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MISTERI !! DALLE DONNE SCOMPARSE A TORINO ALLE STRAGI DI BOLOGNA E DI PIAZZA FONTANA.
by 12 dita Tuesday, Mar. 23, 2004 at 1:22 PM mail:

PARTENDO DAL CASO DELLE DONNE SCOMPARSE A TORINO SI ARRIVA ALLE STRAGI DI BOLOGNA E DI PIAZZA FONTANA.

La trasmissione “Chi l’ha visto” ha messo in luce inquietanti collegamenti tra le sparizioni di diverse donne nella città di Torino ed una persona ex-militante della destra eversiva di terza posizione PAOLO STROPPIANA.

Anche l’allora sua “fidanzata” BEATRICE DELLA CROCE DI DOJOLA” appartenente alla classe dei nobili con discendenza diretta dei SAVOIA sembrerebbe implicata.

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PARTE 1: LE DONNE SCOMPARSE A TORINO

Per le donne scomparse si tratta dei casi di
· Marina di Modica http://www.chilhavisto.rai.it/Clv/misteri/2000-2001/DiModica.htm
· Camilla Bini http://www.chilhavisto.rai.it/clv/lettere/B/Bini.htm


Le scomparse delle donne sopra richiamano in qualche modo la scomparsa di queste altre poiché c’è un elemento di contatto nel fatto che tutte hanno avuto a che fare con delle analisi mediche o che lavoravano in ospedali:

http://www.chilhavisto.rai.it/clv/lettere/T/Teglia.htm
http://www.chilhavisto.rai.it/clv/lettere/b/Badami.htm

Sono stati segnalati altri casi ancora, di cui non ho trovato riferimento nella trasmissione “chi l’ha visto”, e per i quali non ho sottomano altri elementi.
Appena li avrò segnalerò in apposito commento all’articolo.

Ho iniziato ad incuriosirmi di questi fatti seguendo il caso di Erika Ansermin scomparsa da Aosta quasi un anno fa . http://www.chilhavisto.rai.it/clv/lettere/A/AnserminErika.htm
Forse i diversi casi non sono per nulla in relazione però vi sono coincidenze un po’ rilevanti.

Il padre di Marina di Modica era stato professore universitario di chimica del padre di Erika Ansermin. Ed entrambe le loro figlie sono sparite misteriosamente.

Sia il padre di Erika Ansermin che il Prof. Di Modica si occupano, tra le altre cose, di attività nel comparto tessile e colorazione. Anche il padre di Mauro Ansaldi, compare di Paolo Stroppiana in Terza Posizione è nel comparto tessile, poiché proprietario di due fabbriche di abbigliamento – tessile.

Ma tuttavia questa può essere solo una coincidenza che non porta da nessuna parte.

Altro fattore di coincidenza è che pure Erika Ansermin aveva appena fatto delle analisi mediche di cui non ha più ritirato l’esito.

Questo elemento ha fatto parlare di scomparse "legate al traffico d’organi”, ma potrebbe essere un'altra pista sviante..

Altre ombre si addensano su queste vicende.. quali la “fama” di città magica che Torino possiede. E’ risaputo che in questa zona sono sorte molte sette legate al satanismo, o ad altre pratiche magiche più o meno lecite e non bisogna disdegnare nemmeno la triade:
-Occultismo
-Ambienti aristocratici
-Destra
e Torino non si fa mancare nulla riguardo a questi 3 elementi.

Ora speriamo che la magistratura non voglia archiviare così impunemente tutti questi casi anche perché sembrerebbe che durante le indagini ci siano state eclatanti trascuratezze nell’ascoltare testimonianze e valutare prove.

Il fatto è che gli indagati fanno parte di “quegli ex-ragazzi della Torino bene” un po’ intoccabili.

Per quanto riguarda l’intoccabilità di Stroppiana questa sarebbe ascrivibile alla sua partecipazione come testimone pentito contro La Mambro e Fioravanti nella strage del 2 Agosto a bologna e come testimone nella strage di Piazza Fontana di cui tutti abbiamo visto come sono andate a finire le cose.

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PARTE 2: LE STRAGI DI BOLOGNA E PIAZZA FONTANA

Ma ritorniamo ai collegamenti con le stragi di Bologna e Piazza Fontana.

Se vi siete andati a leggere i casi delle donne scomparse attraverso i link segnalati vedrete come i nomi di PAOLO STROPPIANA e l’allora sua “fidanzata” BEATRICE DELLA CROCE DI DOJOLA” siano sempre ben collegati.

Sembrerebbe che nei casi di Camilla Bini e Marina di Modica ognuno dei due abbia salvato l’altro testimoniando su momenti e luoghi..


BEATRICE DELLA CROCE DI DOJOLA
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Della Dojola ho trovato pochi riferimenti se non che si è iscritta ad una associazione VIVANT (Associazione per la Valorizzazione delle Tradizioni Storico Nobiliari)



PAOLO STROPPIANA
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Cercando qualcosa su Paolo Stroppiana sono venute fuori molte cose.

In particolare la sua militanza in terza posizione assieme a “MAURO ANSALDI”, altro soggetto da inquadrare bene, ed il suo coinvolgimento, come testimone, nelle stragi del 2 agosto a Bologna e P.zza Fontana.

