vittima della "guerra agli ambulanti abusivi" proclamata dagli amministratori del suo comune per il ripristino della legalità.
Inizialmente è stato perseguitato dalle guardie municipali che lo hanno tempestato di multe per più di un anno. Per motivi non chiari multavano quasi esclusivamente lui. Questa strana circostanza l'ha ammessa anche il vicesindaco, Tonio Lai, rispondendo in consiglio ad una interrogazione sulla vicenda. Poi però afferma che tutto è chiaro e non è necessario aprire alcuna inchiesta interna. Quasi un'aperta rivendicazione di quello che è successo.
Giuseppe Casu, benché preoccupato, tutte le multe che riceveva le ha pagate regolarmente e ha continuato a scendere in piazza a vendere verdura. Il 14 Giugno 2006 le guardie gli hanno contestano un verbale per la cifra stratosferica di 5.000 euro, una cifra che Casu non può a quel punto pagare. Il giorno successivo ad aspettarlo in piazza, oltre ai municipali, ci sono anche i carabinieri e persino la stampa, avvisata evidentemente dal comune. Tutto avviene molto rapidamente, le guardie municipali si avvicinano a Casu e gli notificano un altra multa, ancora 5000 euro, poi Casu viene aggredito davanti a tutti, buttato a terra e ammanettato dalle guardie. A questo punto spunta fuori un'ambulanza e un incartamento, firmato dal sindaco e da alcuni medici che Giuseppe Casu non lo conoscevano e non lo avevano mai visto prima. Le carte dispongono il Trattamento Sanitario Obbligatorio (ricovero coatto) di quest'uomo, giustificato con la sua "agitazione psicomotoria".
Magia delle parole, un'aggressione in pieno giorno diventa un "trattamento sanitario", la naturale e logica reazione dell'aggredito è definita "agitazione psicomotoria" e la violenza ci viene ancora una volta goffamente spacciata per "cura". Il contenzioso tra il venditore abusivo ed il comune si incaricano di risolverlo gli psichiatri.
"Sgombero forzato, se ne va anche l'ultimo ambulante", titola trionfalmente il giorno dopo L'Unione Sarda (il fogliaccio reazionario locale), in un pezzo chiaramente ispirato dall'amministrazione comunale. È vero il contrario, Casu non è l'ultimo ambulante di piazza IV Novembre, ma tutti gli altri, il giorno dopo la sua aggressione, preferiscono spostarsi nelle vie limitrofe. Colpirne Uno per educarne cento.
Nell'aggressione probabilmente Giuseppe Casu è stato ferito, ha una mano gonfia e tumefatta, probabilmente una frattura, tracce di sangue nelle urine. Nessuno si preoccupa però delle sue ferite nel reparto psichiatrico nel quale viene condotto, nessun accertamento, nessuna cura. Questi aguzzini che si spacciano per medici hanno un'unica preoccupazione: i "trattamenti di contenzione", come li chiamano loro. I familiari, avvisati con grande ritardo di quanto era accaduto, trovano Giuseppe Casu legato mani e piedi a un letto e imbottito di psicofarmaci, rimarrà in questo stato, ininterrottamente per sette giorni, fino alla sua morte, avvenuta il 22 giugno per "tromboembolia-venosa". Lo hanno ammazzato loro.
Come descrivere il "trattamento" che ha dovuto subire quest'uomo? Non si trovano le parole, forse tortura è l'espressione più adatta. Mi viene in mente quel passo di Marcuse: "Coloro la cui vita rappresenta l'inferno della Società Opulenta sono tenuti a bada con una brutalità che fa rivivere pratiche in atto nel medioevo e all'inizio dell'età moderna" (da "L'uomo ad una dimensione"). Oltretutto ciò che Giuseppe Casu ha subito non è eccezionale né raro, è la normalità, la pratica quotidiana in un reparto di psichiatria come quello di Is Mirrionis a Cagliari.
Come in innumerevoli altri casi la sua fine sarebbe passata inosservata, nessuno indaga su casi come questi. Una serie di fortunate circostanze l'ha impedito: la famiglia non si è voluta rassegnare, il caso è stato conosciuto, sollevato pubblicamente, ora si è anche formato un comitato, tutte cose che gli assassini di Giuseppe Casu non si aspettavano, abituati come sono ad agire nella totale indifferenza e nell'impunità.
