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Dal WSIS di Ginevra
by da www.reporterassociati.org Wednesday, Dec. 10, 2003 at 11:19 PM mail:

articolo di reporter associati sul wsis

Il coro di voci che si sono levate contro la legge Gasparri si sposterà idealmente da domani in Svizzera per dire la sua - con minore risonanza almeno in Italia - sulla “società dell’informazione”, processo che comprende la convergenza, cioè la fusione delle tecnologie di informazione e divulgazione e le più moderne soluzioni informatiche. Questione che, dal 10 al 12 dicembre a Ginevra, sarà all’ordine del giorno del World Summit on the Information Society (http://www.wsis.org).

Un evento che l’Onu ha appaltato alla sua agenzia competente, l’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni. Obiettivo del dialogo fra governi, organizzazioni internazionali e gruppi del settore privato, ong e rappresentanti della società civile, è l’adozione di una comune Dichiarazione di Princìpi e di un Piano d’Azione.

Il processo, che porterà le delegazioni a Tunisi nel novembre 2005 per la seconda tappa “di verifica”, è già iniziato nei meeting preparatori dei mesi scorsi. “C’è poco da essere soddisfatti”, ci confidava a primavera un funzionario della delegazione governativa italiana sorseggiando un bicchiere di chianti durante il cocktail ufficiale. Un accordo sui contenuti sembra lontano: in gioco ci sono forti pressioni e grandi interessi, dai brevetti sulla proprietà intellettuale controllati dai cartelli industriali transnazionali ai criteri da adottare nei modelli globali di sviluppo.

Associazioni e settore privato dell’impresa sono stati ammessi a partecipare con voce consultiva ai lavori preparatori. I più critici commentano che dietro queste “politiche discorsive”, basate sul dialogo e il consenso, non si nasconde altro che la volontà di governi e organismi sovranazionali di imporre le coordinate di rotta già fissate a porte chiuse.

Intanto, prima dell’inizio del summit, le organizzazioni Reporters sans frontières e Human Rights in China sono state cacciate per aver protestato contro la partecipazione di Cina e Libia, esempi negativi per la libertà di stampa ed espressione. “Non c’è un modello unico, ma molte società dell'informazione possibili". A sostenerlo con forza è la campagna "Cris" (Communication Rights in the Information Society) (http://www.crisinfo.org), che insieme a un’ampia piattaforma di ong e associazioni tra le quali Amarcn l’Associazione Mondiale delle Radio Comunitarie, ha organizzato per giovedì 11 il Forum sui diritti alla comunicazione (http://www.communicationrights.org), una delle tante iniziative che “dal basso” e insieme ai laboratori per “un’altra informazione” gestiti da Indymedia faranno da contorno agli incontri ufficiali all’interno del Palaexpo di Ginevra.

Al centro degli eventi promossi dalla società civile: i problemi correlati alla proprietà dei mezzi di informazione (una questione che in Italia ci coinvolge molto da vicino), il controllo e le nuove forme di censura e l’accesso alle tecnologie della comunicazione e dell'informazione (Ict), per superare e attenuare il digital divide, la “frattura digitale” fra chi utilizza Internet e chi no, sviluppando reti locali e comunitarie utili a quel 90% della popolazione mondiale per il quale l’informatica a domicilio non è un sogno realizzabile nel prossimo futuro.

“La società dell’informazione non è una parola d’ordine e le questioni relative alla comunicazione si intrecciano con i temi della povertà, del commercio, dei conflitti e dei diritti umani”. La scelta del terreno del dialogo e non dello scontro da parte dei movimenti sociali sarà premiata?

Massimo Gnone

redazione@reporterassociati.org

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