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rassegna stampa su acciaierie di terni 30/01/04
by rassegna stampa Saturday, Jan. 31, 2004 at 4:27 AM mail:

rassegna stampa su acciaierie di terni 30/01/04

INUMBRIAONLINE

Terni, acciaierie verso la chiusura. Mobilitazione continua degli operai

Continua la protesta per la dismissione del reparto magentico: a rischio 900 posti di lavoro. Martedì a Roma incontro con il governo, il 6 febbraio sciopero generale di tutta la città. Attestati di solidarietà dalle istituzioni regionali e del vescovo

Uno sciopero generale cittadino previsto per il prossimo 6 febbraio e un incontro con il Governo fissato per martedì a Palazzo Chigi.
Sono le iniziative programmate dal sindacato al termine dell’assemblea degli operai della Ast di Terni dopo l’annuncio della Thyssen Krupp della prossima chiusura del reparto magnetico, che metterebbe a rischio, indotto compreso, 900 posti di lavoro.

Lo stabilimento ternano, primo in Italia e terzo in Europa per la produzione di acciai speciali, unico sito produttivo di acciaio magnetico in Italia, è stato costituito a seguito della ristrutturazione industriale e societaria del gruppo Ilva. Dal 1994 è un'azienda di Thyssen Krupp Stainless, il più grande fornitore mondiale di acciaio inossidabile piano.

DA SABATO SCIOPERO E BLOCCO CONTINUATO
Da sabato parte lo sciopero articolato di due ore con blocco continuato della portineria della Ast di Terni, mentre venerdì prossimo è confermata l'astensione generale dal lavoro dell'intera città e dell'area Amerina e Narnese.

UNA CITTA’ INTERA IN LOTTA
"La partecipazione di tutti i lavoratori e della cittadinanza è totale - dice Sandro Piermatti, segretario della Cgil di Terni - ma tutto questo, probabilmente, poteva essere evitato se il governo nazionale si fosse interessato di una vertenza partita cinque mesi fa. Ogni paese avanzato ha deciso di tutelare le sue attività produttive, tutti, tranne il nostro".
Secondo il segretario regionale della Cgil, Manlio Mariotti, le analisi economiche presentate dalla dirigenza della Thyssen Krupp non convincono affatto: "Se il sito produttivo di Terni fosse stato messo in grado, con gli investimenti promessi, di produrre la quantità programmata - sostiene Mariotti -, non solo sarebbe stato un sito competitivo, ma sarebbe divenuto un polo strategico del territorio. La diminuzione della capacità di produzione è stata la causa voluta e costruita per dimostrare la scarsa capacità del sito. Ma le modalità e le ragioni di questa decisione stanno anche a dimostrare l'incapacità del governo nazionale sul tema della politica industriale europea".

MARTEDÌ L'INCONTRO CON IL GOVERNO
L'incontro di martedì 3 febbraio con il Governo - indetto dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta su urgente richiesta della Regione - è stata confermata oggi dall'assessore regionale all'Industria, Ada Girolamini.
Al tavolo di confronto sulla vertenza Ast sono stati invitati a partecipare il Ministro delle politiche Comunitarie Rocco Bottiglione, il Ministro Alle Attività produttive Antonio Marzano, oltre ai rappresentanti della Regione, alla Provincia e al Comune di Terni.

IL 9 FEBBRAIO L’ANNUNCIO UFFICIALE DELLA CHIUSURA
La Thiessen Krupp ha detto che, con ogni probabilità, ufficializzerà la chiusura del magnetico di Terni non prima del 9 febbraio. Esistono quindi, a detta dei sindacati e dei rappresentanti istituzionali di Terni, stretti margini di manovra a questo punto affidati a una contrattazione che coinvolga necessariamente autorevoli rappresentanti del governo.

SI MOLTIPLICANO GLI ATTESTATI DI SOLIDARIETÀ
Nel frattempo aumentano di ora in ora gli attestati solidarietà a sostegno della lotta dei lavoratori del polo siderurgico ternano.

"Sono certo di interpretare i sentimenti di tutti i perugini se dico che mai come in questo momento Perugia è stata vicina a Terni", ha detto il sindaco del capoluogo umbro, Renato Locchi, che ha formalmente invitato tutti i sindaci umbri a partecipare alla manifestazione di venerdì 6 febbraio in occasione dello sciopero generale.
"Siamo solidali con i lavoratori dell' Ast e con tutta la città, che da questa decisione riceverebbe un colpo insostenibile. Condividiamo le preoccupazioni per il futuro della stessa Ast. Nè ci convince il fatto che chi doveva valutare il complesso dei siti industriali della Thyssen Krupp nel settore della produzione dell'acciaio magnetico per decidere quale dei tre (uno tedesco, uno francese e uno italiano) andasse chiuso, abbia puntato l'indice proprio su quest'ultimo. Quello che sta accadendo a Terni ci riguarda. Riguarda ogni cittadino dell'Umbria e Perugia".
Da qui la proposta di Locchi: "I sindaci di tutti i Comuni, piccoli e grandi, dell'Umbria, indossino le loro fasce tricolori ed, affiancandosi alla Regione, vadano a testimoniare con la loro presenza e con i gonfaloni la solidarietà dei propri concittadini ai lavoratori della Ast, alle organizzazioni sindacali e alle istituzioni ternane in occasione dello sciopero che si sta organizzando. E' solo un primo passo per portare nelle sedi opportune, nazionali ed europee, la ferma volontà di tutta l'Umbria di resistere a questa decisione inaccettabile".

