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cronaca da salonicco
by border=0 Friday, Jun. 20, 2003 at 7:34 PM mail: border0@tmcrew.org

cronache del corteo contro la zona rossa a Halchidiki


thesalonikki 20.06.03 ore 20:30


Eccoci, un po con gli occhi gonfi di lacrimogeni, ma siamo di nuovo all'universita', di ritorno da Halchidiki.


Siamo partiti questa mattina alle 8:00 dopo una notte agitata e piena di di situazioni tese fra i vari gruppi. Da Teologia, Filosofia e Legge sono partiti 12 pullman di anarchic* e antiautoritar*, oltre alcuni gruppi che si sono mossi con le auto private. molti infatti decidono di restare all'universita'. Per nostro stupore non abbiamo incontrato poliziotti, o per lo meno non abbiamo incontro blocchi, avezzi come siamo a essere continuamente fermati, soprattutto quando viaggiamo in mezzi su strada.


Arriviamo a Halchidiki, 120 km di litoranea da Salonicco, il luogo dove fra spiagge bellissime e montagne brulle si riuniscono i padroni d'Europa. Li incontriamo gli altri spezzoni che partecipano al corteo: il KKE (e resistenza thesalonikki 2003), il Forum, Iniziativa di Lotta thessaloniki 2003 e Iniziativa Genova 2001.


Sono presenti alcune migliaia di persone, forse 8000, che convergono sulla spiaggia antistante a un parcheggio. Di li il bivio, o il lungo mare, o la strada sterrata di campagna. In fondo si ergono enormi e lusssuosi due Hotel imponenti. Davanti a questi schieramenti di celere, container e blindati (non molti in realta'). Altre guardie sono in mare, affiancati dalla marina militare e i suoi mezzi.


Gli spezzoni dei comunisti e del Forum prendono la strada per il lungomare e vanno verso l'entrata principale degli Hotel, mentre il blocco nero e quello dei disobbedienti girano per il sentiero, tentando di prendere il posto alle spalle.


Il blocco nero e' massiccio, autodifeso e unito. Circa mille persone avanzano incordonate dietro lo striscione rosso di "Movimento antiautoritaro thessaloniki 2003". Davanti a loro circa duecento disobbedienti rivestiti di gommapiuma e con gli ormai noti gommoni di "sfondamento".


Dopo circa venti minuti di cammino in una campagna brulla e pietrosa, dove incontriamo nascosti fra gli ulivi e i vigneti numerosi gruppi di poliziotti, arriviamo a una specie di ponte. Il valico e' sbarrato da un blocco di cemento e soprattutto da quasi una decina di file di celere gia' schierata e in attesa. Alla destra della nostra vista, 4 squadre, da dieci uomini ciascuna, "sparpagliate" e schierate a difendere la valle e a intervenire sul fianco. A sinistra abbiamo un monte ripido e pietroso.


Nel complesso ci e' sembrato un posto molto scomodo per fare una forzatura contro il muro di guardie che stava di fronte, anche perche' l'unica via di fuga era la ritirata, ma anche tornando indietro c'erano i gruppi di guardie precedentemente avvistati fra i vigneti. In ogni caso la partita si gioca li', ormai siamo arrivati e il terreno di scontro l'hanno scelto loro e l'hanno scelto bene.


Il blocco dei disobbedienti scavalca la struttura di cemento che li separa dal cordone della polizia e carica la prima linea di sbirri con le camere d'aria. Resiste il solito tempo ormai noto di questa pratica mentre altri attivisti del blocco loro ricoprono gli agenti di vernice. Poi partono le prime granate assordanti e le bombe urticanti, e il blocco rovina fragorosamente sulla barriera di cemento che si era lasciata alle spalle, fortunatamente senza feriti gravi.


A quel punto infuria lo scontro. Mentre la prima linea si mette in salvo nella parte di strada ancora del corteo, decine di attivisti del blocco nero si scagliano contro le guardie a valle, ingaggiando una lunga sassaiola, favoriti dall'altezza ma soprattutto dall'inesauribile aarsenale presentato dal terreno sassoso.


La controffensiva della polizia greca e' totale, partono bombe lacrimogene e gas urticanti da tutti i lati possibili e non resta che arretrare. Con un po di intelligenza si riesce a contenere la piazza saldamente e non avviene nessuna fuga precipitosa. Dopo pochi minuti infatti mentre si erige un minimo di barricata sul sentiero, alcune decine di manifestanti controcaricano a sorperesa la polizia. La sortita sembra riuscire e per un buon quarto d'ora i manifestanti tengono testa, con un asfissiante tira e molla di sassi e lacrimogeni, alle cariche della polizia sul sentiero e a tenere lontana la polizia a valle. L'entusiasmo diventa contagioso.


La situazione precipita pero' quando alcune pattuglie grigioverdi (i colori della celere greca) calano dagli ulivi e dal monte alla nostra sinistra bersagliando con le bombe urticanti (che scagliano a mano) nel mezzo degli spezzoni. La fuga si fa allora piu' caotica, l'acido irrita gli occhi e blocca la gola, l'asfisssiante mancanza d'ossigeno e il dolore aspro dei gas di Genova tornano in mente...


Diventa miracoloso a questo punto l'intervento del Medical Team, che forniscono a ripetizione e instancabilmente assistenza a chiunque vedono avere dei problemi (nel caso specifico tutto il corteo!), spruzzando Malox liquido, liberando le vie respiratorie agli intossicati e servendo acqua.


Neanche il corteo fa in tempo ad arretrare lungo lo stretto sentiero che dal fianco opposto, quello destro, da alcuni vigneti ripiove l'ennesima pioggia di granate assordanti, pepper spray, gas urticanti e lacrimogeni: un bombardamento chimico a tutti gli effetti. La ritirirata prosegue lacrimando fino al piazzale da cui erano partiti i due percorsi indipendenti. E proprio li vediamo la gente degli altri cortei giungere con le faccie irritate e gonfie sospinti dalle cariche della polizia dal lungomare.


Quando il cordone della celere che seguiva il blocco nero, dal sentiero, e quella dal lungomare si uniscono temiamo il peggio. Anche perche' un terzo cordone spunta da dietro un ristorante. Parte l'ennesima carica, si resiste qualche minuto, ma infine si cede.
Qualche operazione diplomatica improvvisata da qualche gruppo dirigente dei comunisti riesce a fermare la carica finale, forse la piu' dura visto lo spiegamento, e dai parte dei manifestanti si placa l'altrimenti fitto lancio di sassi.


Cosi' possiamo giungere di nuovo ai pullman, contarci e ripartire.


Poteva andare peggio, in termini puramente militari poteva esssere un massacro ma la gestione tecnica di piazza dei compagni e' stata intelligente, cioe' si e' tirata la corda al massimo ma non fino al punto di rottura. Dal punto di vista politico, questi assalti alla zona rossa, a nostro avviso, andrebbero riletti e verificati poiche' spesso per un gesto "simbolico", ci si rimette troppo in forze ed energie, quando con poco... ma e' un discorso che affronteremo in altra sede.


Purtroppo non abbiamo notizie certi di arresti e fermi, quindi non sappiamo dare una lettura dell'evento dal punto di vista re0pressivo, mentre i feriti ce ne sono stati a decine, quasi tutti da intossicazione e slogature (cadute varie), ma fortunatamente non ci risulta che ce ne sia qualcuno grave.


A domani

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