Questi due personaggi PAOLO STROPPIANA e MAURO ANSALDI sembrerebbero godere di coperture ed amicizie con i servizi segreti.

Così si legge in un rapporto delle testimonianze sulle stragi …. si elogia ancora il comportamento del duo Stroppiana-Ansaldi, "i quali hanno collaborato senza alcuna riserva ben decisi a rivelare tutto quanto a propria conoscenza una volta intrapresa la strada della dissociazione da ogni attività eversiva"…

Per saperne di più su Paolo Stroppiana : http://www.almanaccodeimisteri.info/destra2002.htm


MAURO ANSALDI
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Mauro Ansaldi (Pinocchio) : http://www.ecn.org/gabrio/Libro_bianco.html





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I due articoli contenuti nei link sopra sono riportati anche di seguito:

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CHI E' PAOLO STROPPIANA
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http://www.almanaccodeimisteri.info/destra2002.htm

15 ottobre 2002 - "La Repubblica" di Torino

Stroppiana, un passato da camerata - ALBERTO CUSTODERO

Testimone in due processi per stragi, si dissociò da Terza Posizione Emergono trascorsi politici e vecchie vicende processuali per l'impiegato della Bolaffi indagato per l'omicidio di Marina Di Modica

Testimoniò al processo sulla strage di Bologna e in quello sulla strage di Piazza Fontana. Ex terrorista nero di Terza Posizione condannato e, poi, qualche anno fa, completamente riabilitato.
Ora l'impiegato della Bolaffi è indagato per l'omicidio di Marina Di Modica: chi è Paolo Stroppiana?
Fin da ragazzo, Stroppiana si è messo in mostra come attivista politico di destra distinguendosi, poco più che quindicenne in alcuni incidenti davanti ad una scuola.
Diciottenne, entrò nel direttivo provinciale del Fronte della gioventù, senza restarvi a lungo.
Sette anni dopo, infatti, il suo nome comparì in un ordine di cattura della procura di Torino accusato di appartenere al gruppo di estrema destra NarTerza Posizione.
Negli anni Ottanta, comparve come testimone nel processo sulla strage di Bologna e, di recente, in quello sulla strage di piazza Fontana contro Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi.
Scontò alcune condanne, alcune per il suo trascorso in Terza Posizione (partecipò a rapine per autofinanziamento), altre, per emissione di assegni a vuoto e lesioni.
Nel libro di Giuseppe De Lutiis (Editori Riuniti), che ha pubblicato l'atto d'accusa dei giudici di Bologna contro gli autori della strage che costò la vita a 85 persone, Stroppiana è citato 13 volte.
I giudici di Bologna definiscono lui e Mauro Ansaldi come due militanti che "fino a tutto il 1982, sono stati nel cuore della lotta armata, in collegamento con i maggiori esponenti latitanti di Terza Posizione, e quindi sono in grado di riferire cose apprese da fonti in un certo qual modo privilegiate".
Un testimone attendibile, Stroppiana, dunque, al punto che i magistrati si lasciano andare in una sorta di complimento sulla sua attendibilità: "le dichiarazioni di Stroppiana e Ansaldi, rese in una serie di procedimenti penali, hanno sempre trovato riscontro".
Nel capitolo intitolato "le dichiarazioni dei neofascisti", si elogia ancora il comportamento del duo Stroppiana-Ansaldi, "i quali hanno collaborato senza alcuna riserva ben decisi a rivelare tutto quanto a propria conoscenza una volta intrapresa la strada della dissociazione da ogni attività eversiva".
Stroppiana, a proposito della strage di Bologna, il 9 maggio del 1983 ebbe a dichiarare: "nell'ambiente di Terza Posizione tutti ritenevano che la strage fosse opera di gruppi facenti capo a Signorelli, Fachini e altri, i quali avevano commesso il fatto su incarico di corpi separati e poteri occulti".
Nel capitolo dedicato a "Gelli-Pazienza, crimine organizzato, vecchia e nuova destra eversiva fra il 1979 e il 1981", a proposito dei legami fra terrorismo nero, Mafia e P2, Stroppiana, il 28 dicembre del 1984, al pm di Bologna così spiegò il retroscena dell'omicidio di un suo camerata, Francesco Mangiameli, detto Ciccio.
"Avevamo accertato che Mangiameli, come noi esponente di Terza Posizione, era stato ammazzato per esclusiva iniziativa di Valerio (Fioravanti Giusva, ndr), poiché era venuto al corrente di rapporti 'strani' con Signorelli e con gli ambienti a lui facenti capo, che noi identificavamo in Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Lotta al Popolo, e Costruiamo l'azione.
Signorelli non tollerava che un movimento come Terza Posizione si assumesse un ruolo autonomo sottraendosi al suo controllo". "Noi precisò Stroppiana eravamo schierati contro la vecchia destra filo stragista che aveva contatti con i servizi segreti".
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Altri link relativi a Stroppiana.. (solo alcuni)..
http://www.stragi80.com/bologna/giustizia/prima/prima23.pdf
http://www.comune.bologna.it/iperbole/2agost80/cap3_2.htm



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MAURO ANSALDI (PINOCCHIO)

http://www.ecn.org/gabrio/Libro_bianco.html

L’articolo è molto lungo ma vale la pena di leggerselo bene c’è un sunto fatto bene sulla storia dei gruppi eversivi di destra dalle origini fino a FORZA NUOVA.
Ed è inoltre un atto di accusa e testimonianza delle infiltrazioni degli eversivi di destra nei centri sociali….


