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La Guerra e il Petrolio
by Sbancor Thursday, Jan. 30, 2003 at 2:48 PM mail: sbancor@hotmail.com

La guerra rende nervose le persone per bene. Figuriamoci i Mercati. Il Petrolio sale, ma fa parte della truffa. Il Petrolio ha un potere esplicativo sulla Guerra pari a quello delle armi di distruzione di massa. Cioè "zero".

La Guerra rende nervose ed emotivamente instabili le perone per bene. Figuriamoci i mercati. Stiamo entrando nell'ultimo tratto di quella corsa infernale che ci porterà - si anche noi - a combattere. Non è bello, anzi, diciamolo, fra proprio schifo. E il fatto che l'europa di cui siamo in compagnia sia costituita da Inghilterra, Spagna, Portogallo, Danimarca, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca, fa pensare più a quelle sconclusionate alleanze antinapoleoniche dei primi dell'800, che a una cosa serie. Un Presidente del Consiglio plurindagato per quasi tutti i reati patrimoniali, escluso, forse il furto dalle cassette per l'elemosina. Un Ministro della Difesa che alla fine come unico curriculum ha quello di essere un allievo di Milton Friedman, un Presidente della Repubblica che canta inni, sventola bandiere e non sa che fare. Se l'Iraq non fosse guidato da Saddam Hussein, la guerra potremmo anche perderla!
E i risparmiatori (una volta si chiamavano avari) investono nell'oro. Gli altri investimenti calano, le borse si volatilizzano, i rendimenti dei Buoni del Tesoro assomigliano ormai ai libretti postali, solo che rendono di meno. Il petrolio sale, scontato, come in una scommessa Inter-Propatria al toto nero.
Bolsi e ignoranti i nostri economisti più di sinistra continuano a riptereci che questa è una guerra per il petrolio, come fossimo al tempo della "Guerra dell'Oppio". E magari lo fossimo, l'oppio fumato in sottili pipe cinesi, libera la mente dai pensieri idioti.
Invece no. Ultimo Cursio Maltese. Lunedì scorso a Miulano, a una riunione al circolo della Cultura con Cofferati. Sicuro il "maltese" informava il "cinese" che questa è una guerra per il petrolio. Il cinese, cortese, assentiva, come assente a chiunque gli possa portare voti.
E allora siccome per professione faccio il guastafeste ecco i miei dati sul petrolio.

- non vi è scarsità di petrolio attualmente sul mercato, né si prospetta in un futuro ragionevole l'esaurimento delle scorte. Le riserve accertate attuali, oltre 1.000 miliardi di barili, sono un multiplo delle riserve stimate all'inizio degli anni '70. La scoperta dei nuovi giacimenti dell'Asia Centrale dimostra come vi sia ancora abbondanza relativa di petrolio;
- non vi è da parte dell'OPEC la possibilità di politiche di cartello, al di fuori di un alleanza strategica con almeno due dei seguenti tre produttori: Russia, Norvegia, Venezuela, come si è dimostrato nel lungo periodo di prezzi bassi; non vi è, sempre da parte dell'OPEC o di tutti, o alcuni dei paesi mediorientali, la possibilità di modificare, in modo permanente, il prezzo del petrolio, come avvenne all'inizio degli anni '70, e i prezzi di riferimento, inoltre (Brent e West Texas) nonché il mercato dei derivati sul petrolio è allocato in Occidente; il mercato del petrolio è un mercato oggi dominato dalla domanda, e non dall'offerta;
- è la debolezza della congiuntura economica, e quindi della domanda mondiale a determinare i prezzi bassi del petrolio, occorre ricordare che prima dell'avvicinarsi del pericolo di guerra, ancora un mese fa i prezzi del greggio stazionavano nella parte bassa della forbice 22-28 dollari indicata dall'OPEC;
- La dipendenza dal petrolio mediorientale per gli U.S.A. è considerevolmente diminuita; dal 70,3% del 1977 al 40,6% attuale. E occorre ricordare, per quanto oggi appaia paradossale, che ancora nel 2001 le compagnie americane compravano il 41,2% del totale export petrolifero dell'Iraq;

Le importazioni nette di petrolio degli Stati Uniti, includendo quelle relative la Strategic Petroleum Reserve (SPR) ammontano a 10,4 milioni di barili di petrolio giorno (bpd) nel 2000; 10,90 (bpd) nel 2001, 10,5(bpd) nel 2002, e - se il PIL cresce di almeno il 2,6% - a 11,63 (bpd) nel 2003. Il prezzo, calcolato come costo di acquisizione per le raffinerie (RAC) è stato in media di 27,72 $ per barile nel 2000, di 22,01$ nel 2001 e sembra che l'anno in corso si chiuderà intorno ai 24 $ barile, nonostante il "rally" di questi ultimi giorni.
Ora proviamo a costruire delle ipotesi costo/benefici di una guerra.
In un anno gli USA importano circa 4 miliardi di barili di petrolio, poniamo che il prezzo del petrolio salga a 50 dollari barile, contro i 24 attuali cioè al massimo della media annua raggiunta nella crisi degli anni '70, la spesa aggiuntiva annua sarebbe circ di 104 miliardi di dollari all'anno.
Le ipotesi sulla spesa militare necessaria per la Guerra in Iraq variano da un minimo di 200 miliardi di dollari a un massimo di 2.000.
Morale: il petrolio costa meno comprarlo che rapinarlo. E infatti gli americani fino a tutto il 2001 compravano il 42% della produzione irachena. il petrolio è una truffa, come negli anni '70. I profitti del petrolio iracheno non basterebbero a pagare la sicurezza delle truppe americane in Iraq e a garanture il minimo di aiuto alla popolazioine

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