Per far sentire la loro voce ai capi di stato che si riuniranno alla FAO per decidere le sorti delle politiche alimentari mondiali, il connettivo terra/TERRA, in collaborazione con il Comitato Italiano per la Sovranità alimentare, organizza il Mercato Contadino, il 1 novembre a Roma in Via dei Cerchi, di fronte la FAO.
La proposta del Mercato Contadino è semplice e dirompente: chi lavora la terra e produce cibo deve poter essere protagonista della filiera, in accordo con i consumatori. Scendere in piazza con i propri prodotti è quindi il modo più semplice, che i contadini hanno, per incontrare i consumatori in modo diretto, aggirando le maglie della distribuzione e costruendo una rete di scambio alternativa.
Le politiche dei governi, dell'Unione Europea (PAC) e della FAO hanno dimostrato che la lotta alla fame e alla povertà non può essere condotta con il ricorso alle dinamiche globali del mercato alimentare né tantomeno con l'appoggio della grande distribuzione. Il risultato di queste politiche è stato infatti un continuo aumento della fame e della povertà, fenomeni di dumping sempre più diffusi, saccheggio delle risorse ambientali del pianeta e la scomparsa a ritmi devastanti della piccola agricoltura contadina, nel mondo come in Italia. Una perdita incolmabile in termini di diversità biologica, economie di sussistenza e sapienze e competenze millenarie.
In contrasto con queste logiche, il Mercato Contadino raccoglie l'esperienza dei movimenti contadini e delle reti solidali per ribadire l'esigenza di un'agricoltura costruita dal basso, nel rispetto della terra e della dignità di chi ci vive e lavora sopra. Un'agricoltura senza sfruttamento o veleni. Nasce anche con la necessità di creare un mercato senza mercanti, che abbia come base un rapporto vero e immediato tra produttori e consumatori. Un mercato non di nicchia che attraverso l'incontro permette forme di autocertificazione della qualità dei cibi e del modo in cui sono coltivati.
Sostituire la filiera con un unico passaggio tra chi produce e chi consuma vuol dire anche rivoluzionare il sistema della formazione dei prezzi. Si rifiutano da un lato i prezzi da fame pagati ai contadini dalla grande distribuzione e dall'altro si rifiutano i prezzi imposti con il marketing ai consumatori, da parte di quella stessa grande distribuzione. In alternativa si propone un prezzo condiviso, rispettoso del lavoro della produzione e adeguato alle tasche di tutti e tutte, senza profitti esterni.
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