CONTRO - INCHIESTA "PINOCCHIO" - STORIA DI UN’AGENTE "SOVVERSIVO"

IL PERCHE' DI UN'INCHIESTA
L’inizio di una storia reale e non di fantasia, nasce da una serie di coincidenze che scattano nel momento più impensabile. Dentro di noi ci siamo sempre augurati di non arrivare mai al punto di dover verificare il passato di una persona che, fino a quel momento, consideravamo tranquillamente "dei nostri". Nelle nostre speranze e nella nostra vita di tutti i giorni evitiamo di pensare che dentro centri sociali, collettivi, possano trovare terreno fertile, integrandosi fortemente e ad alti livelli, soggetti che stanno "dall’altra parte della barricata".
Purtroppo questo invece è avvenuto…qui da noi.
Da alcuni mesi piccoli indizi sono diventati certezze e, purtroppo, ciò che meno sospettavamo è diventata una realtà.
In questo libro bianco denunciamo che un’esponente di spicco dell’eversione di destra torinese, ex pentito e probabile informatore, ha frequentato per oltre due anni il Comitato Chiapas, l’assemblea del Gabrio e quella di altri centri sociali!
Con questa contro-inchiesta abbiamo dovuto ricostruire un puzzle fatto di date, sigle eversive, atti processuali.
Abbiamo lavorato dentro a delle scatole chiuse ermeticamente, facendo il possibile per evitare fughe di notizie, ma soprattutto per evitare che su semplici "sentito dire" si imbastissero facili "processi popolari", preferendo verificare fino in fondo le notizie raccolte, inizialmente in forma del tutto casuale. Abbiamo dunque condotto un'indagine si è svolta all'interno dei canali dell’inchiesta giornalistica, usando materiale d’archivio, articoli.
Esporre troppo in fretta quel briciolo di materiale che avevamo allora, fatto solo d’ipotesi e piccole certezze, avrebbe potuto significare mettere in gioco l'inchiesta stessa e bruciare ogni filo di collegamento tra passato e presente. Per noi era importante capire cosa ci fosse dietro a determinate scelte di determinati personaggi.
Non è una novità che il lavoro di un centro sociale è messo quotidianamente sotto stretta sorveglianza dalle forze palesi e occulte "dell’ordine". Quante perquisizioni abbiamo dovuto sopportare, nei centri, nelle nostre abitazioni. Quante cimici, mini telecamere invadono i nostri spazi liberati. Quanti messaggi minacciosi, strani, abbiamo raccolto, lanciati da chi ogni giorno mina la nostra esistenza.
La storia di Pinocchio parla anche di questo, dei metodi usati dal potere per ingabbiarci, dividerci e smembrare ogni nostra iniziativa.
Abbiamo ragionato solo dopo aver avuto in mano elementi più concreti. Oggi rendiamo pubblico il nostro lavoro.
Quest’inchiesta è servita anche per capire quanto siamo penetrabili, deboli. Agenti provocatori, informatori, infiltrati, purtroppo trovano ancora terreno fertile dentro i nostri giardini. Bisogna quindi stare attenti, ma senza farsi prendere da inutili paranoie scadendo nella "politica del sospetto" con la quale, in passato, si sono autodistrutte delle belle esperienze di lotta e di emancipazione collettiva.
Dentro a questa relazione troverete una piccola mappa storica dei movimenti d’estrema destra italiani di quest’ultimo dopoguerra, un elenco di alcuni "eminenti" personaggi, qualche articolo di giornale.
Speriamo di aver spiegato in maniera decente, in questa introduzione, la nostra logica di lavoro. Speriamo che sia la prima e ultima volta che qualcuno ci costringa ad "indagare" su noi stessi".
Ma soprattutto ci auguriamo in futuro di non aver più a che fare con altri Pinocchio, con altri…


