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MUsulmani moderati e islamisti radicali
by cittadino democratico Tuesday, Nov. 25, 2003 at 10:27 AM mail:

Il professor Yehuda Bauer rilascia al quotidiano "Die Welt" un'intervista nella quale si dilunga sulle differenze fra l'Islam moderato e sunnita e l'islamismo radicale di matrice wahhabita. Riguardo alla situazione italiana, questa stessa differenza caratterizza le posizioni sunnite dell'Associazione Musulmani Italiani (AMI), distinguendole da quelle wahhabite e radicali dell'Unione delle Comunità ed Organizazzioni islamiche in Italia (UCOII)

A colloquio con Yehuda Bauer

Yehuda Bauer (77) è professore emerito all'Università Ebraica di Gerusalemme. Lo storico lavora all'Istituto Internazionale per le Ricerche sull'Olocausto (International Institute for Holocaust Research) al memoriale Yad Vashem, di cui è stato direttore fino al 2000, ed è membro dell'Accademia Israeliana della Scienza. Recentemente il prof. Bauer ha concesso un'intervista al quotidiano tedesco «Die Welt». Ne riportiamo, con autorizzazione, il riassunto in italiano fatto dalla rivista «Chiamata di Mezzanotte».

Die Welt: Signor Bauer, dietro attacchi come quello recente di Giacarta Lei presume un'ideologia che definisce «islamismo radicale». Che cosa intende con tale progetto?

Yehuda Bauer: L'islamismo radicale è un movimento religioso che cerca il dominio mondiale e persegue un'ideologia di genocidio.


D. Quali differenze ci sono fra «islamismo», «fondamentalismo islamico» e «islamismo radicale»?

R. Il fondamentalismo è un'ideologia che si presenta in tutte le religioni: cristianesimo, giudaismo, buddismo, eccetera. Questo concetto fu coniato da un sacerdote inglese a metà del XIX secolo, il quale cercò di convincere i protestanti in America che bisognava interpretare le Scritture letteralmente e cercare di vivere secondo di esse. [...] Ancora oggi è questo il concetto corrente di fondamentalismo, tuttavia non solo nell'Islam. L'islamismo radicale è anche fondamentalista, ma questa non è la sua caratteristica principale. Si tratta di una religione che in realtà ha un aspetto politico, così come il nazionalsocialismo o il comunismo erano, o meglio sono, religioni politiche. Per questo affermo che l'islamismo è una mutazione dell'Islam, così come il cristianesimo radicale o il giudaismo ultraortodosso sono mutazioni delle altre rispettive confessioni di fede.

D. Ma non esiste il pericolo di generalizzare affrettatamente, in attentati come ad esempio quello di Giacarta, quindi di presupporre un'ideologia mentre invece erano solo dei singoli ad agire?

R. No. E' chiaro che si tratta della stessa organizzazione. Si può essere lontani migliaia di chilometri e accorgersi subito che si tratta delle stesse armi, degli stessi orientamenti e obiettivi. Che l'organizzazione si chiami Jemaah Islamiyah o in altro modo, è completamente ininfluente, poiché l'ideologia resta la stessa.

D. Come si combatte l'islamismo radicale?

R. La maggioranza dell'1,2 miliardi di musulmani nel mondo non ha tendenze radicali, poiché l'Islam è una grande religione universalista. Pertanto è possibile osteggiare l'islamismo radicale nel mondo. Tuttavia lo possono fare solo i musulmani, non noi. Ci sono milioni di loro che comprendono che l'islamismo radicale vuole cercare di convincerli, altrimenti cercherà di annientarli.

D. La prontezza a combattere presuppone tuttavia la consapevolezza del pericolo.

R. Si devono istituire alleanze con i musulmani non radicali. Essi rappresentano l'obiettivo più immediato dell'islamismo radicale. In secondo luogo, esso si dirige contro tutti gli stati islamici, e in terzo luogo contro il nazionalismo. E' un errore ritenere che l'Islam radicale sostenga il nazionalismo arabo.

D. Quali scopi hanno ancora gli islamisti radicali?

R. A seguito dell'abolizione degli Stati arabi esistenti, vogliono raggiungere soprattutto l'obiettivo di sterminare tutti gli ebrei. Questo proposito è scritto nero su bianco e viene ad esempio diffuso su Internet. Naturalmente, questa ideologia si dirige principalmente contro l'America e l'Occidente. Alcune settimane fa, una di queste persone ha dichiarato in Internet che bisognerebbe uccidere almeno quattro milioni di americani, aggiungendo che due di essi dovrebbero essere bambini.

D. Il mondo occidentale non ha ancora riconosciuto sufficientemente questo pericolo?

R. Ritengo che l'Occidente non lo comprenda. Gli USA tentano di risolverlo con le armi, ma non funziona così. Non si può lottare contro un'ideologia solo con mezzi militari. Bisogna opporvi un'altra ideologia. Anche il mondo occidentale è responsabile di questa mutazione.

D. In che misura?

R. Perché l'imperialismo occidentale ha annullato la possibilità di uno sviluppo che porti a una società capitalistica e democratica basata sull'individualismo, identificandosi con l'autocrazia e l'establishment religioso conservativo, a proprio favore, ovviamente. Ci dev'essere una campagna economica organizzata a grande livello, che si rivolga ai consumatori, non ai governi corrotti, per rivolgersi alla temibile miseria e disperazione.

D. Chi può dare l'avvio a un simile progetto? Gli USA?

R. L'avvio può essere dato da una mente accademica: musulmani e altre personalità dall'influenza politica, i famosi «Think-Tank», in grado di influenzare i governi. Il problema dev'essere discusso con molto pragmatismo, non con l'idealismo, in modo che si comprenda il tremendo pericolo che ci minaccia, da combattere con mezzi intelligenti, ad esempio con l'istruzione e l'ideologia. I musulmani dovrebbero farlo da soli, nel loro stesso interesse. ...

D. Quando e dove è nato l'islamismo radicale?

R. Intorno al 1950, soprattutto tramite un ideologo denominato Sajjid Qutb. Questi fu impiccato nel 1966 dal regime di Abdel Nasser, poiché si opponeva al nazionalismo arabo. Diciassette anni prima della conquista della Cisgiordania, Qutb aveva scritto un opuscolo dalle tendenze radicali e inneggianti al genocidio degli ebrei.

D. L'islamismo radicale è quindi di origine egiziana?

R. Ovviamente. La maggior parte degli ideologi sono egiziani, come ad esempio il vice di Osama bin Laden, un pediatra di nome Ajman al-Sawahiri, l'ideologo di Al Qaeda.

D. Quale ruolo gioca l'Arabia Saudita?

R. Si tratta di una dittatura fondamentalista, basata su un'ideologia radicale e puristica dell'Islam risalente al XVIII secolo, il wahhabismo. [...] Ma i cinquemila membri della famiglia reale non conducono un'esistenza propriamente puritana. La corruzione e gli abusi hanno fatto sì che l'unica alternativa a questa dittatura siano gli islamisti. Ecco perché l'Occidente si trova in una posizione scomoda, visto che quest'alternativa non è davvero la migliore.

D. La rete degli islamisti radicali è realmente così estesa a livello mondiale?

R. Sì, persino in America. Dei 18 milioni di musulmani in Europa, solo una piccola minoranza ha tendenze radicali islamiche, ma è sufficiente. Non bisogna ignorare i fenomeni marginali.


(Chiamata di Mezzanotte, ottobre 2003)

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