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La Maddalena: una colonia USA nel Mediterraneo
by stecunga Monday, Nov. 24, 2003 at 6:32 PM mail:

ARTICOLO SUL RECENTE INCIDENTE DELL'ISOLA DELLA MADDALENA

Da "Umanità Nova" n. 38 del 23 novembre 2003

Incidente ad un sommergibile militare americano
Segreti, servitù e bugie
La Maddalena: una colonia USA nel Mediterraneo

La notizia del 12 novembre circa il licenziamento in tronco del commodoro
Greg Parker e del capitano Christopher R. Van Metre, in forza alla marina
militare americana, sarebbe senz'altro passata inosservata. Invece qualcuno
si è ricordato che i due erano a capo del sommergibile statunitense
Hartford, ben noto agli abitanti dell'isola della Maddalena, e da lì a breve
si è venuti a conoscenza di un incidente, avvenuto presumibilmente il 25
ottobre scorso, in cui il sommergibile in questione si sarebbe incagliato in
alcuni scogli a largo dell'isola di Santo Stefano, nell'arcipelago della
Maddalena.
La notizia dell'incidente, data con enorme ritardo dalle autorità americane
che inizialmente non avevano informato neppure il ministero, ha destato
enorme preoccupazione, anche perché pochi giorni prima della data indicata
per l'incidente, il 20 ottobre, nell'arcipelago fu udito un fortissimo boato
che dapprima si disse essere causato da un bang supersonico e
successivamente da un sisma avvenuto in mare. Ora non si può che pensare ad
un ulteriore incidente.

LA BASE AMERICANA
L'isola di Santo Stefano ospita dal 1972 due strutture: una della NATO ed
una dichiaratamente Statunitense, un distaccamento del Navy Support Activity
costituito da 18 mila metri cubi di edifici sulla superficie dell'isola e da
una nave appoggio per l'assistenza ai sottomarini nucleari, nella cui stiva
sono stoccate una notevole quantità di barre radioattive per i propulsori
dei sottomarini stessi. Si rammenta che già nel 1974 il settimanale corso
Kirn denunciò il ritrovamento di rifiuti radioattivi sotterrati a Santo
Stefano. Il giorno successivo i comandi militari Usa confermarono la notizia
e assicurarono che le scorie radioattive presenti a S. Stefano non erano
pericolose (!).
La base è stata concessa in applicazione di accordi datati 1954-'72-'78-'79,
tuttora segreti e mai ratificati dal Parlamento. È la sola base Usa in
Italia che agisce fuori dalla copertura Nato, in regime di indiscussa
extraterritorialità ed extragiurisdizionalità. Per evitare di chiamarla
"BASE", nel 1972 Andreotti-Medici-Tanassi convenirono di chiamarla "PUNTO
D'APPRODO PER NAVE APPOGGIO/OFFICINA''.
I sottomarini di Santo Stefano, armati con missili da crociera Tomahawk con
gittata di oltre 1.100 km e con armi nucleari, sono stati utilizzati più
volte in azioni di guerra: avvenne nel 1991 e recentemente lo stesso
sommergibile Hartford è stato utilizzato durante la guerra in Afganistan.
L'incidente capita in un periodo critico per almeno due motivi.

LE SCORIE NUCLEARI
Il primo è che in Sardegna vi è stata una fortissima mobilitazione contro il
progetto di trasporto nell'isola delle scorie nucleari delle ex centrali
ENEL dismesse.
L'attenzione verso la tematica delle scorie si estende naturalmente al
problema dei sottomarini nucleari., infatti, anche se con il referendum del
1987 il popolo italiano ha bandito il nucleare, la Marina Militare ha
stabilito che 13 porti italiani, tra cui la Maddalena, possono "ospitare"
navi e sommergibili atomici, all'insaputa della popolazione, da data
sconosciuta e con la connivenza dei vari Governi.
Nell'autunno '99, sono stati approntati nuovi e riservati "Piani di
emergenza per le navi militari a propulsione nucleare in sosta", mentre le
Prefetture hanno predisposto segreti "Piani di protezione civile". Le
autorità competenti hanno motivato l'occultamento del piano di emergenza per
la popolazione con l'opportunità di non creare "inutili" allarmismi per un
rischio remoto e improbabile.
La catastrofe del Kursk e la più recente ma meno nota fuga radioattiva dal
sottomarino francese Saphir, sommati alla lunga lista di incidenti a navi e
sottomarini nucleari, sono la tragica, ennesima smentita della favola del
nucleare militare "sicuro".