AVVERTENZE PRIMA DELL’USO

Per capire meglio l’intera vicenda Pinocchio è obbligatorio fare alcune distinzioni tra i vari metodi che lo Stato utilizza per controllare la nostra vita politica, sia nel pubblico che nel privato.
Durante un’inchiesta giudiziaria vengono accumulate prove su prove. Uno dei mezzi usati dalla cosiddetta "polizia politica", la Digos per intenderci, e dal Nucleo Informativo dei Carabinieri, sono le intercettazioni telefoniche. Spesso, per fare in modo che esse siano valide in sede processuale, ci vuole un’autorizzazione da parte della magistratura, che va rinnovata ogni 15 giorni, secondo il nuovo codice di procedura penale. Non esistono veri e propri metodi per scoprire che si è "ascoltati". Un’altra forma di "raccolta d’informazioni" è l’intercettazione ambientale. È quasi inutile ripetere che cimici, microfonini e scanner d’ascolto, possono essere facilmente piazzati all’interno di centri e abitazioni, soprattutto dopo una perquisizione "leggera", Solitamente le cosiddette cimici si annidano nelle vicinanze degli impianti elettrici (luci, prese della corrente, etc.).
Ma qui parliamo ancora della forma "legale" di controllo da parte dello Stato, per mezzo dei suoi organi inquirenti (la magistratura). Forme di controllo che sono regolamentate secondo legge e che devono seguire determinate procedure e limitazioni che la stessa legge definisce (tempi di durata delle inchieste, tempi di attuazione e di applicazione dei controlli "ambientali", valore probatorio delle stesse).
A volte questo non può bastare, anche perché certi metodi devono essere motivati e deve esserci, almeno ufficialmente, un’inchiesta in corso. Per necessità lo Stato sviluppa forme di controllo che vanno oltre le sue stesse leggi e che ricadono nell'ambito della extra e della para legalità.
Gli apparati preposti alla repressione e alla prevenzione di fenomeni politici "destabilizzanti" dell'"ordine democratico" ricorrono spesso a forme diverse di controllo extra-legale dei cittadini "sospetti", forzando i coni d'ombra lasciati dalla legge o avvalendosi della copertura della stessa (l'istituzione dei servizi segreti messi a "difesa dell'ordine democratico").
Ed è così che, all'interno di questa zona grigia, entrano in scena tre figure chiave del controllo: l’informatore, l’agente provocatore e l’infiltrato.
L’informatore è colui che passa notizie, di una certa importanza o anche semplici resoconti di un’assemblea, alla polizia e ai carabinieri. In cambio riceve favori: chiudere un occhio su piccole storie di droghe, guai finanziari ("ti presto i soldi per l’affitto"). Può essere anche pagato a "notizia", soprattutto se i "clienti" fanno parte dei servizi segreti.
L’agente provocatore è colui che viene pagato dalle forze occulte dell’ordine per istigare i componenti di un collettivo ad un’azione illegale, ai limiti dell’eversione. Di solito vengono arruolati come agenti provocatori ex militanti dell’estrema destra. Persone insospettabili, i cosiddetti "buoni compagni, ma un po’ testa calda".
L’infiltrato è, invece, un carabiniere o un poliziotto che entra in un gruppo, partecipa alle attività e poi riferisce ai suoi diretti superiori notizie, schedando i componenti di un collettivo. Cambia spesso città e identità e viene utilizzato quando si è certi che qualcosa possa succedere.
Compito dell’agente provocatore e dell’infiltrato è, se "non c’è niente da segnalare", creare ad arte prove inesistenti. I Ros, maestri in quest’arte, come i servizi segreti montano spesso le loro inchieste grazie anche alle panzane costruite dagli esperti del doppio gioco. Come dire: se non c’è eversione la creiamo noi, così giustifichiamo i soldi che il governo ci devolve. Non è una boutade ma la triste realtà, se pensiamo che già a livello di commissione parlamentare stragi è emersa una sostanziale integrità di quelle strutture che a livello di polizia e carabinieri indagarono sui fenomeni del cosiddetto "terrorismo rosso" nei famosi "anni di piombo". Quelle strutture di coordinamento nazionale di "corpi speciali" non sono state mai smantellate, né riciclate nella ben più corposa attività dell'antimafia, tanto da configurare una situazione di anomalo scompenso fra le eccessive
risorse di uomini e mezzi che sono state rivolte all'attività dell'"antiterrorismo" e l'insufficienza di strumenti indirizzati all'azione di lotta al narcotraffico e alla malavita organizzata.
Per lo Stato, ancora nel 2000, il maggior pericolo sono i "sovversivi" di sinistra, non certo i mafiosi, con cui spesso il vecchio potere scende a compromessi per poi conviverci e fare affari insieme.


LE ORGANIZZAZIONI DI ESTREMA DESTRA E DELL'EVERSIONE NERA
Tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70 nascono i gruppi extraparlamentari di destra.
Per lo più sono figli del Movimento Sociale, dove vengono ufficiosamente accettati. Vengono finanziati da vecchi nostalgici del fascismo e dai servizi segreti, i quali li utilizzano per stragi e attentati. Sigle d’estrema destra in Italia se ne contano a centinaia, ma solo alcune hanno lasciato il segno. Dopo la loro apparente scomparsa nel nostro paese sono nati gruppi che hanno raccolto, in questi ultimi anni, ciò che era rimasto di loro.
Per capire meglio la vicenda di Pinocchio è molto utile conoscere la storia di questi gruppi e dei suoi attuali parenti.

