Indymedia Italia


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L'Unita' (che riconosce errore), Il Manifesto, Liberazione su violazione privacy
by marijuana Saturday, May. 04, 2002 at 2:04 PM mail:

articoli L'Unita', Il Manifesto, Liberazione su violazione privacy per l'avvenuta pubblicazione dei nomi di alcuni testimoni dei fatti di Napoli.

da L'Unita' di oggi 1° Maggio 2002(pag 11)

SERVENTI LONGHI: *GRAVE ERRORE PUBBLICARE I NOMI DEI TESTIMONI*

ROMA *Alcuni organi di informazione hanno pubblicato nei giorni
scorsi i nomi e cognomi, per esteso, dei testimoni nel procedimento
aperto dalla Procura della Repubblica di Napoli contro gli agenti
di polizia accusati di violenze. Tra questi vi e' un giornalista
del network multimediale indymedia. Ritengo un errore grave la
pubblicazione dei nomi dei testimoni per esteso*. Lo dice il
segretario generale della Fsni Paolo Serventi Longhi in una nota
spiegando che si tratta di *una iniziativa che contrasta con
elementari norme deontologiche e con il codice previsto dalla legge
sulla privacy*.
Per il segretario *vicende come quelle di Napoli e Genova, cosi'
come processi delicati che riguardano esponenti politici,
dell'economia, della criminalita' organizzata richiedono grande
equilibrio e senso di responsabilita' da parte di chi dirige i
media e da parte di tutti i colleghi. Occorre tenere conto delle
possibili conseguenze per i testimoni della rivelazione di
informazioni che li possano facilmente far individuare. D'altra
parte, per garantire il sacrosanto diritto di cronaca e la liberta'
di informazione e' sufficiente usare pseudonimi oppure le soli
iniziali dei nomi. Un comportamento professionale di questo tipo
consente di rendere completa l'informazione e di tutelare i diritti
delle persone che decidono volontariamente di contribuire alla
causa della giustizia*.
In effetti l'Fsni ha ragione, alcuni giornali, tra cui L'Unita' (e
per questo riconosciamo l'errore) hanno pubblicato i nomi dei
testimoni.
Indymedia Italia ieri ci ha inviato un comunicato in cui tra le
altre cose spiega: *Il Gip ha richiesto gli arresti domicialiari
dei sei poliziotti ritenendo in pericolo i testimoni, eppure
agenzie, giornali e televisioni si sono affrettate a pubblicare
riferimenti utili a identificarli, come la citta' e l'area di
appartenenza politica, violando la privacy ed esponendoli ad un
rischio annunciato. Un atto gravissimo questo - sottolinea
Indymedia Italia - che puo' mettere in serio rischio un tentativo
di fare luce sulla verita' e che aggiunge veleno al clima di
intimidazione che si sta creando attorno a chi osa contestare il
comportamento fuorilegge delle forze dell'ordine, sia in occasione
del Global Forum, sia, non dimentichiamolo, del piu' recente G8*.
Anche altri testimoni dei fatti di Napoli hanno detto la stessa
cosa, che questo giornale ritiene fondata.



da Il Manifesto di oggi 1° maggio 2002 (pag 5)

NAPOLI
Alcuni testimoni: *Privacy violata dai giornali*


*Alcuni organi di informazione hanno pubblicato nei giorni scorsi
i nomi e i cognomi, per esteso, dei testimoni nel procedimento
aperto dalla procura della repubblica di Napoli contro gli agenti
di polizia accusati di violenze. Tra questi vi e' un giornalista
del network multimediale Indymedia. Ritengo un errore grave la
pubblicazione dei nomi per esteso*. Cosi' il segretario della
Federazione nazionale della stampa, Paolo Serventi Longhi, ha
stigmatizzato il comportamento di alcuni quotidiani. A provocare la
reazione del segretario della Fsni, la protesta di alcuni testimoni
dei fatti di Napoli, che si sono visti individuati con nome e
cognome sull'Unita' prima, poi su Nazione e Stampa (che cita nome e
cognome di un testimone definendolo un "giornalista" di Indymedia)
e Repubblica, Agi e Ansa (che hanno pubblicato nomi con cognomi
puntati).
*Non crediamo che sia cosi' difficile comprendere quanto la
mancata tutela della nostra privacy costituisca un gravissimo
precedente e un fortissimo regresso che ci riporta al tempo in cui
l'accusatore diventava imputato di processi sommari in piazze
predisposte al linciaggio*, accusano due testimoni, Jacopo Mariani
e Nicolo' Villinger, che si chiedono *se cio' che e' avvenuto a
noi potra' accadere ancora: ai testimoni contro le forze
dell'ordine implicate nei momenti di gravi violenze a Genova cosi'
come a ogni cittadino che si sovraespone per indicare un politico o
qualunque altro rappresentante istituzionale colluso con la
mafia*. Da' loro ragione Serventi Longhi, che gia' domenica
scorsa, nel dibattito sulla liberta' d'informazione organizzato dal
manifesto al centro sociale Villaggio globale di Roma, aveva
dichiarato che *chi tocca Indymedia tocca il giornalismo
italiano*, anche se i media-attivisti non sono formalmente
riconosciuti come giornalisti. *Occorre tenere conto delle
possibili conseguenze per i testimoni della rivelazione di
informazioni che li possano facilmente far individuare. D'altra
parte, per garantire il sacrosanto diritto di cronaca e la liberta'
d'informazione e' sufficiente usare pseudonimi oppure le sole
iniziali dei nomi*, ha proseguito.



da Liberazione di oggi 1° maggio 2002 (pag.13)

Fsni e testimoni
*Sbagliato pubblicare i nomi*

E' *un errore grave* pubblicare per esteso i nomi dei testimoni
nel procedimento napoletano contro gli agenti accusati di violenze.
Paolo Serventi Longhi, segretario generale della Fsni, si schiera
contro quesgli organi di stampa che hanno "sbattuto in prima
pagina" i nomi dei ragazzi coinvolti nell'inchiesta. Tra questi
c'e' un attivista di Indymedia. Per Serventi Longhi, la
pubblicazione *contrasta con elementari norme deontologiche e con
il codice sulla privacy: occorre tener conto sulle possibili
conseguenze per i testimoni*. La denuncia della violazione della
propria privacy e' giunta anche da una lettera di due testimoni
pubblicata dal sito di Indymedia Italia: *Non giustifichiamo -
scrivono i due testimoni - l'assenza di una traccia deontologica e
di un comportamento etico che mette a rischio di ritorsioni chi
decide di testimoniare contro un'ingiustizia*.







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