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Pisa: alcuni documenti prodotti dall'occupazione di scienze politiche
by imc pisa Thursday, Dec. 19, 2002 at 6:39 PM mail:

alcuni documenti prodotti dal'occupazione di scienze politiche di Pisa

SPAZIO?REPRESSIONE
AULA R

CONTRO LA REPRESSIONE DI OGNI MOVIMENTO PISA 15 DICEMBRE 2002

Con i recentissimi fatti di repressione che hanno colpito i movimenti di protesta di Genova e Napoli, il tentativo del governo di criminalizzare e, con questo, neutralizzare i movimenti che si oppongono allo stato di cose presenti è diventato evidente.
A tutti i governi allineati alla politica americana, l’11 settembre è servito come pretesto per liquidare i movimenti di opposizione interna ad ogni singolo paese. L’esempio della Spagna con Batasuna, della Russia con i ceceni e dell’Italia con il “sud ribelle”,sono il simbolo di questa strategia globale di repressione.

La repressione è quindi uno strumento di conservazione dell’esistente che i governi mettono in atto per neutralizzare tutti quei comportamenti che non si omologano al sistema di regole dominante.

Ma la repressione non colpisce solo chi ha violato la legge, anche se ingiusta, colpisce anche chi, senza aver commesso alcun reato, è diagnosticato “malato di mente”.
Queste persone possono essere ricoverate coattamente, spogliate del loro essere persone e trasformate in contenitori di psicofarmaci che tanto arricchiscono le multinazionali del farmaco.
La psichiatria, come forza dell’ordine psichico, è preposta alla conservazione di certi modelli di vita, etichetta come sintomo di malattia tutti quei comportamenti che vi si discostano. La dimostrazione di questo fatto viene dalla lettura del DSMIV, l’elenco delle malattie mentali, che descrive come sintomo di malattia “il rifiuto dell’autorità”.
COMMISSIONE ANTIPSICHIATRICA CaSP

L’OCCUPAZIONE COME MOMENTO PROGETTUALE

Scienze Politiche ha indossato, in questi giorni, una veste differente dal solito, perché teatro di un’occupazione.
Un’occupazione voluta e realizzata da studenti e studentesse di scienze politiche e non solo, che dopo numerose assemblee hanno stabilito e programmato l’autogestione della didattica e il blocco della didattica ufficiale.
In quel luogo che ci assorbe, o che ci assorbirà, per degli anni della nostra vita, abbiamo voluto sperimentare l’autogestione delle nostre capacità. E’ stato modificato l’ordine normale delle cose, riempita la tabella degli orari delle lezioni con gli orari delle nostre attività: proiezioni video, spettacoli teatrali, conferenze, commissioni di studio, laboratori e spettacoli musicali, cene sociali.
Sul tabellone luminoso compare l’AVVISO“FACOLTA’ IN STATO DI AGITAZIONE”e sul sito ufficiale della facoltà compare una pagina con la scritta FACOLTA’DI SCIENZE POLITICHE OCCUPATA.
L’occupazione ci ha permesso di riappropriarci di quello spazio e di quel tempo indispensabile per stare insieme, per esprimere le nostre idee, per conoscere altre persone e per farsi conoscere, per sperimentare diverse forme d’apprendimento e comunicazione e per lottare.

COS’HA PORTATO E PORTERA’.
L’occupazione ha contribuito sostanzialmente alla costruzione della manifestazione di martedì 17 dicembre. Ha funzionato da momento d’approfondimento, divulgazione, organizzazione e socializzazione.
Non si è ancora concluso, e non si concluderà presto, il lavoro delle COMMISSIONI DI STUDIO iniziato all’indomani dell’occupazione, sabato 14 dicembre, nell’assemblea che si terrà giovedì 19 dicembre, verrà fatto il punto del loro lavoro che metterà fine a questa esperienza/sperimentazione e traccerà una prospettiva per le lotte e il lavoro futuro.

Le/Gli OCCUPANTI




Pisa
Facoltà occupata di scienze politiche
18/12/02

La commissione saperi ha messo in evidenza questi punti.

- L’università già a partire dalla riforma zecchino vede la presenza di un sistema concorrenziale tra i vari atenei, e l’introduzione di logiche e atteggiamenti che paragonano sempre più l’università ad un’azienda posta sul mercato la quale offre una merce, il sapere, a degli utenti , gli studenti , i quali non beneficiano di un diritti nel compiere il loro percorso formativo, ma di un servizio, che sono costretti a pagare. Questo sistema si può a ben vedere definire come aziendalizzazione dell’università e la mercificazione del sapere. Insomma la struttura universitaria assume una forma sempre più funzionale all’attuale sistema di produzione; in particolare quando un governo che sfrutta e provoca guerra, rappresenta l’interesse dei padroni non può che varare una riforma utile alla classe che rappresenta.

