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Violenza politica a Padova. solidarietà a Radio Sherwood
by dal manifesto Wednesday, Nov. 22, 2006 at 11:28 AM mail:

Nella ex capitale del Nord-Est. L'associazione della stampa condanna l'aggressione davanti alla sede della radio. Mentre la destra vuole mettere fuori legge i centri sociali.

Inchiodata allo stereotipo degli anni Settanta, la città domenica preferisce tuffarsi nel primo shopping natalizio. Bottegai felici della ressa formato famiglia lungo il listòn, che scaccia l'incubo degli «anni di piombo». Padova sta diventando il laboratorio dell'aggiornamento degli «opposti estremismi»: così il Comune fa stampare i manifesti contro la violenza politica alla fine di una settimana di passione.
Prima la tanica di benzina all'Arcella davanti alla sede provinciale di Forza Nuova, recentemente capace di «riprendersi la piazza», con un vero e proprio corteo di celtiche e braccia tese. Poi l'aggressione davanti alla sede di Radio Sherwood: una vera e propria spedizione punitiva di stampo neonazista. Manda all'ospedale due ragazze e un ragazzo usciti dalla festa musicale del venerdì sera. Infine, il Gramigna che si fa notare sabato alla manifestazione romana per la Palestina: i militanti del centro sociale «duro e puro» (sfrattato una dozzina di volte da ogni occupazione) non perdono l'occasione di rispolverare la fedeltà «emme-elle» alla tradizione anti-imperialista.
I Disobbedienti, invece, preferiscono restare a Nord Est. Al Portello è stato occupato un nuovo spazio autogestito dalle facoltà Ribelli: domani alle 17.30 in via Gradenigo 8 è convocata l'assemblea sul tema «Difendere la terra per un futuro senza guerra» con Vilma Mazza di Ya Basta, Cinzia Bottene dell'assemblea permanente di Vicenza, Olol Jackson dei Verdi e Michale Hardt.
Intanto a Radio Sherwood registrano le prese di posizione di solidarietà: dall'Associazione stampa padovana fino ai semplici studenti universitari. Dai microfoni e dal sito si rinnova la scelta di campo: «A nessuno può sfuggire che Radio Sherwood, nel suo quotidiano lavoro di informazione, è sempre stata una voce attenta a denunciare la provocatoria presenza di gruppuscoli di estrema destra che godono di coperture politiche e che troppe volte agiscono impunemente. L'aggressione di venerdì sera è grave perché rivolta a uno strumento di comunicazione. Quando la posta in gioco è il tentativo di far tacere l'informazione nessun episodio può essere posto in secondo piano. Si può condividere o no la linea editoriale della nostra emittente, ma crediamo che tutti debbano cogliere la gravità di quanto è successo ed esprimere una posizione netta».
Ma c'è Alleanza nazionale che continua a soffiare sul fuoco, in una sorta di campagna elettorale anticipata contro il sindaco diessino Flavio Zanonato. I dirigenti locali del partito di Fini da un lato flirtano con gli ex camerati della Fiamma e di Forza nuova; dall'altro si «auto-sospendono» fino al summit in prefettura con il vice ministro Minniti, dopo l'aggressione subita da Ascierto e dal padre di Vanzan, uno dei morti di Nassiriya. Così il senatore Maurizio Saia annuncia una proposta di legge per mettere fuorilegge i centri sociali.
Da palazzo Moroni, si registra la proposta di Claudio Sinigaglia, vice sindaco della Margherita: una manifestazione bipartisan contro la violenza politica. Una sorta di «unità nazionale» aggiornata, che fa andare su tutte le furie l'assessore Daniela Ruffini di Rifondazione comunista: «Per me, resta sempre valida la discriminante antifascista e avrei voluto sentire qualche dichiarazione anche quando in città si manifestava contro l'integrazione per di più in modo esplicitamente razzista e xenofobo».
Padova spinta indietro di trent'anni? No, grazie. Lo pensano tutti, anche se si espone pubblicamente qualche rara voce dell'intellettualità libera. Un altro paio di maniche sono i conflitti dentro una città che non è più la capitale (finanziaria e non) del Nord Est e che sopravvive, letteralmente, solo grazie a 20 mila residenti stranieri.
Padova sinonimo di spritz e via Anelli? Mediaticamente, forse. Ma la città deve fare i conti con un'economia «virtuale» come quella dell'ex zona industriale ormai preda della logistica o dei capannoni cinesi. Il simbolo che rende giustizia alla Padova in mezzo al guado è il tram: Polo e Unione da quasi dieci anni non sono riusciti a farlo...correre. Nemmeno nella tratta dimezzata dalla stazione alla Guizza.
Si rincorre, invece, l'idea che Padova stia incubando un'altra stagione di «cattivi maestri» e opposti estremismi. Carlo Covi, consigliere regionale Sdi e avvocato d'ufficio (anche del Gramigna), taglia corto: «Allora c'erano giovani pronti a dare anima e corpo a per degli ideali, a lottare per cambiare la politica e la società. Adesso abbiamo ragazzini che fanno fatica a staccare gli occhi del videocellulare. Il vero punto è che a Padova non ci sono spazi per le nuove generazioni. Mi verrebbe da sposare il metodo delle quote rosa, assegnando quote in metri quadri ai centri sociali, di sinistra e di destra».



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