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Casarini al confino
by dal manifetso Wednesday, Nov. 12, 2003 at 1:35 PM mail:

Da Padova fogli di via al disobbediente. «Li brucerò».

Due fogli di via, uno da Padova e l'altro da Monselice. Luca Casarini se li è visti recapitare da agenti in borghese a Marghera, reduce dal blocco di uno sfratto da una casa occupata. I provvedimenti gli sono stati notificati dal questore di Padova in base a una legge del 1956 ("Misure di prevenzione nei confronti delle persone pericolose per la sicurezza e la pubblica moralità"). Una legge che può andar bene per i delinquenti ma non per gli oppositori politici. Il 27 e il 28 novembre si terrà a Padova il vertice dei ministri Ue responsabili delle politiche abitative. Probabile che la misura sia stata presa anche per impedire a Casarini di partecipare alle azioni di protesta già in cantiere. Il ledaer dei disobbedienti non ha però nessuna intenzione di farsi da parte. Ha già annunciato che a Padova ci sarà («per protestare contro un vertice illegittimo che guarda al mercato della casa e non al diritto delle persone di avere un'abitazione») e che in un'occasione pubblica brucerà i fogli di via. Un gesto che gli potrebbero costare, a norma di legge, gli arresti da sei mesi a un anno. Un precedente in materia c'è già. Autore, lo stesso Casarini, che, per aver bruciato un foglio di via da Trieste, ha dovuto scontare 40 giorni di arresti domiciliari.

I fatti contestati sono, a Padova, il 7 novembre, il sabotaggio dell'agenzia di lavoro interinale Manpower in occasione dello sciopero della Fiom; e a Monselice, il 10 settembre, l'occupazione del palazzo comunale dopo il violento sgombero poliziesco del centro sociale No war e, il 23 febbraio, il blocco dei treni con mezzi militari Usa in partenza per l'Iraq. Le accuse vanno dalla violenza privata alla manifestazione non autorizzata, dalla resistenza a pubblico ufficiale, all'interruzione di pubblico servizio. «I fogli di via - ha commentato Casarini - sono il chiaro segno di una strategia in base alla quale gli oppositori vengono preventivamente bloccati e criminalizzati». Di qui l'annuncio del gesto clamoroso del falò. «Bisogna aprire la questione in maniera eclatante - ha proseguito Casarini - di fronte al tentativo in atto di restringere le libertà personali. Tentativo che dimostra, peraltro, la debolezza e la difficoltà in cui si trovano le autorità».

Gianfranco Bettin, prosindaco di Mestre è allarmato. «Registro un irrigidimento della questura di Padova - ha dichiarato Bettin - con l'adozione di misure immediatamente esecutive, adatte per la criminalità comune ma fuori luogo sul fronte politico». I provvedimenti si inseriscono in un clima di «attacco concentrico». Risalgono a pochi giorni fa gli arresti domiciliari chiesti dalla procura veneziana per i portavoce dei centri sociali Pedro (Padova) e Morion (Venezia) e Rivolta (Marghera). «Per non parlare - ricorda Bettin - dell'offensiva nel Nordest di una destra che chiede non solo la chiusura dei centri sociali ma anche la repressione di ogni movimento di lotta, giudicato alla stregua di incubatore del terrorismo».

Stigmatizzano l'accaduto anche Luana Zanella e Paolo Cento, firmatari di un'interrogazione a Pisanu. I deputati verdi parlano di «misure eccessive» che rischiano di «criminalizzare il dissenso politico e alimentare il clima di scontro». Ricordano poi i recenti provvedimenti contro i Disobbedineti. Tra questi, la sentenza del tribunale del riesame di Catanzaro che, due giorni fa, ha disposto l'obbligo di firma per tre esponenti della "Rete del Sud ribelle".



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