con i protestanti non si puo fare con ortodossi navota ogni tanto possiamo mangiare il corpo gesù compreso il cazzo le palle i rognoni il culo i capelli, lo ingoiamo come fanno i serpenti con i topi e poi a cacarlo tutti beatamente
AFFFRONTA L´ARGOMENTO IN MODO AMPIO E DETTAGLIATO: GIOVANNI PAOLO II HA COMINCIATO A SCRIVERLA L´ANNO SCORSO «L´eucarestia è la vita della Chiesa» Ecco il testo dell´enciclica che il Papa firmerà il Giovedì Santo 31/3/2003 CITTÀ DEL VATICANO ECCLESIA de Eucharestia»: questo è il nome dell´enciclica - la quattordicesima del suo regno - che Giovanni Paolo II firmerà il Giovedì Santo, il giorno in cui la Chiesa celebra l´istituzione del sacerdozio, e dell´eucarestia. E´ un documento ampio, diviso in quattro capitoli, preceduti da un´introduzione. Vari i motivi che hanno spinto Giovanni Paolo II a preparare quest´enciclica, «in lavorazione» sin dall´anno scorso; le sue preoccupazioni emergono con chiarezza dai singoli capitoli, che siamo in grado di anticipare. «La Chiesa vive dell´eucarestia»; è l´affermazione iniziale, ed è il cuore del documento. Il papa ricorda che cent´anni fa - nel 1902 - Leone XIII scrisse un´enciclica «Mirae Caritatis» su questo tema, seguita poi da altri due documenti, di Pio XII di Paolo VI; e proprio nel centenario della «Mirae Caritatis» ha voluto ricordare l´importanza dell'eucarestia nella vita cristiana. Che fa parte della tradizione e della prassi della chiesa, «ma non tutto è luce. Vi sono pure delle ombre. Infatti vi sono numerosi luoghi dove si registra un pressochè completo abbandono del culto di adorazione eucaristica. E non soltanto c'è da lamentarsi siffatta trascuratezza, ma ad essa si aggiungono dei gravi abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile sacramento. E' con grande dolore che devo riferirmi a questi tristi fatti che pur manifestandosi in differente misura a seconda dei luoghi, si sono, comunque, generalizzati». LA PRESENZA DI CRISTO. L´enciclica vuole innanzitutto ricordare ai fedeli che secondo la dottrina cattolica nell´ostia e nel vino Cristo è realmente presente: «La presenza sacramentale del sacrificio del Calvario nella santa Messa si attua attraverso la presenza reale di Cristo stesso... Questa conversione in modo e conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica transustanziazione». Non sembra un´affermazione scontata, agli occhi del Papa, perchè in alcuni paesi «si manifesta una comprensione assai riduttiva del ministero eucaristico il quale spogliato del suo valore sacrificale non oltrepasserebbe il senso del valore di un incontro conviviale fraterno». RISPETTO PER LE OSTIE CONSACRATE. Cristo continua a essere presente nelle particole consacrate e non utilizzate; il Papa è preoccupato perchè non sempre viene loro tributata attenzione sufficiente e rispetto. Possono nascere problemi anche durante le celebrazioni di massa: «Penso alle concelebrazioni di un gran numero di sacerdoti della distribuzione della comunione a una moltitudine di fedeli. Come viene trattato in tali circostanze il santissimo Sacramento? Si hanno gesti di banalizzazione della Messa? E' da considerare seriamente che le mancanze nei confronti del mistero eucaristico arrecano un gran male ai fedeli poichè viene praticamente oscurata la fede eucaristica della chiesa. La dottrina smentita dalla prassi rischia di venire svilita». CHI NON PUÒ FARE L´EUCARESTIA. C´è poi il problema crescente, legato a persone che si comunicano pur non essendo in stato «di grazia». Sono esclusi dall'eucarestia, per esempio, i divorziati risposati. Il giudizio sullo «stato di grazia» è ordinariamente spetta soltanto all'interessato; perchè non può essere giudicato da altri quando non vi sono manifestazioni