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comunismo = satanismo?
by iustitia Friday, Mar. 19, 2004 at 2:43 PM mail:

Come è possibile che un'ideologia che predica la pace, l'uguaglianza e la prosperità si sia dimostrata nei fatti una terribile macchina di morte?

Sono in molti a sostenere che le teorie marxiste e quelle “comuniste” in genere siano state ispirate a Marx e ai vari filosofi del comunismo da Satana stesso. Il comunismo, nel nostro paese, è già stato scomunicato una volta dalla Chiesa stessa, la quale “vietò” ad ogni credente non solo di aderire, ma di votare il PCI.
Esaminando attentamente le teorie marxiste però, non è riscontrabile alcun richiamo diretto al “Signore delle Tenebre”.
Che conclusine trarne dunque?
E’ certamente vero che, così come ogni albero si giudica dai suoi frutti, ogni “fenomeno” deve essere giudicato dai suoi risultati. E, senza timor di smentita, possiamo tranquillamente affermare che il frutto del comunismo, in neanche un secolo di storia, sono stati circa 100 milioni di morti. Oltre ad odio, povertà e disperazione.

Ma com’è possibile che il comunismo, un’ideologia che – apparentemente – predica e auspica la pace, l’uguaglianza e il benessere si sia rivelata una terribile macchina di morte?

Ebbene, dopo un’attenta analisi della filosofia marxista, possiamo senza dubbio svelare il mistero. Il marxismo e tutte le ideologie da esso derivate, forse non sono state direttamente dettate da Satana, ma certamente hanno come principale intento quello di rovesciare l’ordine naturale delle cose, la Natura, e di eliminare l’esistenza della Chiesa in terra. Combattere e sconfiggere Dio, per chi crede; eliminare la “credenza” in Dio, per chi è ateo.

Quanto detto può, per qualche sprovveduto, risultare assurdo, delirante. E’ per questo che, per motivare le considerazioni finora espresse, mi rifarò solo e unicamente alle teorie e alle fonti marxiste stesse. Il tutto è, per le persone di buona volontà, documentabile.

Solo comprendendo la vera essenza del comunismo, celata attraverso la menzogna e l’inganno, si può comprendere la causa degli indicibili orrori da esso causati.

Iniziamo col chiederci cosa sia il comunismo. Come lo stesso Lenin spiega, “la filosofia del marxismo è il materialismo... la filosofia di Marx è il materialismo filosofico integrale”.
Il materialismo è la dottrina secondo cui la materia è l’unica realtà: non c’è Dio, non c’è anima, non ci sono valori e fini spirituali che trascendono l’uomo, ma tutto ciò che esiste è un prodotto della materia. Prosegue Lenin: “il materialismo considera come dato primordiale la materia e come dato secondario la coscienza, il pensiero, la sensazione”. La materia è anche definita come “ciò che agendo sugli organi dei nostri sensi produce la sensazione”. Lo spirito, il pensiero, la coscienza derivano dalla materia: non che il pensiero sia materiale, ma “la nostra coscienza, il nostro pensiero, per quanto appaiono sovrasensibili, sono il prodotto di un organo materiale corporeo: il cervello. La materia non è un prodotto dello spirito, ma lo spirito stesso, non è altro che il prodotto più alto della materia”.

Il materialismo marxista è differente dalle altre dottrine materialiste. Marx infatti vi aggiunge una nota dinamica, la dialettica. La materia non è dunque, secondo Marx, statica, ma in movimento: “il movimento è il modo di esistere della materia”, dice Engels, continuando: “il movimento non si può ne creare ne distruggere”, e “quando noi diciamo che materia e movimento sono increati e indistruttibili, noi diciamo che il mondo esiste come progresso infinito, e abbiamo con ciò compreso tutto ciò che c’è da comprendere”.

