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L’oblio dell’antifascismo
by inimitable Tuesday, Nov. 28, 2006 at 2:27 PM mail:

di Francesco Francescaglia

Ormai è un bollettino di guerra, visto il numero delle aggressioni dello squadrismo neofascista che dilaga soprattutto nella capitale. In pochi giorni a Roma l’ultimo gruppo neofascista sorto, Blocco studentesco, legato a Fiamma Tricolore ha compiuto varie aggressioni. Al Liceo Tasso due studenti sono stati picchiati da una squadraccia armata di chiavi inglesi. Scritte omofobe all’Aristofane. Violenze in occasione delle elezioni alla Consulta Provinciale degli Studenti. Svastiche in Via Tasso davanti al centro studi sulla resistenza. A Roma c’è stato pure il morto, un ragazzo, Renato Biagetti, accoltellato a Ostia. In Veneto Radio Sherwood assaltata, raduni skinhead, e a Padova un clima da anni ’70.

Nessuna reazione da parte dello Stato. Nessuna presa di posizione netta. Nessuna indignazione corale.

Il Secolo d’Italia, organo di An, sdrammatizza parlando di normali litigi tra giovani e nega l’esistenza del fenomeno. Roberto Cotroneo, giornalista de L’Unità, dalle pagine del Secolo d’Italia (no, non ci stupiamo…) dice che “l’antifascismo non ha nessuna ragione di esistere”, che non c’è un ritorno dello squadrismo, che così la sinistra si allontana dai veri problemi dei giovani. Già l’anno scorso Cotroneo definiva “fascisti immaginari” i giovani della galassia neofascista, spacciandolo per un fenomeno di costume, estetico.

Invece. Invece questi fascisti immaginari sono organizzati in gruppi che compiono violenze reali.

A settembre, quando Bertinotti andò a sdoganare i fascisti alla festa di Azione Giovani a Roma, noi denunciammo le contiguità tra An e i gruppi violenti dell’estrema destra. Giorgia Meloni, presidente di Ag e Vice presidente della Camera, ci rispose che erano falsità e ci invitò a fare i nomi. Noi li facemmo, ma nessuno pubblicò la cosa. Ora li rifacciamo, perché, se non comprendiamo la complessità e la gravità del fenomeno rischiamo, nel migliore dei casi, di fare sociologia d’accatto come Cotroneo, nel peggiore il rischio è di consentire che esso dilaghi indisturbato.

Ecco alcune delle contiguità. Storace ha fatto avere al Foro 753, “centro sociale di destra”, continui finanziamenti dalla Regione Lazio, di cui perfino uno da 200 mila euro: è l’associazione che portò Alemanno all’Università di Roma Tre nel dicembre 2004 quando furono assaliti studenti del presidio antifascista. L’ex segretario della federazione romana di An, Piso, è contiguo all’associazione neofascista 2.11 (dove il 2 sta per B e l’11 per M, Benito Mussolini) che ha sede a Fiumicino vicino ad An, è legata alla rete delle occupazioni non conformi e si diverte a osannare Pavolini. Fabio Sabbatani Schiuma, An, ha espresso solidarietà a Gianluca Iannone (voce della naziband Zetazeroalfa) promotore di un’occupazione di un palazzo con il circuito di Casa Pound, personaggio che definisce Hitler rivoluzionario e che per ben due volte ha scorrazzato in campagna elettorale in bella compagnia, tipo squadrismo anni ‘20. Sempre Storace ha candidato Germano Buccolini, detto Gerry, esponente di Casa Pound, nella sua lista alle Regionali. È palese, inoltre, il rapporto tra alcune strutture di An e la rete Osa (occupazioni a scopo abitativo) e chiaro è il rapporto di questa con esponenti provenienti da Terza posizione. E l’elenco sarebbe ancora molto lungo.

Come scriveva Tranfaglia su L’Unità c’è una “strategia del manganello” della cosiddetta destra moderata, che da un lato si erge a difendere le istituzioni, e che addirittura avrebbe voluto riscrivere la nostra Carta costituzionale, e dall’altro manifesta contiguità e appoggia (neanche velatamente) i gruppi neofascisti.

Il revisionismo storico ha consentito il dilagare di tali fenomeni. Un continuo martellamento culturale che va dagli attacchi del governo delle destre all’ANPI, al tentativo di riabilitazione dei repubblichini, fino ai libri di Pansa e a quello di Feltri che esalta Mussolini. Anche a sinistra alcuni hanno voluto far passare l’idea di una sterile “pacificazione nazionale”, dei morti che sono tutti uguali: dalle dichiarazioni dei vari Violante, fino alla Regione Piemonte che vuole revocare l’adesione all’Istituto “Alcide Cervi”.

In questa deriva storica e culturale si inserisce il profondo disagio dei giovani nelle borgate delle nostre città, nelle scuole e nelle università. I gruppi neofascisti danno una prospettiva di ribellismo. I giovanissimi non sanno cos’è il fascismo, ma chi li guida lo sa benissimo. Noi, la sinistra, abbiamo smobilitato i nostri presidii culturali e sociali. La memoria l’abbiamo fatta scivolare nel mero ricordo nemmeno più tanto celebrativo. Nei quartieri, nell’era del partito gazebo, le forze sociali democratiche non ci sono più. In questo vuoto si sono inserite le destre, che hanno fatto nuovi proseliti evocando i concetti beceri del razzismo, dell’intolleranza e della violenza.



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