L'annuncio della chiusura del reparto di produzione acciaio magnetico dell'Ast Thyssen Krupp è "uno dei momenti più difficili per Terni negli ultimi 40 anni, un momento drammatico che tocca il cuore della città, ma che riguarda anche l'intero paese", ha detto il vescovo di Terni, monsignor Vincenzo Paglia.
"Chiudere uno stabilimento che produce e va bene - ha dichiarato monsignor Paglia - dismettere la produzione di un reparto tra i più efficienti, che metterebbe in crisi 800 famiglie ternane, non può non trovare una reazione sdegnata da parte dell'intera società civile e religiosa. La soluzione della chiusura, presa dalla dirigenza tedesca, in un modo unilaterale e soggetta unicamente alle leggi del mercato senza tenere in alcun conto altri fattori umani, sociali e occupazionali è davvero inaccettabile. C'è un problema umano - ha sottolineato il vescovo - che non può essere disatteso dalla fredda logica economica".
"E' necessario - prosegue monsignor Paglia - portare il dibattito a livello governativo per trovare una soluzione e dare speranza alle famiglie. In questo senso già sono stati attivati diversi canali e, personalmente, ho preso contatti a livello nazionale e internazionale. Bisogna avviare un tavolo delle trattative, tra tutte le parti in causa, efficace ed efficiente, che porti ad una soluzione non così penalizzante come quella che è stata presa univocamente dalla dirigenza tedesca".

Anche Gianni Morandi, prima dello spettacolo di all’apertura degli Eventi Valentiniani di venerdì, ha accompagnato sul palco un rappresentante degli operai delle Acciaierie Thyssen Krupp, che ha illustrato al pubblico presente la situazione drammatica che stanno vivendo 900 lavoratori di Terni.
“Anche io venendo da Roma per questo concerto – ha detto il cantante – mi sono imbattuto nella manifestazione e sono venuto a conoscenza di quanto sta accadendo”, esprimendo la propria solidarietà nei confronti dei lavoratori.


L’UNITA’

Acciaierie di Terni: gli operai bloccano l'Autosole ad Orte

Circa cinquecento operai della Ast Thyssen-Krupp di Terni hanno occupato venerdì mattina l’autostrada Firenze – Roma all’altezza del casello di Orte, bloccando la circolazione da e verso la capitale. I manifestanti protestano per la decisione, annunciati giovedì dalla proprietà dell’azienda, di voler chiudere lo stabilimento di terni dove sono impiegati circa 900 operai, per lo più giovani.
Oltre ai 500 che stanno occupando l'Autosole altri 2000, impiegati presso gli altri reparti dell'acciaieria stanno bloccando a Terni la Statale 209 della Valnerina e il trasferimento delle merci aziendali
L’occupazione dell’autostrada fa seguito alle manifestazioni di giovedì pomeriggio, scattate immediatamente dopo la conclusione dell’incontro tra la dirigenza aziendale e i sindacati, nel quale era stato formalizzata la decisione della cessazione delle attività della fabbrica terzana.
Il gruppo di operai che blocca Orte avrebbe dovuto recarsi a Roma, per manifestare davanti alla presidenza del Consiglio. La vertenza dell’Ast è una questione nazionale. E, come tale, se ne deve occupare la presidenza del Consiglio, aprendo un apposito tavolo. L’esecutivo, però, finora - ricorda il segretario generale della Cgil ternana, Manlio Mariotti - «ha brillato per la sua assenza», nonostante a più riprese Fiom, Fim e Uilm nazionali lo abbiano chiamato in causa. La trasferta romana è stata sospesa dopo che dal ministero delle Attività produttive è arrivata una convocazione per martedì prossimo.
La produzione dell’acciaio magnetico (un lamierino di alta qualità utilizzato per la fabbricazione dei trasformatori) occupa, oggi a Terni, direttamente 470 lavoratori, altri 400 sono occupati nell’indotto. Una sua cessazione - sottolinea il segretario nazionale della Fiom, Riccardo Nencini - avrebbe quindi gravi conseguenze sia per l’occupazione che per le altre attività produttive del sito. Ma non è questa la sola preoccupazione del sindacato. L’apparato industriale del Paese - sostiene ancora Nencini - non può permettersi di subire altri colpi derivanti dalla perdita di produzioni di qualità. Come, appunto, quelle che caratterizzano lo stabilimento siderurgico ternano e che verrebbero concentrate nei siti produttivi del gruppo localizzati in Francia e in Germania. Anche per questo è stata interpellata la Fem, la federazione europea dei metalmeccanici. Obiettivo, far sì che assuma un’iniziativa diretta nei confronti della multinazionale.
C’è poi il risvolto sociale. Il «magnetico» è un reparto relativamente giovane e - spiegano alla Cgil - impiega soprattutto giovani che per più di un anno hanno fatto i precari e poi, finalmente, hanno ottenuto l’assunzione. Un’assunzione sulla quale hanno fatto progetti per il futuro. Progetti che, con l’ipotesi di licenziamento, rischiano di saltare.
Sulla «vertenza Terni» hanno preso posizione le confederazioni sindacali, partiti e le istituzioni. «Faremo di tutto perché questa fabbrica non venga chiusa» - dice il numero uno della Cgil, Guglielmo Epifani. «È una vergogna che il ministro Marzano non abbia incontrato sindacati, enti locali e regione - afferma il presidente dei senatori della Quercia, Gavino Angius, in un’interrogazione al presidente del Consiglio -. Il governo deve ora intervenire con urgenza per fermare la decisione di Thyssen Krupp». Nella vicenda sono intervenuti i vertici regionali, dalla presidente Maria Rita Lorenzetti all’assessore regionale allo Sviluppo economico, Ada Girolamini, al sindaco della città, Paolo Raffaelli.