Il materialismo storico è l’applicazione del materialismo dialettico alla storia della società. Spiega Stalin: “il materialismo storico estende i principi del materialismo dialettico allo studio della vita sociale... allo studio della storia e della società”.
L’elemento fondamentale dell’evoluzione storica è l’elemento materiale, economico: “la forma fondamentale dell’attività degli individui è naturalmente quella materiale, dalla quale dipende ogni latra forma intellettuale, politica, religiosa ecc...”, spiega Marx, e ancora: “non è la coscienza dell’uomo che determina la sua maniera di essere, ma è, al contrario, la sua maniera di essere sociale che determina la sua coscienza”. Sono quindi i rapporti di produzione a determinare le classi sociali, che si presentano come dato costante nella storia dell’uomo da quando esiste la proprietà privata. La storia dunque, è storia di classi. Bisogna ben tenere a mente tale conclusione, perché da essa derivano molti teorie fondamentali.
Le classi entrano necessariamente in conflitto tra di loro. “la lotta di classe... è un fenomeno assolutamente necessario ed inevitabile”, spiega Stalin, riprendendo Marx. Da questa lotta scaturisce il progresso. "La storia di ogni società finora esistita è storia di lotta di classe. Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba... in una parola, oppressori e oppressi sono sempre stati in contrasto fra di loro, hanno sostenuto una lotta ininterrotta... una lotta che finì sempre o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta", dice Marx, che continua sostenendo che allo stadio attuale in cui è giunta, la lotta si è molto semplificata, tanto che esistono solo due classi: proletariato e borghesia. "L'epoca nostra, l'epoca della borghesia, si distingue... perché ha semplificato i contrasti fra due classi. La società intera si va sempre più scindendo in due grandi campi nemici, in due grandi direttamente opposte l'una all'altra: borghesia e proletariato". La borghesia sfrutta, il proletariato subisce. Lo sfruttamento consiste fondamentalmente in questo: che il proletario con il suo lavoro crea nella merce che produce un "valore" che solo parzialmente è coperto dal salario che percepisce, mentre per il rimanente è accumulato dal capitalista, il quale si arricchisce grazie a questo plusvalore ingiustamente sottratto al lavoratore. Di qui l'aggravarsi delle condizioni del proletariato, che necessariamente condurrà alla rivoluzione e alla "dittatura del proletariato", insieme esito necessario e termine della lotta di classe in quanto ché, dopo la vittoria del proletariato, non si potrà più parlare di classi distinte. La lotta di classe, cioè, "ha ora raggiunto un punto in cui la classe sfruttata e oppressa (il proletariato) non può più liberarsi dalla classe che la sfrutta e la opprime (la borghesia) senza liberare anche a un tempo, e per sempre, la società tutta dallo sfruttamento, dall'oppressione e dalla lotta fra le classi", sostiene Engels. Tale teoria è il nucleo del “Capitale” di Marx.
La dittatura del proletariato è un momento di transizione verso la società senza classi: e poiché lo Stato è la traduzione storica degli antagonismi di classe, macchina repressiva, strumento di dominazione, la scomparsa delle classi porterà con sé la scomparsa dello Stato. Il fine è analogo a quello anarchico.
Da queste teorie marxiste, possiamo definire il marxismo una setta filosofica: una setta in quanto ha un carattere religioso: una religione a mio parere secolarizzata e trasposta sul piano temporale. Si tratta di una vera e propria utopia: e il carattere proprio di ogni utopia è quello di falsare le leggi necessarie della natura, falsare quell'ordine che è stato dato da Dio e a cui l'uomo deve conformarsi, entro cui deve realizzarsi. L'odio per Dio porta a negare la Sua creazione: la natura. Così, mediante il processo dell'evoluzione storica, il marxismo cerca di dissolvere le realtà naturali prime, facendone pure realtà storiche in balia del trionfante divenire: cosi è per la religione, la famiglia, la proprietà.

E’ questo un ragionamento di fondamentale importanza, che ci permette di comprendere le trasformazioni attuate dal comunismo nei paesi in cui ha tiranneggiato.