- L’assemblea ritiene importante un’analisi della riforma Zecchino che parte dal decreto Malfatti, il quale è messo agli atti dall’assemblea stessa.

- L’ Università, che dovrebbe essere un luogo di divulgazione di un sapere critico, finalizzato alla formazione di società critica autonoma, dal 77 in poi si trasforma in un luogo di divulgazione di un ”sapere tecnico” finalizzato alla formazione di figure professionali specialistiche. Questo fatto ha contribuito alla perdita per lo studente e la studentessa di una indispensabile visione di insieme della realtà che permetta al lavoratore, di fare scelte consapevoli.

- Nella riforma Zecchino il 90% 95% della formazione è controllabile dall’azienda. Questo fatto rende i nuovi laureati completamente in balia degli interessi privati presenti nel mercato, con la conseguente volatilità del posto di lavoro. L’istruzione, in quanto bene pubblico, non può rispondere agli interessi delle aziende, ma agli interessi di tutta la comunità. Il diritto allo studio non è un servizio erogabile dallo stato a chi sente il bisogno di formazione, ma è un diritto inalienabile che per essere reso tale, non può basarsi solo sul riconoscimento dell’accessibilità all’università, ma deve garantire tutta un'altra serie di diritti: casa, libri, mensa, spazi e un basso costo (se non la gratuità ) dell’accesso diretto al sapere, le esigenze stesse della persona che decide di intraprendere un percorso di formazione.

- Il fatto che il rapporto tra studenti-lavoratori ed università non è regolato da una legge centrale, ma è lasciato all’autonomia delle singole facoltà, rende già un idea di quale sia l’impegno reale di questo sistema universitario verso gli studenti-lavoratori. L’introduzione della valutazione con i crediti comprendenti anche le ore di lezione frontali implica la necessità di frequentare obbligatoriamente le lezioni , portando così ad un ulteriore discriminazione nei confronti degli studenti lavoratori , i quali costretti da lavori sempre più precari e flessibili e spesso non ufficiali , non solo non sono tutelati direttamente ma trovano in questa applicazione della vecchia riforma un ulteriore discriminazione. In oltre il fatto che non si tenga di conto in tutte le riforme del fatto che molti studenti sono costretti , a causa di condizioni di problemi di stampo economico, a lavorare per mantenersi gli studi è indice di quale sia l’importanza che si da all’attuazione del reale di ritto allo studio. E’, infatti, necessario ( e lo ribadiamo) che vengano cancellati tutti quegli ostacoli che costringono gli studenti a lavorare per potersi pagare gli studi!

- Un’altra riflessione: oggi non si parla più d’università né d’atenei. La parola magica per trasformare la più scadente delle università in un luogo da telefilm americano dove si studia per diventare manager è campus. Ciò è determinato dalla “sete di studenti” che hanno le facoltà poste in stato di concorrenza, più studenti, più utenti, più profitti. Il punto fondamentale dell’università è quello della conseguente concorrenza tra atenei (vedi pubblicità, radio, tv e giornali) che si scatena per attirare il consumatore/acquirente di quella specialistica merce che è il sapere, che da diritto ad un titolo di studio spendibile sul mercato. Questi ragionamenti sono supportati dall’autonomia e dalla recentissima offerta del 3 +2.

- È necessario sviluppare una piattaforma che elabori, nel concreto, rivendicazioni reali, per porre contraddizioni all’attuale sistema universitario, anche basandosi su di una collaborazione con la commissione finanziaria.
- E’ necessaria l’elaborazione di uno sviluppo critico, della storia che ha portato all’attuale situazione delle nostre università.( dal decreto malfatti ad oggi).

- L’assemblea ritiene necessario continuare con il processo avviato con la mobilitazione di dicembre, proponendo la rielaborazione e gli approfondimenti dei temi sopra trattati, e l’avviamento di un percorso che porti, all’espansione del movimento studentesco anche nelle altre facoltà, ed alla riappropiazione del diritto allo studio.

- Ogni riforma dell’università che si sviluppa all’interno del sistema capitalista non può che essere economicamente , politicamente socialmente asservita alle logiche di riproduzione dello stesso sistema .


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