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UNICA SALVEZZA PER L'OSPEDALE DI SPOLETO: PASSARE CON TERNI E MOLLARE FOLIGNO E PERUGIA
by comunista rossoverde Thursday, Oct. 26, 2006 at 8:15 PM mail:

Intervento unitario dei comunisti Spoletini. Unici a non firmare sono i Bertinottiani di Vinti vicini alla massoneria di Perugia

PRC - Spoleto (Giancarlo Donati)
Partito dei Comunisti Italiani (Fausto del Frate)
Movimento costitutivo per il Partito Comunista dei Lavoratori (Aurelio Fabiani)

Un risultato importante ma fragile, quello ottenuto dai cittadini di Spoleto con il Consiglio Comunale convocato sulla questione dell'Ospedale "S. Matteo degli Infermi".
Importante perché ha dimostrato quanto sia radicata nell'intera città il timore di un ridimensionamento del ruolo del nosocomio cittadino e quanta energia ci sia per contrastare scelte che lo danneggiano. L'Assessore Rosi ha avuto modo di constatare qual pane per i loro denti troveranno coloro che pensano di poter decidere sul futuro di questa Città senza farci i conti (il pensiero va alla redigenda riforma endoregionale).
Un risultato importante dunque, anche perché l'Assessore, ha dovuto ammettere, per la verità non tanto tra le righe, che effettivamente c'è, in Regione, chi si preoccupa più di Foligno che di Spoleto, ed ha dovuto anche impegnarsi per recuperare una situazione oggi di impari dignità.Tutto bene dunque ?
Purtroppo no ! Al di là delle buone intenzioni di Rosi, infatti, il nuovo Ospedale di Foligno è una realtà che deve vivere ed affermarsi in un periodo di oggettiva carenza di risorse economiche. Continuiamo perciò a ritenere che, nonostante tutte le assicurazioni, non ci sia spazio nell'ASL n. 3 per due ospedali facenti parte della rete dell'emergenza urgenza. Insomma, pensiamo che se l'assetto delle ASL della Regione rimarrà quello attuale, il "S. Matteo degli Infermi" di Spoleto continuerà inevitabilmente a cedere il passo al "S. Giovanni Battista" di Foligno.
Che fare dunque ? Oltre tredici anni fa, il PRC di Spoleto propose la realizzazione di un Ospedale unico, baricentrico tra il Folignate, lo Spoletino e la Valnerina (Consiglio Comunale del 19 marzo 1993). Non essersi battuti per quella soluzione (il PDS, allora all'opposizione, si dichiarò assolutamente contrario all'ipotesi dell'ospedale unico mentre il pentapartito del Sindaco Tulipani, composto da DC, PSI, PRI, PLI e CPA, pur non essendo contrario alla proposta non si sentì però di condividerla preferendo assumere una posizione "più diplomatica") pose allora le premesse per la situazione attuale.
Non battersi oggi per un diverso assetto territoriale dell'ASL n. 3 significa ritrovarsi tra tredici anni con l'Ospedale di Spoleto ulteriormente sminuito rispetto a quello di oggi, ritrovandosi magari tutti a dire, col senno di poi, che la soluzione sarebbe stata quella di rimescolare i territori e le ASL. Per dimostrare dunque che i cittadini presenti al Consiglio Comunale del 12 ottobre non scherzavano occorre si vigilare che gli impegni presi vengano realizzati ma occorre anche rilanciare con una proposta che già da tempo serpeggia tra la popolazione: il passaggio dalla ASL di Foligno a quella di Terni.
Se si considera che l'Azienda Ospedaliera "S. Maria" di Terni, che dovrebbe assicurare l'altissima specialità (Università e ricerca) finisce in realtà per svolgere compiti propri di un'altra tipologia di ospedale, finendo per non fare tutto quello che invece potrebbe fare, allora è possibile pensare ad una ASL che ricomprenda i territori del ternano dello spoletino e della valnerina in cui gli ospedali di Spoleto ed Orvieto rappresentino, assieme al nuovo ospedale di Narni-Amelia i nosocomi presso i quali la popolazione di quella ASL possa trovare l'assistenza più adeguata, consentendo all'Azienda Ospedaliera di Terni di sviluppare tutta la propria potenzialità. La proposta è quella di attivare le procedure per un referendum in cui i Cittadini di Spoleto possano decidere sul futuro dell'ospedale di Spoleto per i prossimi cinquantanni e realizzare quel riequilibrio richiesto da decenni sulle strutture istituzionali sub regionali e sui servizi di pubblica utilità incidendo in maniera pesante sulle tariffe di acqua, gas, smaltimento rifiuti ecc. e di conseguenza sui bilanci delle famiglie.

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