In seguito a queste denunce la Asl competente ha persino aperto una inchiesta interna scoprendo l'ovvio, e cioè che quest'uomo non è stato curato e anzi ha subito quelle che loro definiscono pudicamente come "pratiche inaccettabili". L'inchiesta accerta anche che queste stesse "pratiche" vengono utilizzate sistematicamente nel reparto e si conclude però, naturalmente, senza che sia individuata nessuna responsabilità né richiesto nessun provvedimento concreto. C'è però, per il futuro, il proponimento di riformare il reparto e cambiare i "protocolli". Come dire: "si, è vero, siamo stati noi, però, credeteci, d'ora in poi saremo più bravi e non lo faremo più".
Ci tengo a raccontare questa terribile storia anche perché non penso si tratti di un caso singolare e raro, ma, al contrario, mi sembra una vicenda suo malgrado esemplare.
Veniamo educati all'idea che al mondo ci siano competenze e responsabilità differenziate, garanzie, separazioni di poteri, etc. Che ci siano politici che si occupano dell'amministrazione pubblica, guardie che tutelano "l'ordine pubblico", medici che curano, magistrati che giudicano il cittadino e che lo tutelano anche dagli "abusi di potere", e così via discorrendo.
Poi ti affacci nel mondo reale e ti accorgi che la realtà e ben diversa e che tutti i poteri collaborano a individuare il nemico e a colpirlo con i mezzi più diversi. Un meccanismo ben oliato, una logica di Guerra.
Guerre condotte in nome di un principio astratto di "legalità", per sostenere il quale si calpestano le più elementari esigenze di giustizia sociale e di solidarietà umana. Guerre condotte nel nome della "sicurezza", ma sicurezza per chi? A questa domanda ha dato una risposta esemplare l'assessore alle politiche sociali di Quartu, tale De Lunas. In un'assemblea popolare, per giustificarsi delle politiche di guerra all'abusivismo, costata la vita a Giuseppe Casu, così si esprime:"La gente si lamenta, non si trova parcheggio, i bottegai che vendono la verdura in negozio si lamentano della concorrenza...". Mostri. Nel nome della loro legalità bottegaia non abbassano lo sguardo nemmeno di fronte all'omicidio, convinti come sono che le loro politiche securitarie, alla fine, da un punto di vista elettorale, paghino.
Cosa dire infine della psichiatria? Cosa dire di questa pratica che pretende ancora di essere considerata scienza medica, ma che poi viene utilizzata dal potere come un brutale strumento di repressione? La sua è una storia tragica e criminale, ha ammesso nel passato metodi di "cura" quali le mutilazioni cerebrali (lobotomia), lo shock insulinico (stato di coma indotto da iniezioni di insulina), la distruzione psicofisica dei pazienti attraverso la segregazione a vita nei manicomi. Tutte pratiche attuate contro la volontà dei pazienti e definite a suo tempo innocue. In ogni epoca poi la psichiatria ha rinnegato se stessa, ha abbandonato con orrore quello che qualche decennio prima veniva spacciato come "cura", ha adottato nuove pratiche definite a loro volta "innocue" (oggi vanno di gran moda elettroshock e psicofarmaci) e che in realtà comportano sempre gravi rischi per la salute. Sono cambiati gli strumenti e le pratiche ma la psichiatria non ha mai abbandonato, unica tra le discipline mediche, la pretesa di curare i suoi "pazienti" con la forza e contro la loro volontà. Pseudo-medici che svolgono una funzione disciplinare e di controllo, più che di "cura". Tutto questo si legge con una evidenza abbagliante nella tragica vicenda di Giuseppe Casu.
Ora nel nome di quest'uomo e per tutte le altre vittime senza nome di simili nefandezze, si è formato un comitato, lo si può contattare all'indirizzo elettronico com_sgc@yahoo.it, spero avrete presto sue notizie. Gli assassini di Giuseppe Casu non devono dormire sonni tranquilli.