Terrorismo nero "stragista"
Affonda le sue radici nell'Italia sconfitta della Repubblica Sociale, soffre con estremo disagio l'avanzata delle forze organizzate del movimento operaio negli anni del dopoguerra, ma ancor di più nel periodo emergente del nuovo ciclo di lotte operaie degli anni sessanta.
Le forti rivendicazioni salariali e sull'organizzazione del lavoro, il nuovo slancio conflittuale portato dalla giovane classe operaia di recente formazione, funzionano come un martello pneumatico non solo sulle strutture di domino del cosiddetto neo-capitalismo ma anche su quelle forme di sopravvivenza del passato recente, legato al vecchio padronato, alle vecchie nostalgie dell'Italia contadina dell'"Impero" oppure dell'Italia gestita dai teutoni sotto le insegne della RSI.
L'ipotesi stragista del neofascismo sorto negli anni sessanta rappresenta una reazione quasi automatica all'offensiva irresistibile del movimento operaio di quegli anni. Non a caso la bomba di piazza Fontana scoppia in pieno rinnovamento del contratto nazionale dei metalmeccanici.
Lungi da rappresentare una strategia forte di "via al potere" delle forze più reazionarie e nostalgiche nel nostro paese, il terrorismo stragista verrà immediatamente strumentalizzato dalle componenti più scaltre e moderate della classe politica al potere quale arma di ricatto per contenere le spinte più riformiste e rivendicative dei partiti e dei sindacati di sinistra.
In altri termini il neofascismo fantastico e mistico dei Freda e dei Delle Chiaie servirà da arma di ricatto della Dc per smussare le pretese di cambiamento radicale espresse dal PCI in quegli anni.
Fu una tattica già sperimentata con successo anni prima, all'epoca dei primi governi di centro sinistra, quando la Dc di Moro e Fanfani usò la grande paura provocata dal tentato golpe del generale De Lorenzo per moderare le eccessive rivendicazioni del PSI di Nenni, ringalluzzito dall'essere entrato finalmente nella famosa "stanza dei bottoni".
Ovviamente la politica delle stragi (meglio nota come "strategia della tensione") non sarà la sola arma di pressione usata dalle forze moderate su quelle più progressiste per edulcorarne i programmi: c'erano anche gli americani e la Cia, i pruriti golpisti della destra in doppiopetto, le fughe dei capitali, le crisi petrolifere… Tutto concorreva e occorreva a favorire una svolta in senso moderato delle rivendicazioni della sinistra.
Dunque fu abbastanza chiaro che i deliri di Freda e dei camerati di quegli anni, lungi dal costituire un effettivo pericolo in sé, si prestano oggettivamente a favorire altre scelte politiche. Ragion per cui furono finanziati, infiltrati, manipolati a distanza per servire altri scopi.
L'estrema destra stragista operò in quegli anni come "utile idiota" della Dc e delle forze moderate che continuavano a controllare lo Stato e il paese.

Ordine Nuovo
Formalmente l’organizzazione si scioglie dopo un decreto governativo del 21 novembre 1973. Fu creata nel 1960m da alcuni iscritti al MSI che, come i fondatori d’Avanguardia Nazionale, trovavano troppo moderata la linea del partito. Ordine Nuovo costituì il gruppo forse più aggressivo dell’intero campo neonazista. Esso s’ispirava alle dottrine razzista e nazionalsocialiste del barone Julius Evola, il filosofo dell’idealismo mistico, autore nel 1937 del libro "Il mito del sangue", ma che ancora nel 1967 rimproverava Almirante perché non organizzava apertamente squadre d’azione per "distruggere i centri della sovversione" e "stroncare scioperi".
Il simbolo d’Ordine Nuovo è l’ascia bipenne in cerchio bianco su fondo rosso.
Il motto adottato è quello delle SS naziste: "Il nostro onore si chiama fedeltà".
Per renderci conto di come ragionavano i capi di O.N., basti leggere un brano programmatico, tratto dal giornale di movimento guidato dall’attuale segretario del MS-Fiamma Tricolore Pino Rauti:
"Se ci sentiamo legati al fascismo come al movimento politico autoritario e gerarchico più vicino alle nostre esperienze dirette, più prossimo all’epoca storica nella quale siamo vissuti, non per questo non potremmo più dire che egualmente ci sentiamo vicini alla sostanza e ai valori, ai principi e alle idee fondamentali che informarono l’essenza politica di ogni stato autoritario o aristocratico dei tempi andati.
Siamo vicini tanto alla Repubblica Sociale Italiana che al III Reich, quanto all’impero napoleonico o al Sacro Romano Impero.
Chi viene al nostro fianco avrà un’altra sensazione che è propria del combattente quando a piè fermo attende l’istante per balzare dalla trincea e gettarsi nella mischia per colpire, colpire, colpire!"
Nel ’66 O.N. costituisce un certo numero di comitati di insurrezione nazionale, i CIN, che, con il loro attivismo, avrebbero dovuto strappare al MSI gli iscritti e portarli su posizioni più combattive.
Un fallimento, che portò i principali dirigenti a rientrare nelle fila del partito. Compreso Rauti, che sarà inquisito come uno degli organizzatori dell’attentato a Piazza Fontana.
Ordine Nuovo risultava aver contatti con il Fronte Nazionale di Valerio Borghese, durante il fallito golpe di stato del dicembre 1970.
Dopo lo scioglimento del gruppo del ’73 nasce ORDINE NERO, organizzazione clandestina che dichiara "guerra allo Stato", firmando una serie di attentati nel 1974. Una clandestinità però molto relativa, visto che da vita al giornale "Anno Zero". Un periodico diffuso in molte sezioni missine e di cui alcune copie sono state ritrovate accanto al cadavere dilaniato del neofascista Silvio Ferrari, saltato in aria nel maggio ’74 a Brescia, mentre trasportava una potente carica esplosiva.


