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Delirio Pasquinelliano
by antifaaa Sunday, Oct. 19, 2003 at 8:28 PM mail:

L'americanismo non e' solo Veltroni, Rutelli o Bassolino: sono le street parade dei disobbedienti ai cortei, sono i punk a bestia, sono le ONG, sono i centri sociali che funzionano come vettori della cultura del ghetto tipicamente americanista, sono i giovani antagonisti che si ubriacano di musica e cultura a stelle e striscie...

From: <d17@voceoperaia.it>
To: <antiamericanisti@yahoogroups.com>
Sent: Sunday, July 13, 2003 4:26 PM
Subject: [antiamericanisti] note sul deserto e noi


Rispondere con rigorosa puntualita' a tutti gli
interventi non e' facile,
penso che tentera' di farlo Costanzo, che l'abbiamo un
po' fatto diventare
l'elemento che deve trovare la sintesi.

Io mi limito a fare alcune considerazioni sulle cose
che ritengo davvero
dirimenti.

Non dimenticate che noi siamo partiti da un appello,
Peoples Smash America.
Eravamo si e non una trentina. Diventammo in un mese e
mezzo piu' di
cinquecento. Allora ci siamo detti: perche' non andare
avanti? Perche' non
provare a costruire un *contenitore* di tutti coloro
che ritengono gli USA
il nemico principale?

Questo punto e' decisivo, poiche' e' il punto di
partenza della nostra
impresa. Questo punto e' imprescindibile. Noi non
abbiamo fatto appello a
fondare un nuovo movimento generalista,
onnicomprensivo. Ne' un nuovo
partito. Ne' un nuovo sindacato. NOI ABBIAMO CHIAMATO
A RACCOLTA TUTTI
COLORO CHE CONSIDERANO GLI USA IL PRINCIPALE NEMICO DA
BATTERE.

Ognuno ha ovviamente l'insindacabile facolta' di
tirarsi indietro o di
minacciare di farlo. Non puo' pero' far finta di non
capire che noi volevamo
raggruppare, su basi individuali, il piu' ampio numero
di cittadini, di
uomini e donne, a prescindere dalla loro fede
politica, dai loro percorsi,
dalle loro simpatie filosofiche. Alla discriminante
negativa, decisamente
antiamericanista, la bozza di Manifesto per un
Movimento di resistenza
all'Impero Americano, ha aggiunto alcune discriminanti
positive, assertive.

Ripeto a scanso di equivoci: neanche abbiamo proposto
un coordinamento di
forze, un fronte di organizzazioni o partiti. Perche'
non lo abbiamo fatto?
Perche' queste forze non esistono. Deve esserci chiaro
che se partiamo
raggruppando singoli dindividui e non forze
organizzate, vuol dire che il
nostro punto di partenza e' paurosamente arretrato.
C'e' un vuoto, non un
pieno.

Secondo punto decisivo: noi abbiamo aperto, con la
bozza in questione, un
processo costituente. Le parole hanno un senso.
Processo costituente
significa che una serie di uomini e donne, si sono
messi in contatto per
contribuire ad elaborare il manifesto del MOVIMENTO di
Resistenza all'Impero
Americano. Non un Manifesto per la difesa
dell'ambiente, per la tutela della
cultura occitana, per la difesa dei diritti dei
lavoratori, per la
liberazione dei prigionieri politici o per la
costruzione di un nuovo
partito comunista. Processo costituente significa che
l'esito non e'
scontato, che potremmo prendere atto del fallimento.

Possono individui con idee diverse, con simpatie
politiche diverse, con
orientamenti filofosici e culturali diversi,
raggrupparsi per avviare
un'impresa tanto ardua, battere l'impero imperialista
americano? Noi
riteniamo che si, possono farlo, a patto che venga
trovato col Manifesto un
punto di sintesi unitario adeguato. A patto che
comprendano che gli USA
saranno battuti in una battaglia di portata storica,
di lungo periodo, da
un'alleanza internazionale che sara' composita,
plurale, persino
conflittuale. Noi vogliamo essere un elemento
fecondante di questa alleanza
internazionale, consapevoli che operiamo in un paese
imperialistico (non in
Nepal o in Venezuela), in cui l'americanismo e'
ampiamente egemone. Che
l'americanismo che qui dobbiamo contrastare non si
manifesta con l'invasione
militare, ma con quella ideologica, culturale,
politica, di cui la classe
dominante locale, le istituzioni e i suoi ceti
politici, sono cinghie di
trasmissione.