L’UNITA’ 2

Terni, così rischia di morire la città dell'acciaio
TERNI Gli occhi rossi di freddo e di rabbia. Le mani gelide. I volti scuri. Arrivano con cinquanta pullman da Terni e una sessantina di macchine, si sono dati appuntamento davanti ai cancelli della "loro" acciaieria e ora sono qui. Sono operai giovani che stanno perdendo l'unica cosa che hanno: il lavoro. Sono settecento e più, vanno al casello di Orte e per ore spezzano l'Italia in due. È il blocco dell'autostrada che congiunge Firenze a Roma e Roma a Firenze. Non si passa: l'asfalto è un serpente di Tir, macchine, torpedoni, 5 chilometri di fila, radio sintonizzate su "Isoradio", notizie sulla viabilità, cellulari al massimo, gente che scende per vedere. Qualcuno impreca. Qualcuno capisce e solidarizza. È l'Italia stretta dalla morsa delle emergenze.
Ma questo è solo l'inizio di una battaglia che finirà solo quando i "tedeschi" ritireranno il loro assurdo diktat. Quel "Terni kaput" che rischia di buttare in mezzo a una strada 900 lavoratori. Giovedì scorso il signor Trommer, capo esecutivo della "Thyssenkrupp", è stato tremendamente chiaro: «Chiudiamo Terni e un piccolo stabilimento in India. Concentriamo tutto in Francia e in Germania». Stop. Ed è esplosa la rabbia, quella peggiore, un sentimento che mette insieme l'incertezza per il futuro e il terrore di perdere quel poco di benessere conquistato a fatica. Per niente mitigata dalle notizie filtrate venerdì dai piani alti della Thyssenkrupp in Germania. «Non abbiamo preso alcuna decisione, stiamo valutando», ha fatto sapere la dirigenza della multinazionale. Ma le chiacchiere risolvono poco, gli operai sanno che la loro sorte si deciderà il 9 febbraio, quando il "consiglio di sorveglianza" del gruppo prenderà la decisione finale. Da oggi e fino ad allora Terni è in lotta per salvare, ancora una volta, le acciaierie e migliaia di famiglie.
Battono i piedi e le mani per difendersi dal freddo, gli operai che bloccano l'autostrada. Sono volti giovani, sono le facce di quelli del polo magnetico, producono laminati di altissima qualità, e sulla fabbrica avevano puntato tutte le loro speranze. Emanuele Pica ha 27 anni, lavora nell'acciaieria dal 12 aprile del 2001, fa il colatore nel reparto fucinati e guadagna mille euro al mese. "Gli anziani mi dicevano che l'acciaieria era tutto. Loro erano parte della fabbrica, i ritmi della loro vita erano scanditi dagli altiforni e dalle colate, oggi non è più così. I vecchi mi dicevano che ero fortunato, avevo lavoro fisso e stipendio. E ora sembra tutto finire, butto nel cesso i miei sogni, i miei progetti, tra poco non avrò più nulla. Il futuro? Io produco lingotti, quello ho imparato a fare".
Paolo Pettorossi, 28 anni, "cabinista": «Nel 2003 ho fatto ben quattro cazzate. Nell'ordine: mi sono sposato, ho ristrutturato una casetta al mio paese, ho comprato una macchina e mia moglie è pure incinta. Pensavo che fare cinquanta chilometri al giorno, entrare in acciaieria e lavorare anche il sabato e la domenica bastasse per avere un minimo di serenità». Massimiliano Catini, 29 anni: "Ora tocca a noi, ai giovani con contratti precari, ma qui rischia tutta Terni, l'intero complesso delle acciaierie, 5-6mila persone che vivono dentro e intorno alla fabbrica. Qui si sta profilando un vero e proprio disastro sociale". Autostrada bloccata, bloccati i cancelli della acciaieria. Tutto è fermo. La città è allarmata. Teme un altro 1949, quando il "Piano Sinigaglia" (la riconversione delle acciaierie e l'abbandono delle produzioni belliche) eliminò 4mila posti di lavoro, un altro 1952, 700 licenziamenti, altri piani di riconversione come quelli degli anni Ottanta-Novanta.
