Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2006/11/1183891.php Stampa i commenti.

comunicato sciopero generale 17/11
by csoaAskatasuna#TO Friday, Nov. 17, 2006 at 3:53 PM mail:

CONTRO LA FINANZIARIA DI PRODI CONTRO LA PRECARIETA’ RIAPPROPRIAMOCI DEL REDDITO E DEGLI SPAZI METROPOLITANI


Questa mattina lo sciopero generale indetto dal sindacalismo di base ha visto scendere in piazza almeno 8000 manifestanti; non in un unico spezzone ma in un’aggregazione sociale che rivendicava diritti, bisogni e conflitto. Contro il governo Prodi e la sua finanziaria si sono riconosciuti lavoratori e lavoratrici, disoccupati, precari, studenti, centri sociali con la partecipazione del movimento no tav.
Senza i sindacati confederali, impegnati a contrattare una finanziaria da sacrifici, ilcorteo è sfilato per il centro cittadino caratterizzandosi per la buona presenza degli studenti medi, protagonisti di una manifestazione in cui riconoscersi, per rivendicare fondi alle scuole pubbliche e semmai tagli alle private.
Lo sciopero metropolitano, così si potrebbe ribattezzare una giornata di astensione dal lavoro, dalla scuola, dall’università; lo sciopero come strumento di protagonismo e mobilitazione sociale dei lavoratori e delle lavoratrici, chiamati ancora a una volta a pagare sulla propria pelle le scelte di questo “caro governo amico”; precari e precarie a rivendicare uno spazio, in questa vita flessibile, certo e determinato, che parli il linguaggio dei bisogni reali che il sociale esprime, dove autorganizzare la lotta contro le nuove forme di sfruttamento.
Vedere l’Inps difesa dalla celere, è forse la giusta interpretazione di come questo governo intenda difendere le sue scelte, rapinando il TFR, per destinarlo a chissà quale uso, viste le divise.

Infine la presenza del movimento no tav, vivo e in marcia più che mai; un chiaro esempio di come le lotte possano essere efficaci, possano diffondersi, possano crescere se hanno alla base il conflitto.
Il primo sciopero di un autunno che speriamo possa aprire un tempo di lotta dove praticare forme di riappropriazione di tempo, di spazi, di reddito per tutti e tutte.

network antagonista torinese
csoa askatasuna*csa murazzi*coll.univ.autonomo
__________________________________________________________
di seguito il volantino distribuito in piazza

