L'agitazione milanese potrebbe estendersi a tutta Italia. Fallita la trattativa tra Atm e sindacati. I Cobas annunciano battaglia.

MILANO - Nuovo fallimento per la trattativa tra Atm e sindacati: l'incontro fra il Prefetto di Milano Bruno Ferrante e le parti in causa non è riuscito a scongiurare il rischio di un altro 'venerdì nero' per i trasporti a Milano.

Forti sono infatti i timori che allo sciopero decidano di aderire anche i lavoratori iscritti a Cgil Cisl e Uil, nonostante la firma del contratto nazionale di lavoro. Come è noto, i lavoratori chiedono una integrazione aziendale di 25 euro lordi mensili da aggiungere agli 81 euro concessi dalla trattativa a livello nazionale così da arrivare ai 106 euro di aumento che, secondo i sindacati, coprirebbero l'aumento del costo della vita nel periodo di vigenza contrattuale.

Ma non si tratta di un problema solo milanese: a questa trattativa erano appese le speranze di mezza Italia. Un po' perché Milano è l'unica città ad avere ancora un tavolo di confronto aperto. Un po' perché la situazione del capoluogo lombardo viene usata come test alla ricerca di una soluzione che posi si possa adattare ad altre aziende di trasporto d'Italia.

La rottura della trattativa milanese getta quindi un'ombra sul futuro del trasporto pubblico di tutto il Paese. E non è un caso che proprio oggi il sindacato autonomo degli autoferrotranvieri Slai Cobas abbia confermato lo sciopero della categoria, programmato per il 9 gennaio, e in una nota abbia anche avuto toni critici sia nei confronti dei sindacati confederali, sia nei confronti della Prefettura e del Comune di Milano.

Lo scontro ormai sembra imminente: "E' uno sciopero a carattere nazionale -sostiene lo Slai Cobas- proclamato contro la legge sulla limitazione del diritto di sciopero, per il rinnovo del secondo biennio contrattuale e per l'inserimento delle 'clausole sociali' nelle gare di appalto". Lo Slai Cobas sottolinea poi il "totale rifiuto a correzioni nazionali della vertenza nazionale".