esterne. «Nei casi però in cui la sua mancanza si palesa esternamente, quale perseveranza in peccato grave manifesto, il giudizio spetta alla Chiesa. A questa manifestazione esterna, oggettiva dell'indisposizione morale fa riferimento la norma della Chiesa sulla non ammissione alla comunione eucaristica». L´ADORAZIONE DEL SANTISSIMO. In molte chiese le ostie consacrate sono conservate senza particolare cura o onore. Papa Wojtyla vuole rilanciare l´abitudine dell´adorazione del «Santissimo». «....Durante il giorno i fedeli non omettano di far visita al santissimo sacramento che deve esser custodito in luogo distintissimo, con il massimo onore, nelle chiese, secondo le leggi liturgiche, perchè la visita è prova di gratitudine, segno d'amore, debito di riconoscenza a Cristo Signore là presente». NIENTE EUCARESTIA CON I PROTESTANTI. E´ certamente il tema più sviluppato del documento, il che testimonia sia di una prassi crescente - specie in Germania, Svizzera e Stati Uniti, sia della preoccupazione della Chiesa. L´unità della Chiesa ha bisogno di tre elementi: professione di fede, sacramenti e governo ecclesiastico «non è possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica fintanto che non sia ristabilita l'integrità di tali vincoli. Siffatta concelebrazione non sarebbe un mezzo, bensì un ostacolo al raggiungimento della piena comunione». Viene giudicata «equivoca» la giustificazione di queste concelebrazioni sotto il titolo di «ospitalità eucaristica», «quasi fossero espressione di cortesia e di buona accoglienza degli ospiti». Egualmente, i cattolici non possono pensare di sostituire la messa domenicale con la presenza a celebrazioni ecumeniche «Neppure per pretese ragioni di promozione dell'azione ecumenica». Il Concilio Vaticano II ricorda che le chiese nate dalla Riforma «non hanno conservato la genuina e integra sostanza del Mistero eucaristico. Con simili pratiche non si promuove ma si danneggia il raggiungimento della desiderata unità». Sono pratiche definite come «strumentalizzazione dell'eucarestia per promuovere un modo sbagliato di azione ecumenica». INVECE CON GLI ORTODOSSI QUALCHE VOLTA SI PUÒ. Con le Chiese ortodosse la situazione è diversa; se in nessun caso è legittima la concelebrazione in mancanza della piena comunione, «non accade lo stesso rispetto all'amministrazione dell'eucarestia in circostanze speciali a singole persone appartenenti a chiese o comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica». Il Vaticano II ricorda che in certe circostanze particolari i fedeli delle chiese ortodosse possono ricevere la comunione, e in casi particolari «anche i cattolici possono fare ricorso per gli stessi sacramenti anche ai ministri di quelle chiese in cui essi sono validi». La Congregazione per la Dottrina della Fede, e quella per il Culto Divino emaneranno, insieme all´enciclica «indicazioni particolareggiate». SOLO I SACERDOTI. L'eucarestia è la principale ragion d'essere del sacramento del sacerdozio, nato effettivamente nel momento dell'istituzione dell'eucarestia insieme con essa, ricorda il Papa; e «L'assemblea eucaristica necessita assolutamente del sacerdote ordinato a presiederla per poter essere veramente assemblea eucaristica e la comunità non è in grado di dare a se stessa il ministro ordinato». Così come non è pensabile il caso di singole comunità di cristiani che celebrano l´eucarestia pur essendo divise dalla Chiesa: «Sarebbe pertanto una grande incoerenza se il sacramento per eccellenza dell'unità della Chiesa fosse celebrato senza una vera congiunzione con il vescovo». E un ultima raccomandazione ai sacerdoti: celebrate tutti i giorni, anche da soli.
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