Già perché la storia e la vita stessa di questa città-fabbrica, di questa Manchester italiana nata lungo i corsi dei fiumi Nera e Velino, sono state sempre scandite dalla fabbrica e dall'acciaio. Fortuna e dannazione. Storie di uomini. Tito, che ha 51 anni, è un ex operaio. «Sono un protagonista dell'ultima ristrutturazione. Mi offrirono 48 mensilità più la liquidazione, in tutto una settantina di milioni di lire. Una bella cifra. Mi rimboccai le maniche e feci da me». Oggi Tito gestisce la "bruschetteria veneta" (birre, pane buono e ottimi formaggi). E' davanti ai cancelli e anche stanotte porterà un bricco di caffè ai ragazzi del picchetto. Dice allarmato che "oggi è diverso, le passate ristrutturazioni non hanno massacrato la gente. Ho paura per questi giovani". Sono tanti gli ex operai davanti ai cancelli. Pensionati che portano la loro solidarietà. E giovedì sera l'intero teatro Politeama si è alzato in piedi a battere le mani ai ragazzi delle acciaierie. C'era un recital di Gianni Morandi, e un operaio, Alessandro Rampiconi, ha chiesto di salire sul palco. L'eterno "ragazzo che come me…" ha accettato e gli è stato accanto, ma prima ha voluto presentarlo con nome e cognome e con parole di comprensione e solidarietà.
Ma perché i tedeschi vogliono chiudere uno dei reparti più importanti? La loro volontà di accorpare in Francia e Germania le produzioni si basa su uno studio della statunitense "Boston consulting", che in sintesi elenca i motivi alla base del giudizio di antieconomicità dello stabilimento ternano. Primo, gli impianti. «Arretrati», sostengono tedeschi e americani, per modernizzarli occorrono 56 milioni di euro. Falso, ribattono sindacati e operai. Che mostrano una relazione del management locale che invece reputa sufficienti 15 milioni di euro per ammodernare il tutto e portare la produzione da 95mila a 180mila tonnellate di magnetino. Il costo del lavoro, è la tesi della dirigenza aziendale, è uguale, a Terni come in Francia e Germania. Falso, replicano gli operai. In Germania il costo del lavoro è superiore del 18 per cento rispetto allo stabilimento umbro, perché qui a Terni sono stati mandati via i lavoratori anziani e qualificati sostituiti con giovani operai a contratti a termine.
La lotta si fa dura, gli operai non mollano. «Perché - spiega Sandro Piermatti, segretario della Cgil, figlio di un operaio - l'acciaio è la vita di Terni e del suo circondario. Questa fabbrica non è un residuo del passato, qui si sono fatti investimenti miliardari e si sfornano prodotti di alta qualità». È il mercato, bellezza. No, «c'è un problema umano e sociale che non può essere disatteso dalla fredda logica economica». Parole del vescovo della città, monsignor Vincenzo Paglia. La battaglia continua. Martedì a Roma, venerdì la città si ferma. Si lotta con l'angoscia nel cuore.


