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Sud ribelle? Sono sovversivi
by dal manifesto Wednesday, Jul. 16, 2003 at 11:57 AM mail:

La procura di Cosenza richiede l'arresto dei 20 no global. Con intercettazioni, foto e filmati. Scontro simulato: sotto accusa il «training» al Carlini con plexiglass e gommapiuma. Secondo il pm Fiordalisi Caruso e Cirillo erano le menti della rete, che avrebbe avuto un doppio livello.



Quattro faldoni con migliaia di pagine di intercettazioni telefoniche, e-mail, foto e filmati delle manifestazioni contro il Global forum di Napoli e il G8 di Genova, accompagnati da una memoria di 150 pagine per dimostrare che la rete del Sud ribelle nei giorni precedenti il G8 si attrezzava a devastare il capoluogo ligure. E' così che il sostituto procuratore di Cosenza Domenico Fiordalisi ha trasformato ieri mattina quella che avrebbe dovuto essere poco più di una formalità in un nuovo e pesante banco d'accusa nei confronti degli indagati. Il tribunale della Libertà di Catanzaro doveva infatti semplicemente riesaminare l'ordinanza di scarcerazione dei venti no global arrestati lo scorso 15 novembre. Ma l'udienza è stata presto sospesa e riaggiornata al prossimo 23 ottobre, perché i difensori dei no global hanno chiesto tempo per prendere visione della nuova documentazione e preparare una contromemoria. Una mossa inaspettata, quella di Fiordalisi, ma evidentemente ben meditata per rispondere al tribunale, che oltre ad annullare gli arresti aveva smontato il suo «teorema» cospirativo, e all'opinione pubblica che era scesa in piazza per difendere gli arrestati. Il provvedimento era stato poi annullato dalla Cassazione per un errore di forma. L'intero impianto accusatorio mira a dimostrare il carattere sovversivo del Sud ribelle. «Siamo in presenza di una grave forma associativa, con carattere cospirativo e sovversivo, che va al di là della semplice associazione a delinquere», scrive il pm. Il cui obiettivo «è quello di bloccare o almeno turbare l'attività del governo italiano». Nel mirino della procura ci sono soprattutto Francesco Caruso e il calabrese Francesco Cirillo. Il primo perché «ha agito sia come leader della più vasta rete cosiddetta no global sia come esponente della rete del Sud ribelle», il secondo perché ha fondato quest'ultima con l'obiettivo di «convogliare i soggetti disposti a compiere violenza». Ma non finisce qui. Secondo Fiordalisi esisterebbero «due livelli associativi». Il primo costituito dai violenti finiti sotto inchiesta e il secondo, più vasto, dagli altri aderenti alla rete che, secondo Caruso e Cirillo, «devono divenire una grande associazione sovversiva nel Meridione d'Italia». Punto forte sarebbe in particolare un filmato girato la notte tra il 16 e il 17 luglio del 2001 nel sottoscala dello stadio Carlini, dove secondo il pm si sarebbe svolta una riunione per pianificare la distruzione di Genova. In esso si vedrebbero Caruso e Luca Casarini preparare le «armi» e «addestrare» altri manifestanti alla guerriglia urbana simulando scontri con le forze dell'ordine. «Fiordalisi si riferisce alla simulazione alla quale erano presenti tutti i giornalisti delle testate nazionali ma anche della Bbc e del New York Times. Era una conferenza stampa per mostrare quali erano gli oggetti della disobbedienza, cioè gli scudi di plexiglass per difenderci e la gommapiuma per attutire gli eventuali colpi che avremmo ricevuto dalla polizia. Li abbiamo fatti di giorno, di notte, era un'attività continua di training perché tutti si comportassero in modo coordinato e non autolesionistico», ribatte Caruso. Il filmato è accompagnato da atti dei procedimenti già aperti a Genova e Napoli sulle rispettive manifestazioni, informative della Digos, foto e altro materiale sequestrati durante le perquisizioni nelle case degli indagati, nonché numerose intercettazioni telefoniche, soprattutto sull'utenza di Caruso, e della posta elettronica. In particolare, una telefonata tra Caruso e Francesco Minisci dei Giovani comunisti servirebbe a dimostrare come alcune parti del «movimento istituzionale» si fossero dissociate dal Sud ribelle di Caruso e dei suoi «luogotenenti», come Fiordalisi ha definito gli altri indagati.

Fonti di prova molto controverse, se è vero che le intercettazioni a Caruso, tra cui anche una alla fidanzata, sono già state dichiarate inutilizzabili, mentre secondo fonti della procura ligure Fiordalisi avrebbe acquisito filmati e altro materiale «nemmeno preso in considerazione» dai magistrati che indagano sul G8 e «penalmente irrilevante». Tra queste un'altra telefonata di Caruso a una giornalista di Repubblica in cui si parlava dell'occupazione pacifica a un'agenzia di lavoro interinale a Napoli in cui era stato offerto ai no global anche il caffè.

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