Avanguardia Nazionale
È stata una delle formazioni di punta della destra. Il capo era Stefano Delle Chiaie, denunciato svariate volte, tutore politico e "protettore" di Mario Merlino, rimasto a sua volta coinvolto nell’inchiesta sulle bombe di Milano e Roma. Stefano Delle Chiaie entra giovanissimo nel MSI e nel ’57 aderisce ad Ordine Nuovo. Ma nello stesso anno lascia per fondare i Gruppi d’Azione Rivoluzionari, che nel ’59 si trasformano in Avanguardia Nazionale Giovanile.
Come presidente di Avanguardia viene arrestato il 30 giugno 1962, perché ritenuto responsabile di riorganizzare il disciolto partito fascista, ma il Tribunale di Roma lo condanna ad un anno di reclusione e a 240 mila lire di multa per semplice apologia del fascismo. In appello sarà prosciolto per amnistia.
Avanguardia Nazionale si scioglie nel ’64 e Delle Chiaie fonda il nucleo universitario "Nuova Caravella" e successivamente "Avanguardia Europea", di "ispirazione anarcoide".
Nel febbraio del 1970 A.N. rinasce all’università di Roma. I militanti sono circa 1.500-2.000, divisi in nuclei, tra cui uno molto attivo anche a Torino e Vercelli.
Il simbolo di Avanguardia Nazionale è la "runa", un rombo con i lati inferiori incrociati, già simbolo della gioventù hitleriana. In tutto il 1970 A.N. compie circa 50 spedizioni contro operai, studenti, sedi dei partiti di sinistra. Naturalmente nessuno dei militanti fu mai preso o denunciato dalla polizia!
Tra i picchiatori più conosciuti di Avanguardia Nazionale vi erano: Bruno Di Luia, Saverio Ghiacci, Marco Marchetti, Giancarlo Cartocci, Adriano Thilger (attuale segretario di Fronte Nazionale), Beppe Mancini, Mimmo Pidolli, Tonino Fiore e Cesare Perri.

Terrorismo nero "spontaneista"

Lo spontaneismo armato degli anni dopo il 1977 non conosce né strategia politica né alleati. Nasce dalla crisi del terrorismo stragista, dal suo alto livello di compromissione col lo Stato della Dc e con i Servizi Segreti, ma, soprattutto, dalla crisi generata nei gruppi dell'estrema destra dall'insorgente movimento giovanile del '77. Rappresenta un tentativo di adeguarsi ai tempi, di intercettare le nuove mode giovanili di protesta che attingono da humus culturale libertario, controculturale trasgressivo e individuale. In Italia il nuovo movimento di contestazione giovanile è meno subalterno alla cultura ufficiale del movimento operaio e del PCI: è dunque questo un fattore di estremo interesse per le nuove organizzazioni di estrema destra che emergono dalla crisi strategica del vecchio terrorismo stragista di Freda, Tuti, Delle Chiaie, Signorelli.
Per i nuovo fascisti lotta è contro tutti e senza quartiere. Gli atti terroristici costituiscono l’unica azione politica praticabile in quanto potenzialmente suscitatrice di una spinta rivoluzionaria. C'è al loro interno il rifiuto dell'organizzazione fortemente gerarchica, la fascinazione per i piccoli gruppi superorganizzati e quasi informali, in una sorta di impeto anarcoide. Nel triennio 1977-79 si riaccende la violenza e aumentano gli attentati. Nel 1979 saranno 146 gli attentati rivendicati, nel 1978 non rivendicati 367.
I principali gruppi in questa fase sono: Costruiamo l’azione, Terza Posizione e i Nuclei Armati Rivoluzionari. Gran parte dei militanti di queste formazioni provengono dal MSI.


Nuclei Armati Rivoluzionari
Il FUAN di via Siena a Roma diventa punto di riferimento di numerosi elementi della nuova destra. Tra questi ci sono i fratelli Valerio, detto Giusva, e Cristiano Fioravanti, Alessandro Alibrandi, Francesca Mambro, compagna nella vita di Giusva, Walter Sordi, Dario Pedretti, Stefano Serpieri, Alessandro Pucci e altri. Essi compongono il gruppo che fonda i Nuclei Armati rivoluzionari.
I NAR sono il vero gruppo terrorista di destra nel panorama italiano.
La sigla si afferma dal 1978 come quella prevalente del terrorismo nero, insieme ad una notevole effervescenza, la sostanziale coagulazione di un tipo di ambiente intorno ad un modulo rivoluzionario che non richiede l’esistenza di strutture e organizzative perfettamente delineate, come spiega Giusva Fioravanti ai magistrati dopo il suo arresto avvenuto il 5 febbraio 1981 a Padova:
"NAR è una sigla dietro la quale non esiste un’organizzazione unica, con organi dirigenti, con dei capi, con delle riunioni periodiche, con dei programmi. Non esiste un’organizzazione NAR simile alle Brigate Rosse o a Prima Linea. Non esiste neppure un livello minimo di organizzazione. Ogni gruppo fascista armato che si formi anche occasionalmente per una sola azione può usare la sigla NAR. D’altra parte non esisterebbe modo per impedirlo"(dall’interrogatorio del 10 febbraio 1981)