CORRIERE DELLA SERA

Martedì si apre tavolo di trattativa con il governo
Bloccata per ore A1 a Orte da lavoratori Thyssen
L'Autostrada del Sole impraticabile in mattinata nelle due direzioni per la protesta dei 900 operai dell'acciaieria di Terni
ORTE - La protesta dei lavoratori delle Acciaierie di Terni, dopo quella di ieri a seguito dell'annuncio della Thiessen Krupp di chiudere il reparto magnetico con l'uscita di novecento operai, ha portato anche oggi al blocco della statale 209 della Valnerina, dinanzi all'ingresso di viale Brin e al blocco del casello di Orte sull'Autosole.
Cinquecento lavoratori con sei pullman e auto private hanno raggiunto in mattinata il casello di Orte per bloccare l'ingresso all'Autosole, rinunciando a proseguire quindi per Roma dove era stata decisa per stamani una manifestazione sotto Palazzo Chigi. Come annunciato poi, a mezzogiorno in punto, gli operai della Ast di Terni hanno sciolto il blocco stradale. Circa 10 chilometri di coda si sono formati sia in direzione Firenze che in direzione Roma. Le forze dell’ordine hanno provveduto a deviare il traffico in arrivo dalla capitale allo svincolo di Magliano Sabina, mentre i veicoli in viaggio da Firenze sono stati deviati ad Attigliano.
RITORNO AI PICCHETTI - Dopo il blocco autostradale, attuato per protestare contro la chiusura del reparto magnetico delle acciaierie ternane, gli operai (complessivamente circa un migliaio) hanno raggiunto i picchetti che vengono mantenuti davanti a tutti i cancelli della fabbrica da quattro giorni, da quando cioè i dipendenti hanno cominciato a chiedere all’azienda proprietaria delle acciaierie, lun incontro per verificare le voci che riferivano di una chiusura del magnetico. In serata è previsto un blocco stradale in città. Ma, al di là delle singole iniziative, Terni è tutta mobilitata per difendere gli oltre 900 posti di lavoro a rischio. In serata si riuniranno anche i metalmeccanici della Fiom, il sindacato più rappresentativo nella fabbrica della Thyssen Krupp. La Fiom-Cgil detiene il 53% della rappresentanza, a fronte di un 30% della Fim-Cisl e del 10% della Uilm-Uil, il resto sono sindacati di base. In discussione ci saranno le iniziative da attuare soprattutto nella giornata del 3 febbraio, quando sindacati e Governo si incontreranno a palazzo Chigi. L’idea è quella di manifestare a Roma oppure, se non sarà possibile, tornare al casello di Orte. Il blocco di questa mattina si è svolto in maniera del tutto pacifica. Quattro cellulari della polizia sono riusciti ad arrivare da Roma, nonostante la coda, per dare manforte agli agenti di Terni e Viterbo. Non era comunque ingente il numero degli addetti alla sicurezza presenti sul posto.
TRAFFICO BLOCCATO SULL'A1 - Dopo circa mezz’ora di blocco stradale, sulla A1, sia in direzione Firenze che in direzione Roma, si sono formate code di almeno un paio di chilometri ciascuna. Moltissimi i camion fermi per via della protesta attuata dagli operai della Ast. Qualche camionista ha cominciato a protestare, anche se in modo pacato. La situazione rimane tranquilla. Presenti sul posto agenti della polizia, militari dei carabinieri e della Guardia di Finanza, anche se non in forze.

L’ESPRESSO

Tk-Ast, concluso blocco A1 lavoratori acciaierie

E' stato rimosso alle 12 il presidio con blocco stradale attuato stamani sull'A1, all'altezza del casello di Orte, da 400 lavoratori delle acciaierie Ast di Terni che protestano contro l'annunciata chiusura del reparto magnetico.
Il blocco, che è durato dalle 10 alle 12, ha provocato dieci chilometri di code su entrambe le direzioni, nonostante le deviazioni predisposte per gli automobilisti (verso sud a Valdichiana, verso nord a Fiano Romano).
Bloccata dai lavoratori Ast stamane alle 8 anche la statale Valnerina all'altezza dello stabilimento in viale Brin, a Terni.

TERNI NEWS

Gli operai dell'Ast vanno a Palazzo Chigi

Gli operai dell'Ast vanno a palazzo Chigi. Secondo il sindacato ternano, una decina di pullman con oltre 500 lavoratori, partono questa mattina da Terni per manifestare sotto palazzo Chigi e chiedere un autorevole intervento del Governo. La scorsa settimana, il Ministro Marzano aveva inviato nella citta' dell'ex acciaierie il direttore generale del ministero alla attivita' produttive Massimo Goti per un esame della situazione. La TyssenKrupp aveva fatto trapelare in piu' occasioni voci di chiusura del sito ternano, ma senza alcuna ufficializzazione che invece e' arrivato ieri ai sindacati. Gia' in quella fase, le forze politiche umbre, cittadine, provinciali e regionali, gli stessi parlamentari della regione, si erano mobilitati per sollecitare l'intervento nei confronti della multinazionale tedesca, da parte del Governo italiano

IL MESSAGGERO

Terni, bloccate dagli operai la fabbrica e le strade di accesso alla città. Martedì incontro col governo
Vogliono chiudere il magnetico
Thyssen Krupp comunica la decisione, esplode la protesta. Centinaia di posti a rischio
TERNI «C’è uno studio tecnico che supporta la nostra decisione: lo stabilimento dell’acciaio magnetico di Terni secondo noi va chiuso e questo proponiamo ai vertici della Thyssen Krupp». Così, con poche parole, Wolfang Trommer , presidente della Thyssen Krupp Elecrtical Steel ha, finalmente, dato uan risposta agli interrogativi che da giorni gli poevano is indacati, le istituzioni umbre, l’intera città di Terni e l’Umbria.
I timori sono stati confermati. Niente più propduzione di acciaio magnetico al polo siderurgico ternano: ottocento posti di lavoro dovrebbero andare in fumo, mentre gravi interrogativi nascerebbero sul futuro dell’Ast, l’acciaieria, quella che produce l’acciaio inossidabile. E la rabbia degli operai è esplosa: l’Hotel Garden è stato posto in stato di assedio, le sytrade di accesso a Terni sono state bloccate per quasi l’intera giornata. Sindaco, presinete della Provincia, sindacalisti si sono alzati in piedi ed hanno abbandonato l’incontro con la elegazione tedesca. La fabbrica è bloccata: dalle portinerie non passa più niente. Né la merce in entrata né quella in uscita. Si andrà avanti ad oltranza. Martedì prossimo incontro con il Governo presieduta dal sottosegretario alal preasidenza del Consiglio Letta.

