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I FASCISTI RIFANNO IL GUARDAROBA
by antifa utd RM Thursday, Nov. 23, 2006 at 4:46 PM mail:

Stivali e bretelle, addìo. I nuovi fascisti vestono Aquascutum!

E' proprio così!
Una volta c'era il bomber nero Alpha Ind., oggi c'è il cappotto Stone Island.
Una volta c'erano gli anfibioni Dr Marten's o Cult, oggi Adidas Stan Smith o Sergio Tacchini bianche.
Una volta c'era il berretto con toppe e simboli neonazisti, oggi c'è il Burberry's.

Sono i cosiddetti CASUALS.
E, badate bene, non stiamo parlando del pariolame fascioboro, ahinoi, né dei fighetti che gironzolano via Condotti il sabato pomeriggio. L'estrazione sociale è tutto meno che borghese, ma i nuovi abiti costano, e anche caro!

La scelta di questo genere alternativo la possiamo far risalire ai primi anni '80, guardacaso sempre in Inghilterra (e come te sbagli? sempre là stiamo), quando gli hooligans delle "crew" si resero conto che vestirsi come se si dovesse andare in guerra non giovava a null'altro che non fosse il farsi arrestare "sulla fiducia" durante i tafferugli.
E dalla guerra si preferì passare alla guerriglia.
Gli scontri non erano più quelli di una volta, forse divennero peggiori. A colpi di abiti inglesi e perfino italiani ci si affrontava meglio, e sempre con molto stile: Tacchini, Fila, Umbro, Ellesse, Prada, Kappa, Le Coq Sportif, Aquascutum, Burberry's con qualche sbilanciamento verso Marina Yatching, Ben Sherman e Fred Perry che però erano ancora appannaggio degli Skins.
I "bobbies", in effetti, non sapevano che pesci pigliare: mica puoi arrestare uno vestito così, col rischio che fosse pure il figlio di un potente avvocato.
Questi erano i primi "Soccer Casuals", di cui non abbiamo quasi bisogno di ricordare le tifoserie più infoltite di allora, l'ICF (InterCity Firm) e l'ASC (Aberdeen Soccer Casuals).
Oggi in Inghilterra è la stragrande maggioranza dei gruppi facinorosi ad adottare questa linea, che non a caso ritroviamo facilmente nelle terraces dei nazi inglesi (vedi solo il West Ham United).
Un film che analizza benone il fenomeno è il recente "The Football Factory" di Nick Love.

Ma torniamo a noi.
Gli stadi italiani di oggi, ebbri della nuova ondata di stile anglofilo, non potevano certo perdersi la novità.
E quali curve italiane se non quelle neofasciste - dal profuso "english pure style" - abbandonati i tamburi e i coriandoli di pochi anni fa, non avrebbero risposto positivamente a questa Renaissance del vestiario?

Ma non è alle curve che il mio sproloquio intende fare riferimento, quanto alle strade.
Quella dei moderni Casuals, seriamente, sta prendendo piede fra i giovani come una nuova sottocultura da strada. Sembra strano ma è proprio così.

E non soltanto nella capitale, ma in molte altre città, questo genere di abbigliamento si è diffuso a macchia d'olio emulando per certi aspetti il fenomeno di diffusione degli skinheads negli anni '80-'90 sempre in Italia.
In Inghilterra magari è un conto, ma adesso non venitemi a dire che in Italia i gruppi di skins di quel periodo nascevano come movimenti apolitici...

E se ci aggiungiamo che dai fascisti in curva ai fascisti in strada il passo è breve...

Quindi, d'ora innanzi, occhi aperti quando ve ne trovate uno sull'autobus.
Non è più facile come prima individuarne uno, i nuovi nazi non amano indossare simboli che non siano le griffe sopracitate.
Magari spiccano davanti ai comuni ragazzini, quelli che girano col capello a cazzo e la maglietta De Puta Madre, per l'eccesso di stile, che nelle città italiane è come se vestissero da testimoni di geova a un rave-party.
Ma la diffusione è capillare, potremmo non fare in tempo ad accorgercene.

E, temo, potrebbe non passare molto prima di sentir parlare i giornali dei "nazi-casuals".

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