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[Parigi-ESF] Alcune riflessioni su Parigi
by rosa calderazzi Tuesday, Nov. 25, 2003 at 12:24 PM mail:

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ALCUNE RIFLESSIONI SU PARIGI


Sicuramente, la partecipazione organizzata delle donne è stata più visibile e significativa che a Firenze. Non solo per l'organizzazione di una giornata completamente autogestita e molto partecipata ma anche per la costruzione di altre conferenze, seminari, laboratori durante l'intero FSE che sono stati segnati dalla riflessione e dalla presa di parola delle organizzazioni femministe. Probabilmente ciò è il frutto, oltre che dell'ottimo lavoro di pressione delle compagne francesi della Marcia, del lavoro fatto nell'ultimo anno dalle donne che ha portato a una pur parziale presa di coscienza degli organizzatori che del femminismo non si può fare a meno e bisogna dargli un pò di spazio. Ho sentito in giro molti maschi, anche italiani, che sostenevano che l'assemblea di Bobigny e la manifestazione successiva erano stati gli eventi più importanti e partecipati dell'FSE.
Un analogo giudizio positivo non lo dò per le grandi conferenze miste, dove gli oratori erano per il 90% di un solo sesso. E' che la struttura verticistica dei grandi appuntamenti, questo europeo e quello mondiale, favorisce la concezione della politica come passerella di oratori, favorisce l'esclusione e permette poco la sperimentazione di una politica differente fondata prima di tutto sulla partecipazione: favorisce ciò che le donne hanno sempre criticato come maschile e non democratico. Sto arrivando a pensare che meglio sarebbe scadenzare i Forum a intervalli più ampi, anche se - altra faccia della medaglia - i Forum ci stanno permettendo di tessere reti e contatti e di caricarci di energie positive che soprattutto i grandi raduni rendono possibile. Con questi meccanismi, l'esclusione di chi usa altri metodi o che non è completamente allineato è una forte tentazione: quindi, non solo la messa a tacere da parte della delegazione italiana di M.Grazia Campari e di Liana Borghi, ma anche il non intervento di Monia Dragone a causa del veto da parte delle organizzatrici francesi del seminario sui diritti riproduttivi e sessuali. (Con la delegazione italiana restano molte discussioni sospese: queste esclusioni; la mancata risposta alla lettera di Parigi Diverse; la fissazione di un incontro del gruppo italiano durante l'assemblea di Bobigny...).
Ma, nonostante il carattere verticistico e da manuale Cencelli di tutto il Forum, gli interventi dal pubblico nelle varie istanze sono stati numerosi e variegati, segno che la vitalità democratica e la voglia di partecipazione sono ancora un nostro patrimonio.
Altro elemento negativo: la dispersione in varie sedi, ma questa è una critica ampiamente condivisa.

Io considero che Parigi ha rappresentato un avanzamento rispetto a Firenze, per il movimento femminista e per il movimento generale; nel senso che si sta facendo tesoro delle riflessioni e del lavoro comune per segnare ulteriori punti. Gli avanzamenti sono nel segno della concretezza e del radicamento sociale, nella volontà dichiarata di darsi obiettivi di azione, di costruire reti tematiche in vista di iniziative: è insomma il proseguimento di ciò che era abbozzato a Firenze. Non a caso, alle riflessioni teoriche si sono affiancate testimonianze e proposte di azione, caratteristica che ho ritrovato in tutti i seminari a cui ho partecipato (precariato; diritto all'alloggio; Europa). Caratteristica che è stata anche della giornata del 12: forse noi italiane abbiamo portato un surplus di elaborazione, per es. sul lavoro di cura e sulle condizioni di vita precarie, ma io non sono rimasta delusa dell'impostazione e dei risultati. Si era deciso già a Genova che la giornata del 12 sarebbe stata centrata sulle testimonianze delle lotte e delle resistenze delle donne e sulla costruzione di reti tematiche in vista dell'organizzazione di campagne europee e i risultati non hanno deluso.
Certo, Firenze ha avuto il punto di forza e di visibilità nell'indizione della scadenza mondiale del 15 febbraio: cosa che non poteva accadere a Parigi a causa del differente contesto a un anno di distanza. Ma c'è stato lo sforzo di indicare due date (20 marzo contro l'occupazione militare e 9 maggio sui diritti sociali), forse troppo lontane ma i cui temi potranno essere rappresentati da altre scadenze organizzate localmente o da alcuni soggetti sociali. Si sono rafforzate o create ex novo reti che hanno esplicitamente il fine di essere efficaci politicamente, di allargare la partecipazione, di creare maggior radicamento sociale, di continuare il lavoro per cambiare questa società prima che sia troppo tardi.
Tutto ciò riguarda anche noi donne: in Italia bisognerà discutere come rilanciare una rete ampia di donne, senza settarismi e pregiudizi, come lavorare su grandi eventi, come l'iniziativa della Marcia del 2005, ma anche sugli assi di campagna decisi a Bobigny e a cui noi abbiamo dato un grande apporto, come intrecciare le nostre iniziative e le nostre scadenze con quelle di tutto il movimento. Sapendo che soltanto il rimanere rete organizzata ci permette di costruire soggettività politica nella società e col movimento.

Rosa Calderazzi

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