Si puo' giungere alla conclusione che gli USA sono il
nemico principale in
vari modi. Un marxista puo' arrivarci partendo
dall'analisi leniniana di
imperialismo o dall'analisi delle categorie
economiche. Altri possono
arrivarci seguendo il percorso filosofico, altri
ancora ambientalista, altri
culturale, spirituale e religioso. Non ci importa come
essi siano giunti a
questa conclusione (gli USA sono il nemico principale,
il pilastro
fondamentale del capitalismo internazionale), importa
la conclusione.

Questa conclusione, in verita', e' solo un punto di
partenza, ma un punto di
partenza che qualifica e delimita la nostra impresa.
Nessuno, ne' a
sinistra, ne' al centro ne' a destra, ha colto che gli
USA sono il
principale nemico, nessuno oltre noi sta facendo
appello a costruire un
MOVIMENTO di Resistenza. In altre parole: per adesso
siamo soli e dobbiamo
anzitutto raggiungere una massa critica, non qualche
decina, ma alcune
migliaia di sostenitori.

Dove andiamo a pescare questi sostenitori? Come
possiamo attivarli? Con
quali strumenti e modalita'? Miguel, Alessandra e
altri hanno posto domande
pertinenti. Rispondo che e' ancora presto per
rispondere a queste domande.
Penso che adesso siamo nella fase primitiva,
preliminare in cui dobbiamo
affinare il Manifesto, decidere che forma ci diamo per
il periodo che viene
e stabilire in modo netto il nostro obbiettivo di
medio periodo. Mi ripeto:
possiamo anche scegliere la forma di un'associazione
culturale, ma a patto
che si ponga come scopo dichiarato la fondazione di un
movimento il piu'
ampio possibile. Un movimento antiamericano il piu'
ampio non puo' che
essere un movimento politico di massa. Solo chi
affermi che esiste gia' in
questo paese lo strumento per la RESISTENZA puo'
perorare l'idea di una mera
associazione culturale, che quindi agisca in base al
criterio del
collateralismo. Io non vedo questo strumento. Io vedo
invece un grande
deserto, che con la crisi dei non global, del
movimento per la pace e dello
sprofondamento del PRC ne l'Ulivo, diventera' un
deserto come quello del
Gobi.

Consentitemi una metafora "paolinista". Dopo che i
primi cristiani fallirono
miseramente nel convincere i giudei, i circoncisi
--che non solo erano sordi
al messaggio di salvezza di Gesu', ma denunciavano
alle autorita' romane i
cristiani come apostati dell'abraismo; arrivo' Paolo
di Tarso che propose
quello che potremmo chiamare, svolta di paradigma.
Cristianizzare non gli
ebrei ma i gentili, i pagani. Cosi' da setta
dell'ebraismo, il cristianesimo
pose le premesse del suo universalismo. E grazie a
Paolo la Chiesa divento'
quel fenomeno mondiale che e'. Be', io penso che
quelli comunisti come me
dovrebbero avere lo stesso coraggio di compiere una
svolta di paradigma:
voltare le spalle alla sinistra realmente esistente
per rivolgersi ai non
circoncisi, ai gentili e ai pagani. Il problema non
e', cari compagni e
amici, se la dicotomia sinistra-destra faccia ancora
parte del senso comune
(del che dubito fortemente). Il vero problema e' se
consideriamo la sinistra
reale l'habitat, la culla dal quale sorgera' un nuovo
movimento
rivoluzionario. Io penso di no, penso che questa
sinistra e' ormai
irreparabilmente affetta dal virus dell'americanismo.
Non che la sinistra
reale non consegni forze soggettive. Non intendo
questo. Io parlo di un
processo storico di isterilimento, di essiccazione.
Affermo che non ci sara'
continuita' tra questa sinistra e quella
rivoluzionaria del domani, ma
anzitutto rottura. Non ci sara' un'evoluzione, ma una
discontinuita'.
L'americanismo non e' solo Veltroni, Rutelli o
Bassolino (che benedice la
scuola per Veline): sono le street parade dei
disobbedienti ai cortei, sono
i punk a bestia, sono le ONG, sono i centri sociali
che funzionano come
vettori della cultura del ghetto tipicamente
americanista, sono i giovani
antagonisti che si ubriacano di musica e cultura a
stelle e striscie, sono
i black bloc, portatori di modeli di conflitto da
americana societa' dello
spettacolo......

