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Aubonne, nuove prove contro la polizia
by andrea capocci Friday, Jul. 04, 2003 at 12:33 PM mail:

Un video di Indymedia e le registrazioni radio rivelano: la polizia sapeva che Martin era appeso al cavalcavia. E tagliò la fune

Martin Shaw è stato dimesso ieri dall'ospedale di Losanna. La strada della guarigione è ancora lunga, ma almeno potrà tornare a Barcellona. Era entrato in ospedale più di un mese fa, vivo per miracolo. Contro il G8 di Evian, si era appeso ad una corda bloccando il traffico sul ponte di Aubonne, tra Ginevra e Losanna. La polizia svizzera era intervenuta tagliando la fune e facendolo precipitare da venti metri di altezza, mettendo a rischio la sua vita pur di liberare l'autostrada prima possibile.

Passato lo spavento, inizia ora la battaglia legale. Sembrava difficile smontare la versione dei fatti diffusa dalla polizia, secondo cui non vi sarebbe stata alcuna premeditazione. L'agente colpevole, di madrelingua tedesca, sarebbe arrivato in ritardo sul ponte e non sarebbe stato avvertito dai colleghi, in maggioranza francofoni, sull'azione in corso.

Invece un nuovo filmato diffuso ieri, girato da un attivista di Indymedia Argentina, mette in discussione tale versione: il poliziotto arriva sul ponte per primo, per di più nella stessa auto del sergente responsabile delle operazioni, un francofono. La stretta collaborazione tra il poliziotto e il superiore di lingua francese smentisce l'ipotesi del malinteso.

Grazie alle nuove immagini, la catena delle responsabilità comincia ad allungarsi, a cominciare proprio dal sergente. Nelle sequenze del filmato immediatamente precedenti il taglio, l'ufficiale, a pochi metri dalla corda, avvicina il poliziotto con il coltello già sguainato ma non fa nulla per fermarlo. La sua negligenza non è nemmeno spiegabile con la disinformazione. Lo dimostra la registrazione di un radioamatore sintonizzato sulle frequenze radio della polizia al momento dell'azione. Nel dialogo gli agenti sono coscienti di quanto stia accadendo sotto il ponte, tanto da urlare nel microfono: «Non possiamo tagliare la corda». Resta da capire perché abbiano poi cambiato idea. Tirando le somme, pare ormai evidente che l'agente dal coltello facile non era affatto isolato dal resto della polizia presente sul ponte, a partire dal suo superiore; il quale, a sua volta, conosceva benissimo le conseguenze del taglio della corda.

Nonostante tutto, il magistrato titolare dell'inchiesta, Jean-Marie Ruede, sembra soddisfatto dalla versione «innocentista» della polizia, tanto che nessuno ancora sarebbe stato incriminato. Si tratta di un'indagine difficile, in quanto la procedura elvetica prevede che la polizia indaghi su se stessa. L'integrazione tra magistratura e forze dell'ordine è tale che l'ufficio del giudice istruttore di Losanna si trova nello stesso edificio della centrale di polizia: non stupisca che, di tutte le persone presenti sul ponte, solo i poliziotti siano stati ascoltati come testimoni. Temendo dunque un altro insabbiamento di un'indagine scomoda, sull'esempio del G8 di Genova, un'associazione internazionale di avvocati e giuristi, la Commissione internazionale per la difesa dei diritti umani, intraprenderà un'inchiesta indipendente sul comportamento della polizia sul ponte di Aubonne.

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