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L'appello degli indios in marcia verso la capitale
by da liberazione Thursday, Oct. 16, 2003 at 3:41 PM mail:

Non ci fermeremo finché Sanchez de Lozada non se ne andrà dal governo.


Pubblichiamo uno stralcio del testo con cui le comunità indigene di Bolivia chiamano a marciare su La Paz.

Il Consiglio Nazionale dei popoli originari di Bolivia dichiara quanto segue:
la guerra scatenata dal governo del presidente Gonzalo Sánchez de Lozada e dalla sua banda di criminali assassini contro il popolo indigeno delle città e della campagna è arrivata agli estremi di un brutale assassinio collettivo commesso in piena vigenza dei diritti umani, delle garanzie costituzionali e del regime democratico. Questa modalità criminale del governo è figlia dell'ideologia coloniale, razzista e xenofoba della banda di saccheggiatori delle ricchezze nazionali organizzata sotto le sigle partitiche (Mnr, Nfr, Mir, Ucs). Per continuare nel piano di sfruttamento il governo non ha esitato a ordinare di aprire il fuoco su manifestazioni pacifiche a La Paz e a El Alto.

Il comportamento criminale del governo ha smascherato la vera identità di ministri e presidente: traditori che pretendono di cedere una risorsa allo stato cileno e alle imprese multinazionali di cui sono soci di minoranza.

Di fronte all'utilizzo vile delle Forze armate e della Polizia nazionale lanciamo un appello ai nostri fratelli e figli in uniforme affinché non rivolgano le armi contro di noi. La crisi sociale e politica che attraversa il paese e le sue istituzioni richiede in tutta evidenza dialogo, ma nelle condizioni attuali del genocidio in corso, né il governo né tanto meno Gonzalo Sánchez de Lozada possono essere gli interlocutori.

Denunciamo ai tribunali internazionali e agli organismi per i diritti umani il genocida Gonzalo Sánchez de Lozada e i suoi collaboratori per attentato all'esistenza delle popolazioni indigene attraverso una guerra non dichiarata.

Tutti sono invitati a compiere uno sforzo unitario per rafforzare l'assedio popolare e per cacciare dal governo i malfattori che hanno svenduto le nostre risorse strategiche. Questa è la condizione preliminare per bloccare l'affare del gasdotto e per ristabilire la sovranità popolare.

La rifondazione della patria sarà la ragione del nostro attuale sacrificio, che dovrà tradursi nella Assemblea nazionale costituente, obiettivo per il quale abbiamo marciato tra il giugno e il luglio del 2003.

Gli indigeni in marcia sulla sede del governo rafforzeranno le modalità di protesta fino alla rinuncia di Gonzalo Sánchez de Lozada.


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