Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2006/11/1179421.php Stampa i commenti.

CAMORRA/Un barbecue o 20 euro per votare il candidato del clan
by CECCHINO ROSSO Thursday, Nov. 09, 2006 at 3:39 PM mail:

CAMORRA/Un barbecue o 20 euro per votare il candidato del clan
Scritto da Gianluca Abate da il Corriere del Mezzogiorno
giovedì 09 novembre 2006
La camorra di Fuorigrotta è in grado di assicurare un pacchetto di 143 voti per le elezioni al Comune di Napoli. Li compra pagando venti euro ad ogni elettore del quartiere, oppure regalandogli la fornacella , un barbecue buono a cuocere la carne. L'operazione, al candidato, costa in tutto 12.500 euro, pagati al clan con due diversi assegni da 7.500 e 5.000 euro. Soldi spesi male, perché quei 143 voti alla resa dei conti servono a poco. Finisce che il politico non viene eletto. E finisce pure che lo arrestano nel corso di un blitz, quello di ieri, ordinato dalla Procura antimafia per eseguire 31 provvedimenti di fermo contro capi e gregari dei clan rivali capeggiati da Antonio Bianco e Salvatore Zazo, catturato a Roma.
Preso anche uno dei due sicari che sparò contro Gennaro Guerriero, addetto alle pulizie del mercatino rionale di Fuorigrotta. L'agguato, racconta l'inchiesta, fu un'intimidazione al fratello, delegato dalla Municipalità ad assegnare le aree del mercatino che il clan voleva per sé. Il secondo killer era stato scarcerato con l'indulto il 10 agosto 2006. «E si è subito reinserito nella struttura criminale», scrive la Procura.
IL POLITICO — Si chiama Giuseppe Primiano Nocerino e ha venticinque anni il politico finito in carcere nel corso del blitz. Candidato alle ulti me elezioni comunali nelle liste di Forza Italia (ma «mai iscritto al partito», precisa il commissario degli azzurri Paolo Russo), è indagato per «voto di scambio elettorale politico mafioso» insieme con il padre Mario (anche lui in cella). L'inchiesta, coordinata dal capo del pool anticamorra Franco Roberti e delegata al pm Luigi Cannavale, racconta che ci sono due candidati che prima delle elezioni amministrative hanno avuto contatti con il clan capeggiato da Salvatore Zazo. Uno correva alla Municipalità con il Nuovo Psi, l'hanno intercettato al telefono in conversazioni «neutre» e non l'hanno neppure indagato, perché in questo caso il boss «si è adoperato unicamente per affissione di manifesti e propaganda blanda», e alla fine il politico (non eletto) ha preso 192 preferenze, anche se la Procura sottolinea le «179 nel solo quartiere Fuorigrotta». L'altro, Giuseppe Nocerino, ha invece una storia più complessa, in attesa di chiarire tutto nel corso dell'interrogatorio.
I pm scrivono di lui che «in occasione delle consultazioni elettorali del 28 e 29 maggio 2006 otteneva la promessa di voti da parte di Salvatore Zazo e dei suoi affiliati, tra i quali Antonio Cammarota, in cambio dell'erogazione di una somma di denaro non inferiore a 17.500 euro», versati con due assegni. Personaggio da tenere d'occhio, questo Antonio Cammarota. Il boss Salvatore Zazo, «chiuso nella sua casa» per il timore di agguati, «delega a lui il coordinamento dell'attività elettorale per il candidato». E la fantasia non gli manca. Prima (25 maggio 2006, ore 10.47) dice di consegnargli «10.000 euro, che domenica mi metto fuori la scuola e metto 50 euro in mano ad ogni persona, così li faccio votare». Poi (27 maggio 2006, ore 9.30) si lascia convincere dall'ultima idea elettorale del clan. Devono «uscire duecento voti», e allora i gregari del boss convincono alcuni residenti del quartiere a votare per il candidato Nocerino Giuseppe in cambio di venti euro o un regalino, una «fornacella», un barbecue da mettere sul terrazzino per cuocerci la carne e far felice il boss. Lui, Salvatore Zazo, la promessa del voto se l'assicura schedando gli elettori comprati. Fotocopia le carte d'identità, poi procede ai controlli. Scoprirà che, alla fine, hanno votato in 143 (e non che siano necessariamente tutti venduti, ché 'sto politico qualcuno buono a scrivere il suo nome sulla scheda pure l'avrà conosciuto). Solo che quei 143 son poca cosa sugli 816 voti ottenuti in totale dal candidato (non eletto). E allora viene da chiedersi se sia meglio allarmarsi o, piuttosto, tirare un sospiro di sollievo, ché evidentemente la presunta (o pretesa) capacità dei clan cittadini di sposta re grandi masse di preferenze non è che sia poi circostanza confermata dai fatti (anche se tornerà di moda alla prossima campagna elettorale).
IL DELEGATO — Ventitrè ottobre 2006, ore 17.57, ventisette minuti dopo l'agguato contro Gennaro Guerriero, addetto alle pulizie all'interno del mercatino rionale. Giovanni Maselli, uomo di camorra che i carabinieri già tengono d'occhio (e d'orecchio), invia un messaggio sms alla compagna: «Sono. nei. guai. fino. al. collo. ho bisogno. di. te».
Ha appena ferito a colpi di pistola Gennaro Guerriero, accusano i pm. E l'ha fatto per intimidire il fratello della vittima, Salvatore, «delegato di circoscrizione interessato all'assegnazione dei punti vendita all'interno del mercatino rionale», aree che il clan voleva per sé. Il complice di Giovanni Maselli, invece, era stato scarcerato il 10 agosto 2006 «a seguito dei benefici di legge previsti dall'indulto, e appena riacquistata la libertà si è subito reinserito nella struttura capeggiata da Antonio Bianco». È uno nervoso, al telefono. E quando chiama Maselli per dirgli che ha «preso i frutti sopra» (cioè ha colpito la vittima all'addome e non alle gambe, come invece avrebbe dovuto fare), il sicario dalla mira imperfetta non sa far altro che telefonare di nuovo alla compagna e lasciare un'altra traccia buona: «Ho fatto un guaio...». Il resto sono intercettazioni dei carabinieri (l'inchiesta l'hanno delegata agli uomini comandati da Francesco Rizzo) buone a rivelare le nuove alleanze criminali con gli scissionisti della Sanità e i gruppi di Torretta e Forcella, a svelare gli stipendi dei soldati (la «settimana» è di 400 euro) e a fornire indizi preziosi per far ritrovare il libro mastro del clan. È nulla più di un appunto scritto su un foglio di carta separato da una linea verticale tracciata con una penna. Ci sono le entrate settimanali a sinistra (32.250 euro) e le uscite a destra (17.370 euro). Non ci sono, invece, i soldi sprecati per voti inutili. Un politico, quello che non hanno neppure indagato, il 2 giugno 2006 alle 20.52 parla al telefono con il boss dopo la sua mancata elezione. E ride: «Abbiamo fatto un bordello per senza niente».

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.