IL MESSAGGERO 2

Acciaierie, esplode la rabbia degli operai
Tensione al Garden dov’erano riuniti i dirigenti tedeschi, poi tutti in strada a protestare
Non è finita proprio a torte in faccia, ma poco ci è mancato. Quando gli operai sono riusciti ad entrare all’interno dell’Hotel Garden ed a raggiungere la sala in cui si teneva l’incontro tra i rappresentanti della Tkes, la società del magnetico, quelli delle organizzazioni sindacali, il sindaco Paolo Raffaelli, il presidente della Provincia Andrea Cavicchioli, verso al delegazione tedesca sono cominciate a volare le paste mignonettes del buffet.
Hanno espresso così, a caldo, la loro disperazione gli operai delle acciaierie ternane, specialmente quelli del magnetico.
Pochi minuti prima Wolfang Trommer, presidente del comitato esecutivo di Tkes, aveva comunicato che intenzione della Thyssen Krupp è chiudere lo stabilimento ternano, Dati alla mano ha tentato di dimostrare che esso non è economico, che le perdite che la Thyssen Krupp registra nel settore dell’acciaio magnetico è dovuta ai costi dello stabilimento ternano più che a quelli degli altri due del gruppo, quelli di Isbergues, in Francia, e di Geisenkirchen, in Germania.
«Qui la questione è grave, anche per quanto riguarda l’ordine pubblico», commentava Evilmero Pagliari, un vecchio sindacalista che di battaglie ne ha fatte tante, uno che stava in piazza già alla metà degli anni Ottanta, quando gli operai delle acciaierie dovettero sudare sangue e rimetterci migliaia di posti di lavoro per salvare il loro stabilimento. «Questi sono giovani continuava Pagliari mentre stringeva una benda attorno ad un dito, ferito coi vetri della porta dell’Hotel Garden andata in frantumi sono esasperati, non ci pensano su due volte. Adesso continueremo: la fabbrica resta bloccata: niente entra, niente esce: niente materie prime per produrre e vedrai che tra un paio di giorni, tre al massimo, ci metteranno tutti in libertà». «Ma continuiamo gli facevo eco un giovanotto poco lontano al nove febbraio mancano ancora alcuni giorni. Dobbiamo tantarle tutte. Non può finire così».
Gli animi sono accesi. Solo da pochi minuti si è saputo che tutti i timori dei giorni scorsi hanno ora un fondamento reale e concreto: la Thyssen Krupp vuol chiudere lo stabilimento del magnetico. Sono ottocento posti di lavoro (500 quelli diretti) che se ne vanno. «Se ne vanno anche le speranze di tanti di questi giovani»m, diceva tra sé Moreno Mollichella, consigliere comunale, ma fino all’altro ieri uno di loro. Da pochi mesi è andato in prepensionamento. «Se ne vanno le speranze di sistermarsi: qualcuno avrà pensato che ora si poteva sposare, che poteva permettersi una macchina...o chissà...».
C’è stata ressa dabìvanti alle porte del Garden rimaste sbarrate. Spingi spingi i vetri sono andati in frantumi. Gli altrisono andati sulla strada, cullo svincolo di Ponte le Cave, lì vicino. Blocco stradale. Durato fino a ieri sera. Mezza città bloccata. il raccordo Terni Orte intasato di auto che marciavano a passo d’uomo.
Ed ecco i sindacalisti. Flavio Confaloni è costretto a parlare a voce altissima per farsi sentire: «Ci hanno detto quel che temevamo. Vogliono chiudere il magnetico. La discussione è finita subito. Ci siamo alzati e ce ne siamo andati. Non c’è discussione. Adesso andremo in Comune, ci riuniremo con i rappresentanbti delle istituzioni locali e decideremo le azioni da compiere». Il sindaco Raffaelli cerca di diffondere un po’ di speranza: «Loro propongono, ma ancora non è deciso. La preoccupazione è tanta. Ma non accettiamo questa proposta».

