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Un discorso sulla crescita del Movimento
by da liberazione Wednesday, Oct. 08, 2003 at 3:19 PM mail:

Un discorso sulla crescita del Movimento.


La lettera del presidente delle Acli ed i problemi da essa posti mettono l'accento su una questione, quella del rapporto fra movimento e politica, che molto ha impegnato ed appassionato soprattutto dopo i fatti di Genova. Essa riemerge oggi, dopo la manifestazione del 4 ottobre contro la proposta di Costituzione europea e alla vigilia della marcia Perugia-Assisi, insieme ad un'altra questione altrettanto importante ed impegnativa, quella della violenza e del suo rifiuto.
Le domande che attraversano in questi giorni tutte le parti del movimento non vanno eluse: è possibile oggi un movimento forte che non sia strumentalizzato ma avanzi su ogni questione una sua proposta politica? E' possibile contrapporsi alla violenza del sistema con una non violenza radicale ed attiva capace di ribaltare l'ordine esistente? E' possibile portare la disobbedienza nel cuore delle decisioni del potere senza cadere nella rete della repressione e quindi della violenza? E ancora: è possibile per questo movimento continuare a vivere senza rotture anzi ricostruendo quell'unità e quella radicalità che in questi mesi lo hanno reso "una potenza mondiale"?


Non sono domande di poco conto. Esse si ripropongono non a caso con forza dopo il 4 ottobre. Quella manifestazione infatti, il modo in cui è stata pensata e si è svolta ha messo a nudo tutte le questioni che oggi il movimento ha di fronte. E ha provocato una discussione che è solo agli inizi.

Pure la risposta esiste. E' semplice, ed è quella che dopo Genova il movimento ha saputo darsi rifiutando la spirale repressione-violenza che il sistema cercava di imporre. Il movimento cresce solo se potenzia, approfondisce le sue due caratteristiche di fondo e cioè il pluralismo e la sconfessione della violenza.


Il pluralismo non è un fatto formale. Non è la presenza di più sigle e di più associazioni che manifestano insieme o fanno comuni documenti su questa o su quella questione. O meglio non è solo questo. E' la capacità che ciascuno ha di accettare l'altro e di dividere con lui un percorso ed una esperienza, di considerarlo fondamentale per il progetto comune. In questo senso il movimento non può né accettare né promuovere alcuna conventio ad escludendum. Non deve propugnare alcuna rottura o separazione. Farlo significa porre dei paletti che lo negano e ne sanciscono prima o poi l'esaurimento.


La non violenza è il secondo punto fondamentale. Essa non è una forma di moderatismo, non è l'accettazione delle istanze più moderate del movimento è, all'opposto, la più radicale e innovativa rottura culturale che questo movimento ha proposto. Implica infatti una cesura netta con gran parte di una storia anche importante come quella del movimento operaio, esige un'indagine su terreni inesplorati, impone una ricerca vera sui modi in cui ci si può opporre all'ordine esistente.

Pluralismo e non violenza sono i due pilastri su cui il movimento è nato e cresciuto. Oggi nel pieno di un autunno di lotta, nel momento in cui molti sono i fronti sociali contro il liberismo e la guerra, rimangono i pilastri su cui può continuare la sua azione e registrare la sua efficacia. Altre strade non esistono. O almeno non esistono per chi ha a cuore una crescita effettiva del movimento e la sua efficacia nella costruzione di un nuovo possibile mondo.


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