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fascisti a verona, puzza di stantìo
by gino lucetti fun club Monday, Nov. 27, 2006 at 10:44 AM mail:

Il fascismo italiano, storicamente, si sa, non si è mai connotato come edificante esempio di coraggio. Picchiatori e stragisti, onanisti dell’Autorità da rispettare e difendere, i fascisti italioni hanno sempre minacciato le discrepanze dell’ordine costituito (o da ricostituire) nascondendosi dietro la forza del numero, utilizzando quando possibile il monopolio della violenza. Alle armi della critica hanno privilegiato le argomentazioni del gregge. Incapaci di percorsi individuali o collettivi di liberazione umana basati su principi di uguaglianza e solidarietà, per sentirsi vivi i feticisti dell’omologazione cerebrale hanno bisogno di farsi condurre servilmente dal bastone del pastore.

Ecco allora che fanno sorridere gli utili idioti di sempre (via via del latifondo, della borghesia, del Capitale…) quando vogliono dipingersi come ribellosa gioventù anti-sistema.
Cagnolini al guinzaglio, semmai.

Nella notte tra sabato 25 e domenica 26 a Verona si sono verificate altre aggressioni di stampo codardo-fascista.
Pare sia diventato sport nazionale per i valorosi guerrieri locali tutti patria, onore e sfiga colpire - armati di bastoni - in dieci contro due.
Non nuovi a simili atti di maschio coraggio (tre settimane fa altro agguato “a freddo” con caschi e bastoni ai danni di due ragazzi), i fognaroli usciti dalle fogne aspettano che sia notte fonda, individuano il pericoloso nemico e sferrano il loro poderoso attacco coniglio tanti-contro-pochi per dileguarsi rapidi rapidi, paghi del loro gesto eroico (e giù ad ammazzarsi di seghe malate per il beau geste).
A farne le spese chiunque venga ritenuto indecoroso per la capitale dell’intolleranza padanista, un primato di cui i decerebro vanno fieri. La notte scorsa è toccato in due situazioni differenti a due compagni dell’area antagonista veronese e ad un altro paio di minorenni identificati come “sporchi comunisti” e apostrofati con un “vi ammazziamo tutti”.
Spranghe, tirapugni, orecchini strappati, calci a terra, prognosi e sangue.
Questo il risultato della notte brava del branchetto (e non è escluso che altri, socialmente più invisibili, abbiano subìto trattamenti analoghi).
Ma le marionette, per muoversi, hanno sempre bisogno di qualcuno che muova i fili, armi le mani e riempia di quattro slogan le loro semplici teste.
Sarà un caso la riapertura in settimana della sede cittadina di Fiamma Tricolore? Al buffet di inaugurazione presente il gotha della Reazione scaligera: oltre al fascismo bottegaio, i fanatici legaioli e i tradizionalisti cattolici (ovvero i complici di sempre).
Sarà un caso la sfuriata isterica dell’alleato nazionale Giorgetti che sbraita per la chiusura dei centri sociali volendo ripristinare purulenta legalità in ogni dove, smemore di quando pochi anni orsono tendeva il braccio a ogni pié sospinto e si faceva accompagnare da picchiatori di fama?
Dieci anni fa, dopo un comizio in piazza bra del camerata Fini e dei suoi sgherri veneti che caldeggiavano la chiusura dei centri sociali, boneheads assaltarono con catene e bottiglie lo spazio occupato di allora.
Corsi e ricorsi di storia locale…
A Verona i mandanti non mancano, la bassa manovalanza nemmeno.

Fin dove si spingerà il coraggio di chi mena minorenni colpendoli alle spalle?
La prossima volta organizzeranno una spedizione punitiva contro gli ottuagenari di qualche casa di riposo?
Che tristezza suscitano…
Cosa possiamo fare per liberarcene?
Stanarli in quanto esseri che suscitano ribrezzo sociale, aiutarli in quanto individui turbati sessualmente e psichicamente, rimanere indifferenti di fronte a tanta pochezza umana?
Certo è che il clima a Verona è (sempre più) pesante, la puzza di autoritaria merda clericofascista agli angoli delle strade è diventata insopportabile.
Una vita inutile e priva di soddisfazioni, a lungo andare, provoca simili rigurgiti sociali.
La provocazione, a lungo andare, gli si ritorcerà contro.

I poverini, frequentatori accaniti e morbosi di Indymedia, stuzzicano e provocano. Vorrebbero ci si confrontasse sul loro arido terreno. Quello del “chi più ce l’ha lungo vince”.
I bimbini sono limitati, non si rendono conto che che la vita è altrove, lontana dalla curva dello stadio, emblematico ricettacolo della più alta concentrazione di frustrazione.
I bimbini giocano a fare i soldatini identitari. Fanno i capricci puntando i piedi, non vogliono che nessuno li privi del loro giocattolo-Autorità. Non ci arrivano a capire che molti altri quest’Autorità intendono distruggerla. E loro con essa.


La storia vi sputa.
E noi vi schifiamo.

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