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«Alla caserma Raniero calpestati i diritti inviolabili»
by a. man. Wednesday, Jan. 22, 2003 at 3:06 PM mail:

La cassazione sulle violenze di polizia a Napoli: non fu sequestro di persona ma le accuse rimangono in piedi

«Alla caserma Raniero calpestati i diritti inviolabili»

La cassazione sulle violenze di polizia a Napoli: non fu sequestro di persona ma le accuse rimangono in piedi

A. MAN.
Dalla cassazione arriva un ceffone per i poliziotti della caserma Raniero di Napoli, accusati di violenze su manifestanti catturati - per lo più negli ospedali - dopo gli incidenti del Global forum del 17 marzo 2001. E un altro schiaffo al tribunale del riesame che li aveva liberati, al quale viene rimproverata un'errata concezione della differenza tra l'attività di polizia giudiziaria e quella «preventiva» (o «di sicurezza»), cioè del principio cardine che si studia alla scuola di polizia. Le motivazioni depositate ieri dalla sesta sezione della suprema corte, che ha comunque escluso il reato di sequestro di persona a carico degli otto funzionari e agenti arrestati tra le polemiche, significano «via libera» alla ricostruzione dei fatti proposta dalla procura. Perché la corte conferma la revoca degli arresti domiciliari ma anche il «grave quadro indiziario per i reati di violenza privata e di lesioni personali aggravate», osservando che l'operazione si svolse in un «clima di assoluta approssimazione» e di «insensibilità per i diritti inviolabili della persona». Insomma le denunce non erano inventate, Napoli fu davvero un anticipo del G8 di Genova. Anche la cassazione riconosce che i fatti della Raniero sono quelli raccontati da vittime e testimoni, raccolti dalla Rete no global nel volume Zona rossa (DeriveApprodi, 2001). Viene dunque respinto il ricorso del procuratore aggiunto Paolo Mancuso e dei sostituti Francesco Cascini e Marco Del Gaudio, ma anche quello dell'avvocato Arturo Frojo per conto di Fabio Ciccimarra, il commissario del nucleo antirapine della squadra mobile che dirigeva le operazioni alla Raniero ed è inquisito anche a Genova per l'assalto alla scuola Diaz. Ora i pm andranno concludere con le richieste di rinvio a giudizio: oltre agli otto (con Ciccimarra vennero arrestati Fabio Solimene, vicequestore aggiunto, e gli agenti Michele Pellegrino, Luigi Petrone, Francesco Incalza, Pitero Bandiera, Francesco Adesso, Paolo Chianese) gli indagati sono una quarantina in tutto. Alcuni dei loro legali hanno fatto ieri sera dichiarazioni trionfalistiche, come il Siulp di Napoli, ma è solo propaganda.

Non fu sequestro perché, secondo la cassazione, «se l'attività del pubblico ufficiale si sostanzia nel mero comportamento privo di ogni legame con l'attività istituzionale, la condotta non può che connotarsi dell'elemento soggettivo del reato di sequestro di persona, perché esso si traduce in un contegno volto al perseguimento della privazione della libertà altrui per fini personali. Se, invece, il comportamento, per quanto palesemente illegittimo, resti contrassegnato dalla finalità di realizzare l'esercizio del potere conferito - scrive ancora il collegio - la condotta rimane caratterizzata dall'assenza dell'elemento soggettivo». Per i giudici non accadde nulla di più. Infatti la corte, senza invadere il campo del giudizio di merito che spetterà al tribunale di Napoli, riconosce che il trasferimento degli arrestati alla Raniero non aveva uno scopo di per sé illecito, né punitivo né d'altro genere. Scxrive il collegio: «L'operazione posta in essere mediante il prelievo delle persone che si erano fatte medicare nei vari ospedali (e di chi tali persone aveva accompagnato, così rivelando il clima, oltre che di assoluta approssimazione, anche di insensibilità per il rispetto dei diritti inviolabili della persona, che contraddistinse l'operazione nel suo complesso), era diretta alla identificazione dei soggetti ritenuti responsabili di atti di violenza e di minaccia nei confronti delle forze dell'ordine durante la manifestazione». La cassazione ritiene che regi decreti e norme speciali consentano ancora la perquisizione «sul posto», che non diverrebbe «sequestro di persona» nemmeno se svolta «in ufficio». Al contrario, per i pm napoletani, sarebbe un'improponibile riedizione dell'antico fermo di polizia.

La cassazione rimprovera comunque «palesi antinomie» ai giudici che hanno scarcerato i poliziotti, a cominciare dall'«assenza di una esatta cognizione del discrimine fra attività di prevenzione ed attività di polizia giudiziaria». Non è poca cosa: si tratta della distinzione tra le attività in cui la polizia interviene prima di eventuali reati ed è sufficiente rispettare la legge e quelle repressive che necessitano (prima o dopo) dell'intervento di un magistrato. Per la cassazione le operazioni della Raniero erano di polizia giudiziaria. Ma in procura non arrivò nemmeno la lista completa dei «prelevati».

da il manifesto, 22 gennaio 02

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