Vediamo cosa pensa il marxismo della RELIGIONE. Esso, presentandosi come materialismo, non può che negare la religione e quindi l’esistenza di Dio stesso. Sono teorie note. Marx ci illumina a riguardo con questi passi: “L'uomo fa la religione e non la religione l'uomo... (la religione) è la realizzazione fantastica dell'essenza umana", "essa è l'oppio del popolo". "La religione - aggiunge Lenin - è una specie di acquavite spirituale, nella quale gli schiavi del capitale annegano la loro personalità umana e le loro rivendicazioni di una vita in qualche misura degna di uomini". La stessa Grande Enciclopedia Sovietica spiega che “la religione è antisocialista per eccellenza, costituendo il prodotto dell’impotenza e dell’ignoranza”.
La religione è quindi un male che il comunismo deve assolutamente combattere. E così è stato. Spiega Lenin che “la nostra propaganda deve necessariamente comprendere anche la propaganda dell’ateismo”.
Tutto ciò nella pratica è sconfinato in orrori assurdi e in odio che ha del satanico. Decine di chiese sono state distrutte o chiuse, centinai di preti trucidati in modi impensabili, migliaia di contadini postisi a loro difesa “giustiziati” con una pallottola alla schiena, e così via. Basta pensare, senza arrivare sino all’ex URSS, alla vicina Spagna o all’ex Jugoslavia, dove decine di preti furono ammazzati facendoli soffocare con i loro stessi testicoli, che gli erano stati tagliati e inseriti in bocca. L’odio che ha dovuto causare questi gesti ha del pazzesco.
Lo scopo del marxismo, come ogni altra teoria rivoluzionaria, altro non è che quello di sostituire al culto di Dio quello dell’uomo stesso. "La critica della religione disinganna l'uomo affinché egli consideri, plasmi e raffiguri la sua realtà come un uomo disincantato, divenuto ragionevole, perché egli si muova intorno a sé stesso e quindi al suo vero sole. La religione è soltanto il sole illusorio che si muove attorno all'uomo, finché questi non si muove attorno a sé stesso", spiega Marx.

Esaminiamo ora la considerazione che il comunismo ha della FAMIGLIA. Bisogna intendere che per il comunismo la famiglia deve essere messa in relazione alla Storia e non alla Natura. Quindi, dice Marx, che “l'abolizione dell'economia separata sia inseparabile dall'abolizione della famiglia è cosa che s'intenda da sé". Abolizione della famiglia tradizionale dunque. Questo era ed è uno degli obiettivi del comunismo. Secondo Marx il comunismo finirà per introdurre "una forma superiore del rapporto tra i due sessi" fondata sulla "composizione del personale operaio combinato con individui d'ambo i sessi e delle età più differenti".
Secondo Engels, la famiglia monogamica è nata con la proprietà privata e col diritto del padre di trasmettere il capitale. Nell'epoca primitiva l'orda originaria viveva non solo nel comunismo primitivo, ma anche nella completa promiscuità sessuale. Soltanto successivamente nella società di classi nata con la proprietà privata, nasce la famiglia, dove la donna è vittima e l'uomo sfruttatore: anzi, c'è un rapporto fra l'alienazione familiare e lo sfruttamento della classe oppressa, il proletariato. Il passaggio al comunismo comporterà dunque la "liberazione della donna" mediante la soppressione della famiglia.
Spiega Engels che il comunismo sopprimerà "la duplice base dell'odierno matrimonio - la dipendenza della donna dall'uomo e dei figli dai genitori". Le due soppressioni sono collegate: emancipare la donna per il marxismo vuol dire emanciparla dal lavoro domestico e toglierle l'educazione dei figli, che sarà effettuata dallo Stato socialista: "Col passaggio dei mezzi di produzione in proprietà comune la famiglia singola cessa di essere l'unità economica della società. L'amministrazione domestica privata si trasforma in una industria sociale. La cura e l'educazione dei fanciulli diventa un fatto di pubblico interesse; e la società ha cura in eguale modo di tutti i fanciulli" (45). Tutto questo dovrebbe portare all'abolizione del matrimonio e al libero amore: ''I rapporti dei due sessi diventeranno rapporti del tutto privati che riguardano soltanto le persone direttamente interessate e nei quali la società non avrà minimamente di che immischiarsi".
Nei fatti, l’ex URSS tentò subito di distruggere il matrimonio tradizionale. Fu infatti subito introdotto il divorzio e, per la prima volta nella storia, l’aborto. Fu anche negata la validità di tutti i matrimoni religiosi – tutto nel 1917.
In seguito fu anche riconosciuto il matrimonio non registrato, cioè libero – 1926 – e fu anche incoraggiata la totale promiscuità sessuale.

