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Lettera aperta del Laboratorio Zeta alla citta' di Palermo
by zetalab Thursday, Mar. 13, 2003 at 5:12 PM mail:

53 rifugiati politici sudanesi ancora ospiti presso il Laboratorio Zeta: lettera aperta alla citta' alla Prefettura alla questura al Comune di Palermo

Lettera aperta alla Città di Palermo e p.c. alla Prefettura, alla Questura, al Comune di Palermo

53 rifugiati politici sudanesi ospiti presso il Laboratorio Zeta

A Palermo da più di una settimana sono ospiti presso il Laboratorio Zeta (laboratorio sociale occupato di via A.Boito 7) cinquantatre sudanesi richiedenti asilo politico. Hanno lasciato la missione di Biagio Conte perchè non adeguata alle esigenze dei richiedenti asilo politico; tuttavia ringraziano per l'ospitalità.

Questa comunità è giunta nel nostro Paese non semplicemente per ricevere vitto e alloggio ma per sensibilizzare la popolazione italiana ed europea a proposito della situazione drammatica in Sudan, dove la dittatura reprime cruentemente le libertà. Per questo sono venuti in Italia ed è per questo che vogliono rivendicare la propria causa e il diritto, riconosciuto dalla costituzione e dalle leggi, di esercitare la loro attività di rifugiati politici: chiedono di imparare la lingua italiana, chiedono di poter accedere ai mezzi d’informazione, chiedono di potersi riunire liberamente.

Tutte queste cose non erano possibili nella missione “Speranza e Carità” di Biagio Conte che è uno spazio privato con regole molto rigide dettate dalla personale impostazione di chi lo gestisce.

Nessuna struttura pubblica, privata e religiosa ha finora dato disponibilità d’accoglienza ai rifugiati; Comune e Prefettura, nonostante siano a conoscenza dell’attuale sistemazione dei sudanesi, hanno consapevolmente scaricato il grave problema sulle spalle di uno spazio occupato qual è il Laboratorio Zeta: è emblematico che pur essendo il fatto di dominio pubblico, DIGOS e Carabinieri ci sorveglino continuamente procedendo anche ad intimidatorie identificazioni e a controlli al limite del rispetto della dignità umana. Il Laboratorio Zeta tuttora sotto minaccia di sgombero, e sempre liquidato dalle istituzioni come problema di ordine pubblico, ancora una volta dimostra nella pratica concreta il suo ruolo e la sua importanza sociale. Possono le istituzioni mostrare ancora cecità di fronte a questa evidenza?

E’ stato possibile per noi sostenere questa situazione insieme alla Rete di Solidarietà, creatasi immediatamente a sostegno dei sudanesi, attivandoci presso la Facoltà di Lettere e Filosofia che, nella persona del preside G.Ruffino, si è adoperata per garantire dei pasti alla mensa universitaria. Tanta gente del nostro quartiere e non, si è presentata allo Zeta portando il proprio concreto aiuto in denaro, viveri, collaborazione e partecipando attivamente alle assemblee con i sudanesi; anche la parrocchia di S.Francesco di Sales ha dato un importante contributo procurando pane per tutti.

E’ stato per noi doveroso occuparci di questa grave emergenza sociale sia per umana solidarietà, sia per il fatto che riconosciamo l’assoluta validità e legittimità delle richieste dei sudanesi. Continueremo a sostenerli pur sapendo che non è nostro compito trovare la soluzione ai loro problemi, ma della Prefettura, del Comune e quindi dello Stato, che colpevolmente non hanno ancora provveduto al rispetto dei basilari diritti umani garantiti dalla Costituzione.

Mercoledì dodici Marzo si è svolta in Prefettura una riunione del Consiglio territoriale sull ' Immigrazione (composto da Prefettura, Questura, Comune, Provincia ed anche associazioni e sindacati che si occupano di immigrazione) alla quale il comune si è presentato senza nessuna risposta concreta.

Alla fine siamo riusciti ad ottenere che ci si attivasse in tempi brevissimi per rimettere in funzione il centro d'accoglienza di Montelepre (PA) e un altro edificio del centro storico già destinato al medesimo fine. In attesa della riapertura di questi centri, i cinquantatre sudanesi continueranno a vivere al Laboratorio Zeta.

Ancora una volta la Prefettura con la scusa di non potere riconoscere un ruolo ad uno spazio occupato, si è rifiutata di mettere a verbale la sistemazione attuale dei rifugiati, nonostante il fatto sia di dominio pubblico e nonostante abbia provveduto a far pervenire acqua e cibo presso il Laboratorio Zeta. Ricordiamo che Biagio Conte, quando occupò abusivamente i locali di via Decollati, fu ricevuto più volte in Prefettura fino ad arrivare all'attuale affidamento di quegli spazi. Qual'è la differenza tra i due casi? Perche le istituzioni usano due pesi e due misure?

Le istituzioni fanno finta di non sapere che esistiamo, ancora una volta non riconoscono l'importante ruolo sociale del Laboratorio Zeta, dicono di non voler sapere dove vivono attualmente i sudanesi eppure concedono al Laboratorio Zeta la fornitura di cibo ed acqua per cinquantatre sudanesi! Vale a dire che le istituzioni non solo non assolvono ai loro compiti primari, ma addirittura neanche vogliono riconoscere chi li assolve al loro posto!

Continuiamo a chiedere:una sistemazione immediata e dignitosa per i sudanesi e tempi brevi per la risoluzione delle loro pratiche; la creazione un centro d’accoglienza pubblico per immigrati, che a Palermo, crocevia del mediterraneo, non esiste; che venga riconosciuto l'importante ruolo sociale del Laboratorio Zeta; un diverso modo di concepire il fenomeno dell’immigrazione che dopo la legge Turco/Napolitano e soprattutto con la legge Bossi/Fini è diventato soltanto un momento in cui scatenare razzismo ed intolleranza. Riteniamo invece che la questione immigrazione debba essere affrontata con reale spirito d'accoglienza nei confronti di persone che fuggono da paesi tormentati da discriminazioni, disastri, guerre e dittature che spesso sono causate dai paesi occidentali.

Palermo 12 Marzo 2003

Laboratorio Zeta,
laboratorio sociale occupato
via A.Boito 7 (trav. Via Notarbartolo)
Palermo

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