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Il vicepremier israeliano attacca "Arafat terrorista, lo uccideremo"
by internettuale Sunday, Sep. 14, 2003 at 12:51 PM mail:

può il rappresentante di un governo esprimersi in questo modo? e poi si lamentano per l'antisemitismo dilagante. è il governo israeliano il principale fomentatore di antisemitismo. (e in italia si scandalizzano per le cazzate di berlusconi)

Lo ha dichiarato alla radio il vicepremier israeliano Ehud Olmert
"Possiamo ucciderlo oppure segregarlo nella sua residenza"
"L'uccisione di Arafat
è una delle opzioni"
Alla Muqata si susseguono manifestazioni di solidarietà per il raìs
Abu Ala: "Se israele non rivede la decisione, niente governo"


Yasser Arafat alla finestra della sua residenza

TEL AVIV - Uccidere Arafat è "una delle opzioni". Lo dice il vicepremier israeliano Ehud Olmert alla radio Gerusalemme. E lo fa per spiegare la decisione del governo di "espellere in via di principio" il presidente dell'Anp. Ma eliminarlo fisicamente è solo una possibilità. L'altra è quella di segregarlo nella sua residenza di Ramallah, concedendogli due pasti al giorno ma non permettendogli di ricevere visite o parlare al telefono.

"Noi - ha spiegato Olmert - cerchiamo di eliminare tutti i capi del terrorismo, e Arafat è fra questi". La posizione del governo di Sharon è sempre più dura: il presidente dei palestinesi è considerato responsabile delle violenze e degli attacchi suicidi, unico artefice del fallimento della tregua. E non solo perché non è in grado di tenere a bada le formazioni estremiste, ma anche perché è lui il primo "terrorista". Il piano per espellerlo è già pronto. La scelta, quindi, sta tra l'eliminazione fisica e l'annientamento politico: in quest'ultima opzione, Arafat sarebbe segregato nella Muqata più di quanto lo sia già ora. Chiarisce Olmert: "Sarebbe rifornito di cibo due volte al giorno, ma non potrebbe ricevere ospiti, né dare interviste, né parlare al telefono".

Ma c'è anche chi crede che la morte di Arafat sarebbe l'unica scelta possibile: Avi Dichter, il capo dello Shin Bet, la sicurezza interna, ha dichiarato al quotidiano Maariv che si oppone all'eventuale espulsione del presidente palestinese. La sua eliminazione fisica sarebbe meno dannosa, dice Dichter, perché, dopo qualche settimana di turbolenza, alla fine i regimi arabi moderati resisterebbero alle proteste e la tutta l'area acquisterebbe maggiore stabilità.
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A Ramallah, proseguono intanto le manifestazioni di solidarietà per il raìs: sono arrivati anche molti "scudi umani", pronti a difenderlo nel caso in cui arrivassero i reparti speciali israeliani. E probabilmente l'ipotesi che la sua espulsione gli garantirebbe un nuovo palcoscenico si sta rivelando fondata. Il suo atteggiamento, in questi giorni, è più ambiguo che mai: ai suoi seguaci promette battaglia, agli osservatori internazionali si presenta come vittima dell'ostinazione israeliana.

Intanto, il primo effetto della decisione del governo Sharon si fa sentire sulla formazione del nuovo governo guidato da Abu Ala. Una formazione che è tutt'ora bloccata. "Se Israele non cambierà atteggiamento, è per me superfluo cercare di formare un governo" ha detto il neo-premier a un gruppo di pacifisti israeliani.


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