CONTRO LA FINANZIARIA DI PRODI
CONTRO LA PRECARIETA’
RIAPPROPRIAMOCI DEL REDDITO E DEGLI SPAZI METROPOLITANI


Oggi 17 Novembre siamo in piazza contro il governo Prodi. Un governo che secondo alcuni (per esempio i sindacati confederali CGIL-CISL-UIL) sarebbe un governo amico. L’importanza delle giornate di mobilitazione di quest’autunno risiede proprio nel fatto che esse tentano di portare nelle strade una voce diversa, che dica sul governo cose differenti sia da quanto dice il governo stesso e le sue appendici sindacali, sia da quello che su di esso dice la destra.
Il governo Prodi non è un governo amico, ma è nemico di ogni forma di lotta dal basso e di ogni tentativo di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori, dei precari, degli immigrati, delle donne, dei disoccupati, dei giovani. La finanziaria che in questi giorni viene votata nei due rami del parlamento è una finanziaria priva di qualsiasi contenuto o provvedimento che possa far pensare a una discontinuità tra questo governo e il precedente: ancora una volta a pagare e a fare i soliti “sacrifici” (e quella dei sacrifici, lo sappiamo, è davvero una lunga storia: lunga quanto la storia della divisione della società in classi sociali e dello sfruttamento per l’accumulazione) saranno lavoratori, pensionati e studenti.
Saranno i lavoratori, perché dovranno farsi carico in misura ancora maggiore degli oneri monetari necessari al risparmio in vista del tfr e del trattamento pensionistico, che riceveranno sempre più tardi. Non vi sono segnali di alcun tipo, da parte del governo, che vadano nella direzione di ridistribuire il reddito, di propiziare aumenti salariali significativi per i dipendenti pubblici, di introdurre un reddito di esistenza per i lavoratori e le lavoratrici precarie. Questo sarà l’anno della fuga in massa dal lavoro verso la pensione, per chi lo potrà fare: un “si salvi chi può” dovuto ai segnali, provenienti tanto dal governo quanto dai sindacati confederali, che il limite per l’età pensionabile sarà ulteriormente procrastinato nei prossimi anni; un esodo di tali dimensioni che già oggi serpeggia il panico tra gli impiegati degli uffici dell’INPS, che si troveranno assediati da migliaia e migliaia di domande di pensione.
Ma chi riuscirà a raggiungere quest’anno la pensione, sa di non potersi aspettare un futuro prossimo particolarmente radioso. In effetti, il potere d’acquisto delle pensioni, che sono in media come noto molto basse, viene e verrà sempre più costantemente eroso dai processi inflativi, che faranno ancora aumentare i costi degli affitti, dei generi alimentari, dei servizi essenziali. Lo stesso ticket del pronto soccorso verrà aumentato, i costi della sanità subiranno una nuova impennata per chi deve farsi curare. Chi ha un parente con il cancro o affetto da una qualche malattia degenerativa sa che neanche le situazioni limite, neanche le più drammatiche possono ormai essere seguite come dovrebbero da strutture ospedaliere statali sull’orlo del collasso.
Un’altra categoria sociale abituata a pagare conti salati con il governo di destra, e che si appresta a pagarne uno altrettanto salato con quello di sinistra, sono gli insegnanti, gli studenti e i ricercatori. Ancora una volta si preannunciano tagli milionari rispetto alle voci di spesa riguardanti la scuola. Sempre meno insegnanti lavoreranno nell’istruzione, con la prospettiva di classi sempre più numerosi e una didattica sempre più scadente. Gli studenti si trovano già a frequentare istituti in preda al caos, in edifici fatiscenti, con scarsa disponibilità di mezzi e di aule; dieci anni di Berlinguer e Moratti hanno introdotto un radicale mutamento (in peggio) del sistema, con scuole aziende senza progetto governati da presidi-manager sempre più spocchiosi e arroganti, nella loro totale inutilità pratica, tanto con gli insegnanti “sottoposti” quanto con le studentesse e gli studenti.
I tagli alla ricerca colpiranno sia essa in genere, attraverso il meccanismo di nuovi “meccanismi di valutazione” dell’orientamento dei fondi che avranno il compito di sorvegliare meccanismi di finanziamento che siano orientati esclusivamente al profitto (ma quale? Per chi, poi?), all’interno di una concezione delle scienze meramente dozzinale e, in realtà, priva di prospettive vere.
Le più volte minacciate e mai attuate dimissioni del ministro Mussi, insieme alle minacce di Rita Levi Montalcini di non votare la finanziaria se essa dovesse prevedere simili tagli alla ricerca, hanno dato toni da farsa alla discussione su questo tema. Si è avuta l’impressione che il futuro della scuola e della ricerca si giocasse sui botta e risposta del trio Padoa-Schioppa/Montalcini/Mussi, quando la prima cosa da fare sarebbe dare voce ai soggetti che fanno scuola e fanno ricerca, ascoltare le loro esigenze, affrontare i problemi che affliggono da decenni questo paese; lo stesso discorso vale per il mondo del lavoro e per il problema delle pensioni.
Ma il modello è esattamente l’opposto: ci troviamo di fronte a un governo impantanato in un grottesco dibattito tra ministri e capipartito, totalmente slegato dalle dinamiche sociali reali che attraversano il paese. Mai come ora i soggetti sociali sono stati esclusi dal confronto politico nazionale: la cooptazione completa all’interno del potere di quei partiti che ridicolmente si continua a designare come “i partiti della sinistra radicale” (PRC, PdCI, Verdi), l’immobilismo assoluto dei sindacati confederali, il sonno profondo di tanta parte di quell’associazionismo che era così pronto a spendersi davanti ai microfoni quando al governo era Berlusconi, non fanno che approfondire la spaccatura tra chi fatica ad arrivare alla fine del mese, a studiare, a pagare l’affitto e tutto l’arco istituzionale, in tutte le sue coordinate e subordinate.
In questa situazione la destra va all’attacco di un personale politico, quello rappresentato dai prodi, dai D’Alema e dai Bertinotti, del tutto incapace di difendersi di fronte alle critiche demagogiche dei suoi avversari: la prospettiva per noi, di questo passo, è di ritrovarci ben presto ancora una volta berlusconi al potere, dopo un assurdo intervallo dove Prodi avrà risanato al suo posto l’economia, e a nostre spese.
Le condizioni di lavoro e di vita sempre più precarie, la diffusione estrema del lavoro nero, del lavoro in affitto, delle cosiddette collaborazioni a progetto che nascondono lo sfruttamento brutale e talvolta forme legali di caporalato mettono noi giovani in una condizione non più sopportabile, all’interno di un quadro politico chiuso e opprimente, che non lascia spazio ai bisogni e alle rivendicazione che salgono dalla società reale.
Il ruolo dei partiti tradizionali, compresi quelli “ecologisti” e “comunisti” continua la sua parabola di esaurimento, e un certo stesso ceto politico “ex no-global” li segue nella loro caduta.
La mobilitazione dal basso è l’unica arma di cui disponiamo, a condizione di non guardare in faccia a nessuno di optare per scadenze di lotta efficaci e dure, nella contrapposizione frontale con questo governo. Criticare e affrontare come avversario questo squallido governo di centro-sinistra non significa dar corda alla demagogia e alla retorica delle destre: significa invece mettere in piedi un percorso di sinistra che si formi fuori dai programmi e dai congressi, dai salotti e dalle burocrazie di partito (anche quando esse cercano di mimetizzarsi nel sindacato o nelle associazioni studentesche), che emrga nelle lotte e dalle lotte, che abbia caratteristiche antagoniste.
Essere antagonisti oggi vuol dire gridare fuori dai denti, dire chiaro che non vogliamo pagare, ma vogliamo reddito qui e subito: non ci importa nulla dei loro conti fuori posto, dei loro accordi europei e internazionali. Se c’è qualcuno che deve pagare, sono loro, ancora una volta occorrerà dirlo chiaro: la Confindustria, i commercianti, i caporali del lavoro nero, le burocrazie di stato, gli sfruttatori del lavoro precario e chi li difende, si chiami Prodi, Berlusconi o Bertinotti.

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.