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«Arrivarono quelli dello Sco e io venni messo da parte»
by F. (dal Corriere) Friday, Sep. 19, 2003 at 7:21 PM mail:

GENOVA - L’ex vicecapo vicario della polizia Ansoino Andreassi, l’uomo mandato a Genova da De Gennaro per gestire il G8, nel pomeriggio di sabato 21 luglio, si sentiva di fatto «esautorato». E per lui il cambiamento di linea nell’ordine pubblico c’è stato. Nell’interrogatorio del 17 dicembre 2002, Andreassi afferma che «il mutamento caratterizzato da una spinta ad un intervento sul fronte repressivo, a "bilanciare" l’esiguità del numero di arresti eseguiti fino ad allora è frutto di una mia analisi, ma ricavata da dati che io ritengo obiettivi e fortemente significativi».

CAMBIO DI LINEA - I dati che cita Andreassi sono questi: «L’entrata in campo diretta del Servizio centrale operativo a coordinare la perquisizione dell’edificio di via Cinque Maggio e la stessa Diaz; e, non ultimo, l’arrivo del prefetto La Barbera a Genova nel pomeriggio del sabato, che è stato da me letto come un esplicito segnale, un passaggio di mano, quasi direi una delegittimazione che ho vissuto come tale». I magistrati gli chiedono conto di quest’ultima osservazione. Andreassi risponde: «Nella giornata di sabato 21 luglio non si era verificata alcuna situazione nuova e sconvolgente che richiedeva l’invio di un prefetto come La Barbera... si trattava ormai di considerare che la situazione dell’ordine pubblico non avrebbe verosimilmente potuto avere pericoli maggiori di quelli ormai trascorsi... l’accentuazione del momento repressivo in quel contesto voleva per me semplicemente dire, in parole brutali, "andarsi a cercare nuove rogne" e io in effetti temevo che eventuali reazioni potessero scatenarsi, tali da mettere in discussione la tenuta dell’ordine pubblico... ciò che voglio dire è che ho subito la impostazione di una diversa politica di intervento che io, presente sul campo da più tempo, non condividevo affatto».
La sera del 21 luglio, dice Andreassi ai pm, lui è in questura, dove arriva Gilberto Caldarozzi, numero 2 del Servizio centrale operativo, che riferisce del lancio di bottiglie e sassi dalla scuola Diaz contro una pattuglia. I magistrati sostengono che quella sassaiola non c’è mai stata. Andreassi: «Credo di aver fatto delle domande volte a capire se e quale tipo di danni fossero stati prodotti da tale aggressione ma non ricordo le risposte e quindi devono essere state vaghe. Nessuno mi ha mai riferito dello sfondamento di un vetro blindato di uno dei mezzi». Anche Andreassi si dice favorevole alla perquisizione della scuola. «Il dottor Murgolo (vicequestore di Bologna, presente alla Diaz, ndr) mi riferì lui forse del rinvenimento delle bottiglie Molotov, mi riferì certamente del numero cospicuo di feriti, del fatto che erano stati rinvenuti oggetti contundenti e della necessità di far giungere diverse ambulanze». Andreassi sembra smentire De Gennaro sulla presenza alla Diaz del portavoce del capo della polizia: «Il dott. Sgalla dipende direttamente dal capo della polizia; non fui io a a mandarlo sul posto né credo che potesse farlo il questore».


«SODDISFATTI» - Prosegue Andreassi: «Al rientro in Questura del prefetto La Barbera e del dottor Gratteri percepii soddisfazione per l’esito dell’operazione svolta. Il problema del possibile eccesso nell’uso della forza non è stato da me approfondito, perché ricevevo giustificazioni generiche e apparentemente verosimili circa l’essersi verificata una forte resistenza da parte degli occupanti della scuola e dell’essere la maggior parte delle persone ferite, vittime di scontri pregressi». Ma soprattutto, Andreassi si sente sollevato dal suo incarico a causa dell’arrivo di La Barbera. «Era evidente - conclude - che in questa occasione la responsabilità e il dovere di affrontare i problemi creati con l’intervento erano direttamente riconducibili ad altri e non a me».

Dal Corriere della Sera del 19 sett 03

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