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no-global, donne a confronto
by mj Wednesday, May. 21, 2003 at 11:00 AM mail:

da il manifesto.it

FIRENZE
No-global, donne a confronto
Le femministe si organizzano per il Forum sociale europeo di Parigi
FRANCESCA PILLA
FIRENZE
Non si tratta di rivendicare sterilmente visibilità, partecipazione e ruoli decisionali all'interno del movimento dei movimenti, anzi le femministe, forti di una lunga tradizione di opposizione politica alla concezione fallocentrica che le vuole messe in secondo piano, si ripresentano oggi con un messaggio: bisogna riconquistare peso politico nella pratica per invertire la tendenza nella riproduzione degli stessi assetti di genere del mondo neoliberista all'interno del popolo no global. Così l'Assemblea delle donne di un intenso week-end fiorentino, alla quale hanno aderito e partecipato oltre 70 gruppi e associazioni femministe, è un primo tassello di un percorso che con coscienza si ritiene difficile, ma possibile e determinante per portare un contributo specifico all'incontro di Evian in occasione del G8, organizzare la presenza al Forum mondiale di Cancùn e a quello europeo di Parigi in novembre. Anche grazie alla rete europea della Marcia delle donne e in seguito alla riunione di Berlino dello scorso aprile quello che si realizzerà nei prossimi appuntamenti sarà quindi la riappropriazione di spazi e tempi. L'impegno è di organizzare work shop specifici e seminari autogestiti, garantire l'alternanza negli interventi durante le assemblee plenarie e non, formare uno spezzone femminile nelle manifestazioni sostenendo la partecipazione del maggior numero di presenze possibili anche attraverso un fondo per disoccupate e studentesse. L'impressione in ogni modo è che le due giornate di Firenze, sabato 17 e domenica 18 maggio - in una affollatissima palestra della Casa del popolo di Ponte a Greve - abbiano ridato fiato all'eredità del movimento femminista mutilata nel passaggio generazionale sia dalla difficoltà delle più anziane di tramandare le esperienze sia dalla «testardaggine» di giovani che vogliono ricominciare daccapo come se nulla avessero alle spalle. Con una marcia in più assemblee e gruppi di lavoro hanno toccato in maniera trasversale i temi caldi del cammino in costruzione di un altro mondo possibile, con posizioni diversificate tra chi ritiene necessario conservare le differenze femminili all'interno del movimento e chi invece incontrarsi «più organicamente» con gli uomini.

E' stato quindi ricordato che il femminismo contiene nel suo dna l'antimilitarismo, nella concezione però che l'aspirazione a negare la guerra non comporta l'annullamento dei conflitti, in primis quello donna-uomo che deve essere un imperativo per la costruzione di una realtà sociale altra. Le donne hanno poi posto l'accento sulla contraddizione di una società fondata sul lavoro che occulta totalmente il problema della riproduzione e sul ruolo femminile che ha dovuto, volente o nolente assumere i compiti di cura, assistenza dell'infanzia e degli anziani in una concezione familista privatistica invece che affidata a uno stato sociale non burocratico. Flessibilità e conseguente precarietà, ricatti sessuali impliciti e espliciti nel mondo del lavoro che plasma i modelli di vita, sono state le tematiche particolarmente sentite dalle più giovani che considerano la lotta e/o la resistenza a tali schemi ancora un passaggio obbligato per la donna femminista. La mozione sull'articolo 18 votata unitariamente quindi non solo dice «sì» al referendum per l'estensione, ma lo considera un passo indispensabile per muoversi nella direzione opposta. E poi «no» alle costruzioni oppressive dei razzismi e delle disuguaglianze sessiste, ma sessualità libera da non considerare materia impolitica. E proprio sui corpi infatti che si giocano le politiche di esclusione e in particolare su quelli femminili che s'impongono logiche di patriarcato e consumiste.

E' stato ricordato infine che l'assemblea mondiale delle donne di Pechino nel 1995 era già stata l'avanguardia della critica alla globalizzazione e che aveva posto le basi per quella data simbolo della nascita del movimento diventata poi Seattle 2000.

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