Massimo Coraddu

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L'articolo del manifesto
by pseodo-clerical Tuesday, Oct. 24, 2006 at 2:32 AM mail:

L'articolo pubblicato dal manifesto il 21.10.06 sull'omicidio di Giuseppe Casu
é facilmente reperibile in rete, ma mi rifiuto di postare qui una simile porcheria.

Prima di tutto il titolo: "Il giallo dell'ambulante morto in psichiatria"
Che giallo sarebbe ? Cosa ci sarebbe da scoprire ancora?
Persino l'inchiesta interna della ASL (assolutamente di parte quindi)
ha dovuto ammettere quello che familiari e rappresentanti del
comitato "verita' e giustizia per il signor Giuseppe Casu" hanno detto
sin dal primo giorno. E cioè che quest'uomo non solo non è stato curato
per le ferite provocate dall'aggressione che ha subito, ma che addirittura
é stato pesantemente sedato e legato al letto per tutto il tempo, sino alla morte.
Provate poi un po a chiedere a un medico qualsiasi che cosa si rischia
a rimanere a lungo immobilizzati con delle ferite (fratture, tumefazioni, slogature)
non curate. scommettete che vi rispondera': "si rischia la morte per embolia" ?
Giuseppe Casu é morto di tromboembolia-venosa (autopsia ospedaliera).
Ovviamente gli "esperti" ASL non si sono spinti sino a mettere la morte
di quest'uomo in relazione con i "trattamenti" che ha dovuto subire.
E ci mancherebbe altro ... farlo equivarrebbe ad accusare i loro colleghi di omicidio!
Il vero scandalo e' che dopo aver confermato l'ovvio, e cioè che
Giuseppe Casu lo hanno ammazzato i medici del reparto di psichiatria
dell'ospedale di Is Mirrionis con i loro "trattamenti di contenzione"
(di cui fanno un uso sistematico), la ASL SI E' RIFIUTATA
DI PRENDERE QUALSIASI PROVVEDIMENTO.
Oggi tutto in quel reparto continua come prima,
come se nulla fosse successo.
Gli articoli della stampa locale che hanno parlato di questo fatto,
quasi un mese fa, naturalmente non si scandalizzano affatto per questo
e anzi, quasi lo trovano un fatto naturale.
Dal Manifesto, quotidiano comunista
forse qualcuno si aspettava un po di sensibilita' in piu' ?
Ingenui.
L'articolo del manifesto è addirittura peggio di quelli della Nuova
e dellèUgnone!
Sentite questa perla:
"Per settimane, i vigili urbani avevano cercato di convincerlo ad abbandonare la postazione,
passando poi alle multe perché l'uomo, che già mostrava i primi segni di squilibrio,
continuava a vendere a bordo strada senza licenza."
Pazzesco!
I segni di squilibrio quali sono? Vendere verdura in strada senza licenza?
magari per campare la famiglia? Giai seus postus beni!
Poi cosa succede? Visti i segni di squilibrio i vigili,
per aiutare questo signore, si mettono a somministrargli ... multe.
D'altra parte se gli psichiatri somministrano botte, sedativi e
legature al letto "curative", non si capisce perchè i vigili non possano
curare a suon di multe.
Oppure sono gli psichiatri che multano
a suon di psicofarmaci ?
Ma questo Francesco Pinna (l'autore dell'articolo)
che razza di confusione ha in testa ? E' stato appena multato
da uno psichiatra? O scrive su commissione per parare il culo
a tutta la congrega (amministratori comunali, guardie e psichiatri pseudomedici)?

Hai hai che tristezza dover vedere certa roba
pubblicata sul Manifesto.



Lo pseudo chierico

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A me l'articolo è piaciuto
by Stefania Oppes Wednesday, Oct. 25, 2006 at 2:21 PM mail:

A me l'articolo pubblicato su Il Manifesto è piaciuto. E' l'unico giornale nazionale che si è occupato di questa vicenda e ha scritto tutto quello che c'era da scrivere: non ha nascosto o omesso nessun episodio, ma non ha fatto nemmeno un processo perchè non sono i giornali le sede per farli. Ovviamente è completamente differente da questo che ho letto su Umanità Nuova, ma penso che comunque il servizio sul manifesto sia comunque servito a puntare i fari su questa vicenda. Questo deve fare un quotidiano comunista: denunciare, approfondire e scrivere. Non sempre esistono trame oscure dietro i fatti più gravi. In questo caso propendo più in un caso di malasanità, condito con una miriade di errori umani e metodi terapeutici degni di 30 anni fa.

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A ME L'ARTICOLO E' PIACIUTO
by STEFANIA OPPES Wednesday, Oct. 25, 2006 at 2:27 PM mail:

A me l'articolo pubblicato su Il Manifesto è piaciuto. E' l'unico giornale nazionale che si è occupato di questa vicenda e ha scritto tutto quello che c'era da scrivere: non ha nascosto o omesso nessun episodio, ma non ha fatto nemmeno un processo perchè non sono i giornali le sede per farli. Ovviamente è completamente differente da questo che ho letto su Umanità Nuova, ma penso che comunque il servizio sul manifesto sia comunque servito a puntare i fari su questa vicenda. Questo deve fare un quotidiano comunista: denunciare, approfondire e scrivere. Non sempre esistono trame oscure dietro i fatti più gravi. In questo caso propendo più in un caso di malasanità, condito con una miriade di errori umani e metodi terapeutici degni di 30 anni fa.

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