AL MAGNIFICO RETTORE DELL’UNIVERSITA’ STATALE DI MILANO

In questi giorni, tragicamente segnati dall’inizio della guerra unilaterale di Bush e Blair e dall’avvio della fase di bombardamenti dall’agghiacciante denominazione “colpisci e terrorizza”, un luogo formativo qual è l’università non può tacere. Le grandi mobilitazioni di questi mesi e giorni e le molteplici prese di posizione pubblica dicono chiaramente che la maggioranza degli abitanti del globo è contro questa guerra. La retorica bellica tenta di far leva sui sentimenti di paura delle persone per giustificare un attacco originato da ben altri interessi. Il petrolio, il controllo delle vie energetiche, l’occupazione di aree strategiche, la costruzione di nuove forme di egemonia mondiale: questi, e non certo la paternalistica preoccupazione per gli iracheni oppressi dal regime dittatoriale di Saddam Hussein, sono i reali motivi.
Anche all’università di Milano un grande coro di voci plurali ha urlato il suo no alla guerra. Cortei, mobilitazioni, assemblee, appelli testimoniano di una presa di parola collettiva di centinaia e centinaia di studenti, docenti, lavoratori dell’università. Lei, in quanto rettore di questa istituzione, non può quindi ignorarle.
Venerdì scorso, occupando temporaneamente la sala professori della presidenza di Lettere, abbiamo aperto uno spazio pubblico in cui rivolgerLe quattro precise richieste: una presa di posizione ufficiale contro la guerra; la trasparenza sui possibili nessi (diretti o indiretti) tra ricerca universitaria e industria bellica; che i simboli di pace e la targa in ricordo di Dax - ucciso in un vile agguato fascista - non siano più rimossi; la concessione dell’Aula Magna per un’assemblea d’ateneo e cittadina del movimento contro la guerra, con relativa sospensione dell’attività didattica per l’intera giornata.
Di fronte alla genericità delle sue risposte su alcuni punti, e al secco diniego rispetto ad altri, siamo costretti a rivolgerle un ULTIMATUM. Le diamo tempo fino alle 17 di MERCOLEDI’ 26 MARZO 2003 per:
concedere la disponibilità dell’Aula Magna, luogo simbolo dell’università Statale e quindi della città di Milano, che oggi più che mai deve essere spazio pubblico di discussione e riflessione e non vuoto luogo di un’istituzione indifferente rispetto a quanto sta accadendo;
l’esposizione sul pennone dell’università di una bandiera arcobaleno, simbolo di pace e concreto impegno per la costruzione di un’università e una formazione contro la guerra.

Se entro la scadenza indicata queste richieste non verranno soddisfatte, il movimento dichiarerà ufficialmente lo scoppio della pace all’università di Milano.

Cordialmente,
Reti universitarie contro la guerra

Non con i nostri cervelli
Non con le nostre parole
No ai saperi di guerra, un’alternativa è possibile qui e ora