Il ministro dell'Interno davanti ai militanti forzisti veneti. "FI dalla parte di carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza". Ma "se ci sono stati errori, siano pagati secondo giustizia".
CORTINA D'AMPEZZO (BELLUNO) - All'epoca del G8, nelle drammatiche ore dei pestaggi alla scuola Diaz e delle violenze nella caserma di Bolzaneto, non era ministro dell'Interno. Ma oggi lo è, e le parole che pronuncia davanti ai militanti veneti di Forza Italia, sono parole che pesano. Di fronte alle gravi accuse della magistratura genovese per 73 appartenenti alle forze dell'ordine, Giuseppe Pisanu dice che Fi "sta dalla parte dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia", e accusa chi - a suo dire - si sta adoperando nel tentativo di "trasformare gli aggrediti in aggressori e i facinorosi in vittime innocenti".
Davanti alla platea forzista, il titolare del Viminale, riferendosi agli incidenti del luglio 2001, parla di "devastatori con la tuta bianca o nera", assimilando così i Disobbedienti e i "black bloc": e ancora insiste puntando il dito contro i "professionisti della disobbedienza che campano bene mandando avanti minorenni mentre loro se la battono e preparano il terreno a forme illegali della politica".
"Io sto dalla parte opposta", ripete Pisanu, che comunque riconosce che "in qualche caso" gli uomini delle forze dell'ordine "possono aver sbagliato e, se errori ci sono stati, è giusto che siano pagati secondo giustizia". Ma - è sempre il ministro dell'Interno a parlare - "non si possono accettare giudizi o condanne sommarie di organismi sani", ma al contrario, "ristabilire la verità e il senso democratico dello Stato".
Il 12 settembre scorso la procura di Genova ha inviato 73 avvisi di "fine indagine" a dirigenti, funzionari e capisquadra della polizia, in relazione alle violenze e ai soprusi alla scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001. Le accuse formulate dai pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini titolari dell'inchiesta Diaz-Pascoli nei confronti dei poliziotti di più alto grado erano falso in atto pubblico, calunnia aggravata e abuso d'ufficio.
