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IL FALLIMENTO GARANTITO DELLA ROAD MAP
by Alessandro Monday, Jun. 09, 2003 at 12:50 AM mail:

Un articolo da un importante quotidiano israeliano (riportato tradotto su Peacelink)

IL FALLIMENTO GARANTITO DELLA ROAD MAP

Tanya Reinhart
29 maggio 2003

Yediot Aharonot, 14 Maggio, 2003

Con una certa frequenza un "piano di pace" esce fuori dai cassetti della casa Bianca e coinvolge i discorsi pubblici per qualche settimana. Sebbene questo rituale ha un percorso prestabilito e una fine predeterminata, è curioso come in Israele molti sono ancora portati a credere che questa volta la cosa è differente dal passato.

La Road Map annuncia che questa volta "l'obiettivo è un regolamento finale e completo del conflitto Israelo-Palestinese entro il 2005". Per verificare se c'è qualche cosa di concreto in questa direzione, è necessario chiarire innanzitutto di che conflitto si tratta. Dal punto di vista israeliano uno potrebbe avere l'impressione che riguarda il diritto al ritorno: i Palestinesi stanno tentando di minare alle fondamenta la stessa esistenza dello stato di Israele con la richiesta di permettere ai loro rifugiati di tornare, e cercano di raggiungere tutto questo con il terrore. Sembra che sia stato dimenticato che in pratica si tratta di un semplice e classico conflitto sulla terra e sulle risorse (l'acqua). Il documento della Road Map si caratterizza per la completa assenza di ogni dimensione territoriale.

Le richieste ai Palestinesi sono chiare: mettere in piedi un governo che sia definito dagli USA democratico, di organizzare tre forze di sicurezza che siano definite affidabili da Israele e di schiacciare il terrorismo. Una volta che queste richieste siano state adempiute, inizierà la terza fase, nella quale l'occupazione miracolosamente finirà. Ma il documento non pone alcuna condizione a Israele su questa terza fase. Molti Israeliani capiscono che non c'è alcuna strada per finire il conflitto senza il ritiro dell'esercito israeliano dai territori e senza lo smantellamento degli insediamenti. Ma questi concetti base non sono nemmeno accennati nel documento, che parla solo di congelamento degli insediamenti e dello smantellamento dei nuovi avamposti, già nella prima fase.

La prima fase è più concreta perché riprende il piano Tenet. In questa fase si prevede anche che Israele "si ritiri dalle aree palestinesi occupate dal 28 settembre 2000... [e restituisca] lo status quo che esisteva allora". Non ci sono dubbi che l'adempimento di questa richiesta può contribuire notevolmente a stabilire una certa calma, anche se temporanea. Se credessi che i rappresentanti europei nel quartetto avessero la capacità di realizzare questo piano, lo avrei accolto con favore. Ma non c'è alcun fondamento per questa speranza. Il piano Tenet è caduto sotto i riflettori più volte nel passato. L'ultimo round fu quello che sembrò essere una iniziativa americana di cessate il fuoco nel marzo 2002, per il quale Zinni e Cheney furono mandati nella regione. Già allora Sharon disse con chiarezza che egli non era d'accordo con questa richiesta, mentre era solo disponibile ad alleviare le condizioni della popolazione nelle aree nelle quali la calma fosse assicurata (Ha'aretz, Aluf Ben, 19.3.02). Questo non ha impedito agli USA di indicare nei palestinesi la parte che ha rifiutato il cessate il fuoco. Con la fine di questa iniziativa, Israele ha scatenato l'operazione di distruzione "Defensive Shield", con la benedizione degli USA.

Israele ha anche risposto alla Road Map con le stesse vecchie obiezioni. Ha inoltre sottolineato che non è sufficiente un alt negoziato al terrorismo e che ciò che è richiesto è un scontro chiaro tra le nuove forze di sicurezza e le organizzazioni delle opposizioni (cioè, una guerra civile). Israele chiede anche che una dichiarazione palestinese di fine del conflitto e di rinuncia del diritto al ritorno deve essere fatta come precondizione all'inizio di ogni processo, e non alla fine. Di nuovo, nulla di tutto questo mina la convinzione degli USA che Israele è la parte che sta cercando la pace, la parte "la cui sicurezza è la chiave per la sicurezza del mondo", come sostiene Condoleezza Rice.

Gli Stati Uniti sono governati oggi da falchi la cui visione è una guerra infinita. Israele, i cui leader sono sempre ansiosi di iniziare un'altra guerra, è un punto di forza in questa visione. Non vi è quindi nessuna base per credere che gli USA permetteranno a nessuno di forzare Israele a fare la minima concessione.

Il 13 marzo 2002, alla vigilia della visita di Zinni nel round precedente, l'esercito israeliano lo accolse con un attacco nel campo profughi di Jabalya, nel quale 24 Palestinesi furono uccisi in una notte. Ora Powell è stato accolto con una ondata di arresti e di deportazioni di attivisti internazionali.
Nella Pax Americana, non vi è spazio per i pacifisti. La pace sarà portata dai tanks.

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