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Barcellona: sette giorni sospesi nel vuoto
by dal manifesto Saturday, Jun. 21, 2003 at 12:48 PM mail:

Al consolato svizzero per Martin, vittima del G8 Protesta a Barcellona Appesi a un palazzo di dodici piani, chiedono un'inchiesta sulla polizia elvetica, che nei giorni di Evian buttò giù dal ponte un giovane inglese. Sottoscrizione per le spese mediche.



Per sette giorni e sette notti sono rimasti lì, appesi in cima al palazzo di dodici piani che ospita il consolato svizzero di Barcellona, con un telefonino e un grande striscione: «Stop impunidad». Stremati, Oscar e Claudio sono scesi ieri sera dopo l'ultima manifestazione di protesta contro il trattamento riservato dalle autorità elvetiche al loro compagno Martin Shaw, l'«arrampicatore militante» che non è tornato a casa dopo il G8 di Evian. Il primo giugno, durante un blocco sull'autostrada, la polizia svizzera l'ha buttato giù dal ponte di Aubonne (Losanna), provocandogli fratture gravi a un piede e meno gravi al bacino e alla colonna vertebrale. Da allora il 39enne Martin, elettricista inglese trapiantato a Barcellona, è ricoverato all'ospedale di Losanna, dove è stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici e rischia anche di dover pagare migliaia di franchi svizzeri per le spese tra trasporto e degenza. I medici dicono che «potrà presto camminare e anche correre, ma il piede non torenerà mai come prima». Ricomincerà ad appoggiarlo a terra la prossima settimana, poi si vedrà. Tutta colpa del poliziotto che ha pensato bene di tagliare la corda alla quale era legato a venti metri d'altezza, trasformando un blocco nonviolento in qualcosa di troppo simile a una tragedia. Colpa? Lo dirà la magistratura di Losanna, ma gli attivisti catalani si fidano poco: chiedono perciò un'inchiesta indipendente che accerti le responsabilità, la sospensione dal servizio del poliziotto e del suo comandante e l'intervento del canton Vaud per coprire le ingenti spese mediche e legali del giovane britannico, trattato come se fosse vittima di un incidente stradale. Peggio, è stato persino incriminato per il blocco stradale.

Martin quel giorno era appeso a un'estremità della corda; dall'altra parte dell'autostrada la sua compagna Gesine, 25 anni, era legata all'altro capo, con l'obiettivo di impedire il passaggio ad alcune delegazioni dirette ad Evian. L'agente armato di forbici era arrivato sul posto da mezz'ora, abbastanza per rendersi conto della situazione, ma avrebbe raccontato di essere tedesco e di non aver compreso gli ordini del suo superiore, pronunciati in francese. La polizia ha subito ammesso di aver fatto un errore, senza raccontare sciocchezze come poteva succedere altrove, poi però non si è saputo più nulla dell'inchiesta aperta dal giudice istruttore Ruede del Canton Vaud: non risulta che il poliziotto sia stato incriminato, né è stata diffusa la versione del suo superiore. Eppure, secondo gli attivisti presenti, alcuni dei quali hanno ripreso l'intera scena per Indymedia Italia, oltre ai cartelli contro il G8 ce n'era anche uno che diceva «O ti fermi qui o ammazzi due persone». «L'abbiamo ripetuto più volte», dicono. Almeno di persone di diverse nazionalità l'hanno già ripetuto o sono pronte a ripeterlo agli inquirenti, che finora non hanno neanche acquisito il video di Indymedia.

«Non ci interessa che sia punito un singolo poliziotto - dice ora Gesine, rimasta a Losanna per assisetere Martin - Vogliamo che siano accertate le responsabilità politiche di quell'operazione di polizia. La nostra era un'azione del tutto sicura, quello che hanno fatto è pazzesco. Potevano ammazzarci». Dalla Svizzera il gruppo di appoggio a Martin ha promosso per lunedì mattina alle 11 presidi simbolici e rumorosi davanti alle sedi diplomatiche elvetiche in Europa (a Milano piazza Cavour). Indymedia (http://italy.indymedia.org) fornisce tutti gli aggiornamenti e gli appuntamenti, con i numeri di conto corrente per contribuire alle spese di Martin.

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