Alessandro Alibrandi confluisce nei NAR dopo aver ucciso Walter Rossi, il 30 settembre 1977 ed aver partecipato a numerosi attentati e rapine, tra le quali quella ai danni dell’armeria Centofanti a Roma, nel corso della quale era rimasto ucciso il 5 marzo 1978 il giovane neofascista Franco Anselmi, amico fraterno di Giusva. Fino ad allora Alibrandi aveva militato nella formazione Terza Posizione. Nel direttivo dei NAR facevano parte anche Giorgio Vale, pure lui ex di TP.
Il nucleo originario dell'ex Fuan di via Siena trovò nella struttura ancora vitale di Terza Posizione un terreno fertile di penetrazione per far proseliti. E' lo stesso Giusva Fioravanti, passato alla clandestinità, a prendere le redini del "nucleo operativo" di TP. Il progetto originale di TP (l'unione fra spontaneismo e organizzativismo) viene fatto saltare dal frazionismo dei nascenti NAR.
Giorgio Vale, Luigi Ciavardini e Dario Mariani con i "soldati politici" Giusva Fioravanti, Gigi Cavallini, Mario Rossi e Gabriele De Francisci abbandoneranno il braccio militare di TP per continuare il loro progetto nei NAR.
Dopo la strage di Bologna del 2 agosto 1980, dove i morti saranno 85 e i feriti 200, i Nar, insieme ad altre organizzazioni eversive fasciste vengono indagate per l’attentato e messe sotto torchio.
Alcuni componenti dei Nar, tra cui Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, vengono condannati come autori materiali della strage in primo grado, insieme a Massimiliano Facchini, Sergio Picciafuoco, Roberto Rinani. Questi saranno poi assolti con la sentenza d’appello successivamente annullata. I giudici che condannarono il leader dei NAR Fioravanti come esecutore della strage scrivono:
"E’ costui una sorta di terrorista a tempo pieno che, in virtù dell’audacia e dell’efferatezza, assurge al ruolo di un vero e proprio comandante militare. Il Fioravanti è al tempo stesso fautore della micidiale escalation, propugnatore di obiettivi "militari", vertice operativo, propulsore e animatore del gruppo di fuoco, instancabile procacciatore di armi e documenti per l’organizzazione e, nella sua doppiezza, elemento essenziale di raccordo fra componente tradizionale e quella "giovanile", che dovrebbe essere spontaneistica".
(seconda corte d’assise d’appello di Bologna, sentenza cit., pp. 375-376).
Giusva Fioravanti spiega più volte ai magistrati che lo interrogano il progetto dei Nar, dello spontaneismo armato:
"Quando dico che dovevamo prendere esempio dalle formazioni combattenti di sinistra, intendo dire che dovevamo prendere ad esempio non l’ideologia o il programma politico, ma la loro serietà, il loro impegno totale, la loro perfezione organizzativa"
(interrogatorio del 10 febbraio 1981)
I Nuclei Armati Rivoluzionari spariranno dopo gli arresti di Alessandro Alibrandi, Giorgio Vale e Francesca Mambro.
Costruiamo l’Azione
Fra le iniziative, particolare rilievo assumono quelle riconducibili al progetto alternativo di "Costruiamo l’azione". Formalmente si tratta di una testata giornalistica, ma, nei fatti, è un movimento politico dalle singolari connotazioni. "Costruiamo l’azione" nasce alla fine del 1977 da componenti della destra radicale passati attraverso diverse esperienze. E' la fusione di tre tendenze diverse: quella del vecchio "ordinovismo", quella del giovanilismo di Paolo Signorelli e di Massimiliano Fachini, quella dello svincolamento dai limiti della destra predicato da Sergio Calore e Paolo Aleandri. L'incontro di queste tre linee produce la cosidetta "strategia dell'arcipelago", ovvero dell'"aggregazione nei fatti e per i fatti" delle diverse aree culturali e politiche della destra estrema.
Cessa il mito dell’organizzazione monolitica, ancorata ai presupposti della rigida strutturale e dogmatica, vista ormai come retaggio del passato improponibile agli occhi di quanti intendono mutuare dai fermenti sociali le linee portanti di una strategia antisistema. Comincia la revisione di un disegno rivoluzionario che passa attraverso l’opera di un’avanguardia elitaria. Il progetto di "Costruiamo l’azione" è volto alla creazione di poli di aggregazione per la lotta rivoluzionaria, raccordati sul piano della strategia politica. Non si ferma quindi all’area tradizionale di destra. Avviene quindi il passaggio dalla cosiddetta "strategia dell’attenzione" nei confronti della sinistra rivoluzionaria ai primi fallimentari tentativi di convergenza: viene individuato da "Costruiamo l’azione" nel progetto politico dell’Autonomia Operaia un evidente progetto antisistema. A più riprese sulla loro testata giornalistica auspicano un tentativo di collaborazione con l’Autonomia.
Mentre la minoranza politica di Signorelli tenterà di dare vita a delle comunità agricole (le cop, comunità organiche di popolo), la maggioranza di C.l'A. darà vita al Movimento Rivoluzionario Popolare che cercherà di continuare la linea di "sfondamento a sinistra" della vecchia sigla, senza per altro ottenere grandi risultati. Innumerevoli saranno, soprattutto a Roma, i tentativi di stabilire un rapporto politico e operativo con l'Autonomia e, soprattutto, con la formazione Movimento Comunista Rivoluzionario di Roma-sud.