IL MESSAGGERO 3

Martedì ”tavolo” a Roma
La vertenza si allarga e coinvolge il Governo
Un tavolo governativo per esaminare la vertenza del reparto acciaio magnetico all'Ast di Terni è stato convocato per martedì prossimo a Roma. Lo ha confermato ieri sera il sottosegretario Gianni Letta alla presidente della Regione Umbria Maria Rita Lorenzetti. Alla riunione parteciperanno il ministro alle Attività produttive e quello delle Politiche comunitarie, i presidenti della giunta regionale, della provincia, il sindaco di Terni e, in forma ancora da definire, la proprietà dell'Ast e i sindacati.
La mobilitazione comunque si allarga. Ieri sera è intervenuto anche il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, afferma che la decisione della Thyessen Krupp «rappresenta l'ultimo gravissimo segno dell'emergenza industriale e produttiva del Paese. Quello che colpisce oggi - aggiunge Epifani - è l'assenza di qualsiasi idea o volontà di intervenire sulle politiche industriali per sostenerle, da parte del Governo. La Cgil si mobiliterà a tutti i livelli per evitare la chiusura dello stabilimento».
Sulla vicenda interviene per la prima volta anche l’Assindustria di Terni. Stefano Salvati, il suo presidente, esprime preoccupazione per una «reazione che va sempre più ponenendosi sl piano meramente conflittuale e che svilisce la difesa corretta che le maestranze, i sindacati e le istituzioni avevano sim qui condotto». «Il crescere delle preoccupazioni che il territorio manifesta e che io stesso nutro continua Salvati non deve essere causa per l’abbandono del corretto modo di governare la vertenza». Serve un’analisi che tenga conto delle logiche industriali che governano «il divenire delle attività produttive in un mercato che si fonda sulle leggi della libera concorrenza e della convenienza economica». «E’ necessario conclude Salvati che le Istituzioni nazionali e regionali conferiscano all’azione volta a rendere adeguatamente ospitale il nostro territorio quella prontezza ed incisività che il progredire delle attività imprenditoriali esigono quale condizione ineludibile di sviluppo».

IL MESSAGGERO 4

SI DECIDE TRA DIECI GIORNI
Quella riferita ieri ai rappresentanti ternani, è la proposta che la società del magnetico, la Tkes, porterà al Comitato di sorveglianza, pratciamente il consiglio di amministrazione della Thyssen Krupp. E’ la Tkes che propone la chiusura dello stabilimento di Terni, ma è kil comitato che dovrà decidere nella riunione del 9 febbraio.

IL MANIFESTO

L'acciaieria chiude, Terni si ferma
Krupp decide di smantellare la storica fabbrica ternana. Operai e cittadini bloccano la città e l'autostrada. Oggi la protesta arriva a Roma e investe il governo
LORIS CAMPETTI
Quando il presidente del comitato esecutivo della Thyssen Krupp Electrical Steel, Wolfgang Trommer, ha annunciato ai dirigenti sindacali e agli amministratori ternani la decisione ormai presa dalla multinazionale tedesca di chiudere il reparto magnetico dell'acciaieria, si è scatenato il finimondo. Gli operai che presidiavano l'hotel di Terni in cui si svolgeva l'incontro hanno forzato il blocco per fare irruzione nella sala delle (non) trattative. Soltanto il senso di responsabilità dei lavoratori ha impedito che la situazione precipitasse e dopo un bel po' di tempo, i dirigenti della Thyssen Krupp sono riusciti a lasciare l'albergo scortati dalla polizia. E' così che la protesta è dilagata nella città: tutti gli accessi a Terni sono stati bloccati dai lavoratori, così come la superstrada Terni-Orte e oggi una folta delegazione di siderurgici sarà a Roma per manifestare davanti a Palazzo Chigi. 500 posti diretti e 400 nell'indotto sono a rischio, in una città che vive sul lavoro e sul reddito dei dannati dell'acciaio, più che dimezzati nel corso di una ventina d'anni. E' ovvio dunque che l'intera città, a partire dal sindaco, dai presidenti della provincia e della regione, si siano stretti intorno alla fabbrica che la multinazionale tedesca vuol chiudere, magari per concentrare la produzione in Germania. Il paradosso è che l'Italia è il primo consumatore mondiale di acciaio magnetico (300 mila tonnellate), la parte più nobile della filiera produttiva, e che dunque sarebbe costretta ad acquistare all'estero il materiale, essendo quello di Terni l'unico sito che lo produce. «L'acciaieria non deve chiudere. Siamo arrivati a questa situazione di crisi per esclusiva responsabilità dell'azienda che ha progressivamente perduto quote di mercato. Se la Thyssen Krupp non è più interessata a produrre in Italia - dice il segretario ternano della Fiom, Gianfranco Fattorini - si faccia avanti qualcun altro. E in ogni caso, il governo non può lavarsene le mani».

A rischio è una comunità, quella ternana, ma più in generale il futuro industriale del nostro paese, come ha ricordato il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: «Quel che colpisce oggi è l'assenza di qualsiasi idea o volontà del governo di intervenire sulle politiche industriali per sostenerle. Si rischia, pezzo dopo pezzo, di smantellare importanti presidi industriali». E il declino continua.

Oggi pomeriggio la trattativa si apre a Roma, al ministero delle attività produttive, dopo che la protesta operaia avrà fatto fischiare le orecchie al governo. Il 6 febbraio lo sciopero a Terni sarà generale, promosso da Cgil, Cisl e Uil con il sostegno di tutta la città, a partire dai commercianti.