E' chiaro che questo movimento avra' poche ma
chiarissime discriminanti,
perche' vuole essere unitario e inclusivo. Le
discriminanti sono analitiche
(perche' gli USA sono il nemico principale), e
propositive: come battere
l'imperialismo americano. Su tutto il resto chi
aderisse a questo Movimento,
si tiene il suo libro preferito nello zaino, si terra'
le sue idee su tutto
il resto. Non a caso la bozza ha posto tre sole
discriminanti
universalistiche generali: liberta', uguaglianza e
fratellanza, e ha
indicato il solco storico: il pensiero greco, il
cristianesimo,
l'illuminismo e il marxismo. Sono troppo generiche?
Forse, ma sono piu' che
sufficienti per opporsi all'americanismo perche'
avanzano al contempo una
visione, per quanto algebrica, della storia e del
mondo. Gli antimarxisti
non verranno con noi, non ci verranno gli
antilluministi, ne' gli
anticristiani, ne' gli esoterici, sionisti o meno, che
considerano il
razionalismo ellenistico la fonte di tutti i mali.

A chi ci rigolgeremo per ottenere una massa critica?
Alla classe operaia?
Agli intellettuali? Al ceto medio proletarizzato? Al
lumpenproletariat? Alla
borghesia illuminata? Ai comunisti che rimpiangono
l'URSS che nonn c'e' piu'
come principale baluardo antiamericano? Ai fascisti
che ancora suonano la
musichetta nostalgica della Repubblica di Salo'? Ai
tifosi della lazio che
inneggiano ad Arkan? O a quelli della Fiorentina che
esposero le bandiere
della pace? Ai vegetariani che odiano Mac Donald's?
Alla sinistra o alla
destra?

Un Movimento di resistenza si rivolge a tutti, proprio
tutti. Senza
esclusione. Non siamo un sindacato che raggruppa in
base a come il capitale
colloca gli uomini nel processo sociale di produzione.
Ne' siamo un partito
che ha un programma per la conquista del potere e
recluta sulla base del
sistema socio-politico che propone. Noi abbiamo
davanti una lunga e faticosa
resistenza contro un nemico mille volte piu' forte e
la cui potenza dipende
non solo dalla forza armata ma dalla pervasivita'
della sua ideologia e del
suo sistema di vita. A volte penso che molti non hanno
il senso della
realta', alcuni dicono di essere daccordo con la
Resistenza, ma intendono
cose diverse da noi. Pensano per riflesso condizionato
alle lotte, ai
cortei, al corpo a corpo col nemico. Io invece penso
che la nostra
resistenza (intendo quella del Movimento in oggetto)
per tutta una fase
dovra' essere anzitutto culturale, ideologica e
morale. Questo porta con se'
due cose: non solo specifiche modalita' di azione; per
tutta una fase
avvicineremo gli individui piu' diversi per estrazione
sociale, accumunati
non da interessi di classe, o da strette affinitą
politiche, ma da una
medesima angoscia sul futuro dell'umanita', da una
spinta etica umanistica,
dalla convinzione politica che intanto occorre battere
gli USA. Ci sara'
tempo per azzuffarsi su come la societa' nuova dovra'
essere. Anche perche'
accanto al nostro Movimento continueranno ad operare e
agiranno le diverse
correnti ideologiche, le quali indicheranno come
fuoriuscire dal capitalismo
e con cosa rimpiazzarlo.. Il Movimento di cui parliamo
non puo' e non deve
surrogare alcun partito politico.

Che il Movimento di cui parliamo debba svolgere
anzitutto, nella prima fase
una funzione culturale, non siginifica ovviamente che
non si debba gia'
lottare ocn ognio mezzo sugli alatri terreni. Certo
che no! Noi del Campo
continueremo a fare la nostra parte, organizzando e
promuovendo tutte le
lotte possibili. Non c'e' opposizione tra i due
momenti, ma
complementarieta'. Uno sostiente l'altro. Ma noi del
Campo sappiamo che soli
non ce la faremo, che occorre un Movimento molto piu'
ampio, che occorre
unire e attivare forze nuove.

Insisto di nuovo nel non confondere livelli e tappe.
Siamo solo in una fase
inziale. Questa fase ci serve ad indicare con
precisione chi siamo e dova
andiamo. Se riusciremo a fare questo, dandoci un
Manifesto e una forma
organizzativa adeguata a questo primo periodo, che ci
consenta di crescere e
di mettere i pirmi mattoni di un vero Movimento di
resistenza, avremo gia'
fatto tantissimo.

Moreno P.

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