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Ventimila a Riva del Garda: «Fermiamo il Wto. Costruiamo l'Europa sociale»
by dall'unità Sunday, Sep. 07, 2003 at 11:44 AM mail:

Ventimila a Riva del Garda: «Fermiamo il Wto. Costruiamo l'Europa sociale».


Cinque. Incappucciati da pesanti felpe nere o bordeaux. Cappellino borchiato e fazzoletto tirato fin sotto agli occhi. Intorno a loro, un campo di kiwi, una distesa di splendidi meli trentini e migliaia di occhi che li guardano un po' stupiti e un po' infastiditi.

Gli occhi erano quelli dei ventimila (qualcuno in più o qualcuno in meno) che sabato hanno partecipato al festoso corteo di Riva del Garda con lo slogan «Fermiamo il Wto. Costruiamo l'Europa sociale». Lo stupore era dovuto ai 31 gradi che accaldavano anche chi era solo in canottiera, figurarsi un incappucciato. Il fastidio nasceva dall'osservare quel «travisamento» nel giorno sbagliato.

Era venerdì il «giorno dei duri», delle scaramucce con la polizia e della conquista delle «zone rosse». O del rivendicare, come faceva Gianfranco Bettin in un dibattito sulle forme di lotta del movimento, pur in un contesto ormai definitivamente pacifista e non violento, la necessità in certe occasioni di fare azioni dirette, anche di dura protesta: «Proprio come fanno il missionario padre Zanotelli, e i suoi bambini di strada nella baraccopoli di Korogocho, periferia del Kenia e del mondo, anche con blocchi stradali e copertoni dati alle fiamme».

Ma sabato no. Sabato, nel continuo gioco di specchi che ha messo da tempo in crisi le possibilità classificatorie dei media (buoni e cattivi, violenti e dialoganti, ecc.), era il giorno della gente in corteo, delle bandiere, della musica e degli striscioni. Dei Disobbedienti con lattina di birra in mano e andamento danzante. «Per un Europa sociale e contro il vertice dei ministri degli Esteri che fanno a braccio di ferro sui poteri della Commissione Ue, ma nella nascente Costituzione, di sociale non ci hanno messo proprio niente», dice Giorgia, rivana e felicissima di vedere tanta gente tra le strade della sua città.

Alla manifestazione c'erano, come è ormai tradizione, un po' tutti: dagli anarchici con striscione «Non vi daremo pace», alle famigliole di Trento con bandiera arcobaleno rispettosa del bilinguismo: fronte/pace e retro/frieden. C'era la Cgil e soprattutto la Fiom, con un grande striscione con la scritta «Ciao Claudio» in ricordo di Sabattini, storico leader dei metalmeccanici i cui funerali si sono svolti ieri a Bologna.

C'erano alcuni partiti e il Gruppo missionari di Ledro, preoccupato come tutti gli altri che l'acqua («dono di Dio»), non finisca, grazie al Wto, «in dono» alle multinazionali. Tra i presenti anche Giuliano Giuliani, padre di Carlo, ucciso a Genova due anni, un mese e sedici giorni fa. In questo tempo il movimento è nato ed è cambiato.

Ieri c'era a Riva del Garda, ci sarà anche a Cancun. Ma ora è forse meno attento agli appuntamenti anti-vertice, tutto proiettato a vivere nelle singole realtà, a radicarsi. E così questi appuntamenti collettivi diventano il momento per scambiarsi idee ed esperienze: con i bolognesi che raccontano dei primi timidi approcci con il candidato sindaco Cofferati, i romani alle prese con la nuova ondata di occupazioni delle case e gli esperimenti delle loro micro tv di quartiere e i ragazzi del sud sempre in lotta sul fronte dei diritti degli immigrati che a migliaia arrivano sulle coste del meridione.

Il movimento, anche ieri è stato capace di mobilitarsi in massa, anche in un posto così difficile da raggiungere, e di coinvolgere nella festa antiliberista, durata fino a notte tra concerti e balli, tutta una città. Si è dato appuntamento per una serie di date che promettono un «autunno caldo sul fronte europeo» per la presidenza italiana targata Berlusconi.

Ieri era fuori posto solo la tenuta da guerriglia urbana dei cinque di prima, anche perché, tra mele e kiwi, la manifestazione di urbano aveva poco. E così l'unica azione da «duri» rimane qualche scritta sui muri e un tentativo di assalto ad un distributore Esso. Stoppato con qualche scappellotto dai Disobbedienti che ci avevano già pensato loro, tagliando una pompa per poi rivendicare: «L'abbiamo fatto in solidarietà con i compagni arrestati in passato per lo stesso motivo».


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