IL PROGETTO DI AMPLIAMENTO
Il secondo motivo è che tra due mesi si deciderà il destino del progetto di
ampliamento della sede della Navy Support Activity, più volte negato in sede
parlamentare dai rappresentanti del governo, e confermato e approvato da una
nota del Ministero della difesa datata 30 settembre 2003, inviata alla
Giunta Regionale, al Commissario di Governo per la Regione Autonoma
Sardegna, all'ufficio territoriale del Governo e al Comando Militare
Marittimo Autonomo in Sardegna.
Nella sostanza il piano prevede un'operazione che porterebbe alla
trasformazione dell'attuale sito d'attracco per sommergibili in una vera e
propria base, con tanto di servizi logistici e residenze.
Nel progetto della NSA è previsto anche un "Magazzino di Stoccaggio per
Materiali/Rifiuti Speciali e/o Soggetti a Discarica Controllata". La
descrizione di quest'opera è significativamente reticente proprio a
proposito dei materiali speciali. Una domanda specifica su questo argomento,
espressa dal Comitato Misto Paritetico per le Servitù Militari, ha ricevuto
come risposta del rappresentante dello Stato Maggiore e dell'Ammiraglio
Comandante di MARISARDEGNA che "materiali speciali sono da intendersi,
genericamente, batterie, vernici, oli usati, macchine da scrivere, computer,
ecc.". Entrambi hanno dimenticato di indicare anche il più noto e pericoloso
dei materiali speciali ed a discarica controllata: le scorie nucleari, se
non altro per negare che in quella base se ne tratti o se ne voglia
trattare.
Il progetto viola ogni norma in campo urbanistico della zona parco della
Maddalena: le due immagini di rendering presentate a colori al Comitato
Misto Paritetico per le Servitù Militari mostrano in riva al mare
edifici-scatoloni, in perfetto stile parallelepipedo/squadrato, che nessun
canone estetico proporrebbe come accettabile in nessun contesto, tanto meno
in un tratto delle coste più belle del mondo.
Il Ministero della Difesa a seguito dei disaccordi espressi degli
amministratori locali e dell'opinione pubblica sarda ha fatto sapere che
nell'area di supporto logistico della base navale americana di Santo Stefano
non è previsto nessun ampliamento ma "solo opere di bonifica ambientale dei
manufatti e delle strutture esistenti", negando ancora una volta l'evidenza,
scritta nero su bianco, nel progetto della Naval Support Activity dove alla
pag. 1 punto 3 - Descrizione delle opere - è testualmente scritto "Questo
progetto provvederà a demolire le strutture esistenti presso l'area portuale
di Santo Stefano, in quanto obsolete e inadeguate, costruendo al loro posto
le seguenti strutture di supporto navale" e di seguito vengono riportate
singolarmente tutte le nuove edificazioni per un totale di 52 mila metri
cubi contro i 18 mila preesistenti.
La sicurezza della base e delle zone civili dovrebbe essere la motivazione
che giustificherebbe l'intervento. In realtà si tratta di una problematica
che è stata appositamente esasperata per avere l'alibi di poter praticare
surrettiziamente, e in stato di oggettiva necessità, l'installazione della
nuova Base in questione.
Da 30 anni i maddalenini aspettano un qualsiasi decreto o atto del Governo
italiano che avvii un credibile sistema di sicurezza, di monitoraggio in
continuo e di allarme, specie per quanto riguarda i livelli di radioattività
delle acque dell'arcipelago. Attendono, altresì, un piano efficace di
emergenza e di evacuazione, che dia anche a loro la sicurezza necessaria
nella situazione in cui sono costretti a vivere, avendo in casa il nucleare
più rischioso e meno remunerativo: il nucleare militare. Il fatto che nei
cassetti di qualche Prefettura ci sarebbero dei piani di emergenza non
cambia la questione, dato che, essendo sconosciuti a chi potrebbe averne
bisogno, devono essere dichiarati inesistenti.

CONCLUSIONI
È in generale inaccettabile che il territorio sardo sia sottratto in maniera
così plateale a qualsiasi forma di controllo da parte delle popolazioni,
consegnato alla più pericolosa potenza militare del pianeta e utilizzato da
questa per aggressioni a popoli verso i quali non possiamo che nutrire
sentimenti di amicizia e fratellanza.
Una delle difficoltà maggiori che si riscontrano nell'affrontare queste
questioni sono gli ambigui legami che la presenza di servitù militari creano
con le popolazioni locali. È chiaro a tutti che attualmente la Maddalena
vive di turismo solo in estate, e che in inverno buona parte dell'economia
isolana è affidata alla presenza militare. Deve però essere altrettanto
chiaro che sulla presenza militare non si può pensare che debbano decidere i
maddalenini, perché il problema non è solo loro, ma sicuramente di tutti i
sardi, i corsi, ed in generale gli italiani.
Questo tematica è perciò centrale in tutte le manifestazioni che in Sardegna
sono state fatte contro la guerra e sarà un tema caldissimo soprattutto
nelle prossime scadenze.

Guido Coraddu

fonti: Comitato "Gettiamo le Basi" Sardegna;
Comitato Paritetico Misto contro le Servitù Militari;
Interrogazione Parlamentare dell'on. Elettra Deiana del 16/10/2003

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