Passiamo ad esaminare le teorie del comunismo a proposito della PROPRIETA’ PRIVATA. E’ noto che loro scopo è l’abolizione di questa. Anche la proprietà privata è per il marxismo una realtà storica e non naturale; La Rivoluzione sarà un atto di appropriazione, l'abolizione di ogni proprietà. "La proprietà privata dovrà essere abolita e sostituita dall'uso in comune di tutti i mezzi di produzione e dalla distribuzione di tutti i prodotti secondo un'intesa generale, cioè dalla comunanza dei beni. L'abolizione della proprietà privata é anzi la più significativa sintesi della trasformazione dell'intero ordinamento sociale, come necessariamente deriva dallo sviluppo dell'industria, ed è quindi a ragione messa innanzi dai comunisti quale rivendicazione principale" – Engels.

Negando quindi la famiglia, la religione e infine la proprietà privata, il comunismo si pone dunque come nemico acerrimo di tutto ciò che è naturale, dell’ordine della natura stessa. E’ dunque palese rifiuto dell’ordine della natura e di Dio in quanto suo creatore.
Molti pensano che l'obiettivo del comunismo sia l'instaurazione di una società perfetta, da cui tutte le ingiustizie siano eliminate: e la Rivoluzione sarebbe un mezzo per raggiungere questo fine. Nulla di meno marxista! Lo scopo è fare la Rivoluzione: e i mezzi sono le contraddizioni che si incontrano (o che il Partito crea) nella società. Quanto dice Rosemberg, membro del comitato esecutivo della Terza Internazionale, è illuminante: "Marx non si rifece... dal proletariato, dai suoi bisogni e dalle sue sofferenze, dalla necessità di liberarlo, per trovare poi, come unica via della salvezza del proletariato, la Rivoluzione. Al contrario, egli camminò proprio all'inverso... Nel cercare la possibilità della Rivoluzione, Marx trova il proletariato". Il marxismo non ha come scopo l'eliminazione della miseria: "Il marxismo non arreca un umanitarismo sentimentale e piagnucoloso. Marx non si è chinato sul proletariato perché esso è oppresso, per lamentarsi della sua oppressione... Il marxismo non si interessa al Proletariato in quanto esso è debole - come le persone "caritatevoli", certi utopisti, "paternalisti", sinceri o no - ma in quanto esso è una forza... In una parola, il marxismo vede nel proletariato il suo avvenire e le sue possibilità". "Lo scopo della riforma agraria non è di dare delle terre ai contadini poveri né di alleviare le loro miserie: questo è un ideale da filantropi, non da marxisti... Il vero scopo della riforma agraria é la liberazione delle forze rivoluzionarie nel paese", spiega un alto dirigente comunista cinese.
Al contrario, il marxismo si serve della miseria come strumento: senza la miseria del proletariato non sarebbe possibile la rivoluzione; essa non è dunque un male da eliminare, ma un mezzo da sfruttare per il fine. Ed infatti le più spaventose carestie e crisi economiche di questo secolo sono avvenute proprio nei paesi comunisti. Solo paradisi terrestri come la Cina o l’ex URSS possono vantare milioni di morti di fame.
Si potrebbero elencare altri aspetti del comunismo, analizzare ancor meglio altri passi importanti della sua filosofia, come il concetto stesso di Rivoluzione. Quanto detto però credo basti a far capire, almeno a chi abbia un minimo di sale nel cervello, che il marxismo e i suoi derivati sono stati delle vere e proprie macchine di morte, odio e miseria in quanto negatori e sovvertitori dell’ordine naturale stesso. Milioni di morti ovunque, disperazione, menzogna, odio bestiale, sono solo alcuni degli spaventosi risultati a cui le teorie marxiste hanno portato.
Ricordiamoci sempre che il vero fine del comunismo è quello di opporsi alla Natura, al Suo Creatore, e quindi all’Uomo stesso.
E sia sempre di monito a tutti il vero simbolo del comunismo: un uomo che muore.

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