IL MANIFESTO 2

Terni in piazza difende l'acciaieria
La multinazionale tedesca Thyssen Krupp annuncia la chiusura del reparto acciai magnetici. Per la città significa la perdita di 900 posti di lavoro e la risposta non si fa attendere. Oggi manifestazione a Roma, il 6 febbraio sciopero generale cittadino
LORIS CAMPETTI
Una fabbrica, una città. Terni, capitale italiana dell'acciaio, basta scendere alla stazione della città umbra per sbattere il naso contro un monumento dal sapore metallico est-europeo al lavoro siderurgico: la pressa della prima acciaieria, un'icona. Ieri la città dell'acciaio è stata completamente bloccata per tutto il giorno dai lavoratori della multinazionale tedesca Thyssen Krupp. La protesta operaia è scattata quando i rappresentanti della società hanno comunicato ai dirigenti di Fim, Fiom e Uilm l'intenzione di chiudere il reparto acciai magnetici del polo ternano, la parte nobile della produzione, una decisione che comporterebbe la perdita di 500 posti diretti e di altri 400 nell'indotto. Una catastrofe per la città, sostengono all'unisono lavoratori, sindacalisti e amministratori presenti all'incontro di ieri. Ci sono stati momenti di tensione in mattinata, quando il presidio operaio di fronte all'hotel Garden in cui si svolgeva l'incontro ha forzato il blocco per trasferirsi nella sala della trattativa. Solo quando i sindacalisti sono riusciti a riportare la calma con l'aiuto dei delegati, i dirigenti aziendali guidati dal presidente del comitato esecutivo della Thyssen Krupp Electrical Steel, Wolfgang Trommer, sono riusciti a lasciare l'albergo scortati dalla polizia.

A questo punto la protesta si è trasferita sul territorio. Tutte le vie d'accesso alla città sono state bloccate dai manifestanti a cui non è mancata la solidarietà dei cittadini, in una realtà storicamente legata al lavoro dell'acciaieria. Anche molti commercianti hanno abbassato le serrande, ben consapevoli che con i salari dei siderurgici è a rischio una fetta importantissima dell'economia ternana. «E' da settimane che in fabbrica il clima è teso - ci dice il segretario della Fiom Gianfranco Fattorini - per il rifiuto dell'azienda di discutere il futuro dell'acciaio magnetico. I lavoratori percepivano una situazione di difficoltà per la riduzione della produzione, legata a una perdita di quote della Tk nel mercato italiano. Non perché fletta la domanda. Anzi, l'Italia è il primo consumatore al mondo di acciai magnetici, 300 mila tonnellate utilizzate soprattutto per i trasformatori. Il fatto è che l'azienda sta abbandonando il mercato, come se se ne disinteressasse. Nei mesi scorsi la crisi (voluta) si è affrontata con la cassa integrazione, anche per garantire i giovani precari che lavorano in questo reparto, 150 tra formazione lavoro e contratti a termine. Siamo assolutamente determinati: la fabbrica deve vivere e la produzione deve riconquistare il 60% del mercato italiano che s'è perduto. Domani (oggi per chi legge, ndr) porteremo la protesta a Roma, perché a rischio non c'è soltanto l'economia della comunità ternana ma uno degli ultimi settori produttivi importanti del paese».

La lotta degli operai ternani è sostenuta da tutti i sindacati e per il 6 febbraio, Cgil, Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero generale cittadino. Ma la Thyssen Krupp è una multinazionale potente, forse la maggiore in Europa nel settore degli acciai speciali e non è peregrina l'idea che i tedeschi intendano trasferire nel paese d'origine l'intera produzione. Per questo, i segretari di Fim, Fiom e Uilm hanno inviato una lettera al sindacato europeo dei metalmeccanici (la Fem), per chiedere la convocazione di un incontro con la società ai massimi livelli.

«Siamo ancora qui - ci dice Nevio Brunori, delegato Fiom - a bloccare lo svincolo Orte-Cesena e gli altri compagni bloccano la fabbrica. L'intero stabilimento è fermo e continua il blocco delle merci alle portinerie». Qual è per voi l'alternativa alla chiusura? «Investimenti, scelte commerciali e produttive serie per riconquistare il prezioso mercato italiano. Se Tk non è interessata, che si facciano avanti imprenditori interessati. Non possiamo assistere passivamente al declino dell'economia di Terni, con la chimica smantellata e la meccanica in crisi. Quando sono entrato io in acciaieria, 25 anni fa, ci lavoravamo in settemila. Ora siamo appena 3.500 compreso lo stabilimento di Torino». Il sindaco di Terni, Paolo Raffaelli e i presidenti di provincia e regione chiedono un intervento del governo per salvare la fabbrica e oggi alle 14 le parti sociali si incontreranno a Roma, al ministero delle attività produttive. Non prima che i lavoratori ternani abbiano detto la loro sotto le finestre di palazzo Chigi.

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