Terza Posizione
All’inizio del 1977 giunge a maturazione un’altra iniziativa che darà vita al movimento politico "Terza Posizione". Fin dal 1976, il gruppo "Lotta studentesca", diretto da Roberto Fiore (ideologo e oggi segretario di Forza Nuova), Giuseppe Dimitri e Gabriele Adinolfi, sviluppatosi fino ad allora nel settore giovanile e scolastico, in marcato dissenso con l'Msi-Dn, comincia ad avvertire, in consonanza con il generale affermarsi delle tesi contestative del "sistema" di natura movimentista, la possibilità di uno sviluppo.
È in Terza Posizione che il movimento spontaneista e movimentista continuerà sempre a convivere con quello organizzativista. L’approccio teorico è rivoluzionario e qualificabile come proprio radicalismo di destra. Il potere mediante la creazione di un proprio modello di stato. Lo scopo sarà raggiunto con una rivoluzione di popolo che si attuerà gradualmente e sarà preparata dall’attività di avanguardie, le quali costituiranno, all’interno delle scuole, dei quartieri, delle fabbriche e delle campagne, le strutture opportune per educare il popolo e condurlo alla rivoluzione.
La necessità della rivoluzione nasce dal rifiuto sia del sistema capitalistico che di quello marxista, governati, secondo TP, da ideologie massificanti che soffocano gli impulsi creativi individuali corrompendo l’uomo e allontanandolo da se stesso.
L’obbiettivo di Terza Posizione sul piano internazionale è la lotta contro gli imperialismi degli USA e dell’URSS, contro il mercantilismo e il sionismo: "Né Usa, né URSS: Terza Posizione".
Ne consegue il pieno appoggio a tutti i movimenti di liberazione nazionale, che si battono per la salvaguardia delle proprie tradizioni e contro le aggressioni militari e le infiltrazioni economiche delle superpotenze: è il caso dei Baschi, degli Irlandesi, degli Afgani, degli Iraniani, dei nazionalisti Libici, dei Sandinisti del Nicaragua, etc.
Terza Posizione si nasconde dietro a decine di sigle, da Hobbit, Ideogramma, Camelot, Orion, Vento del Nord (anche se questa sigla ha ancora legami con la destra tradizionale), Lotta di Popolo, che oltre ad essere dei piccoli gruppi d’azione, sono testate di periodici, dove la teoria dello "sfondamento a sinistra" prevale. Dunque più vicini a "Costruire l’azione" piuttosto che ai Nuclei Armati Rivoluzionari, con i quali, dopo la strage di Bologna, darà vita ad una violenta guerra fratricida.
Per tutto il periodo del 1978-79 T.P. si dimostra come la formazione emergente di un certo tipo di estremismo nuovo che sa coniugare la "tradizione" allo "spontaneismo" e a un certo ribellismo che in quegli anni sorge da ampi strati del mondo giovanile.
In quegli anni Terza Posizione dispone di una rivista, di un'organizzazione nazionale, di sue strutture rigide di intervento (i Cuib), di nuclei territoriali e di un organismo direttivo centrale, nonché - secondo gli inquirenti - di una propria struttura militare clandestina, il cosiddetto nucleo operativo, guidato da Roberto Nistri.
Il 14 dicembre 1979 vengono arrestati dalla polizia Dimitri, Nistri, Montani. Gli uomini pratici e d'azione sono per il momento fuori gioco, tutto rimane in mano ai teorici come Fiore e Adinolfi.
Questo elemento favorisce lo sgretolamento dell'organizzazione che si trova di fronte a un fenomeno nuovo per la destra che è l'indisciplina, che spinge molti settori giovanili a sottrarsi alle regole del gruppo per divenire "cani sciolti" della rivoluzione nera. Contemporaneamente inizia lo sgretolamento di Costruiamo l'Azione e del Fuan di via Siena a Roma, di cui la presidenza nazionale del Fuan aveva ordinato la chiusura a causa dell'assoluta ingovernabilità dei suoi aderenti.
Nel settembre del 1980 la magistratura romana ordina un blitz contro Terza Posizione, assestandole un colpo quasi mortale. Risultato: 150 perquisizioni, 10 arresti, otto ordini di cattura notificati in carcere.
Ecco le motivazioni:
"Concorso tra loro e comunque diretto un’associazione denominata Terza Posizione, diretta a sovvertire violentemente gli ordini economici e sociali dello Stato, a sopprimere il sistema delle rappresentanze parlamentari, nonché a compiere atti di violenza con fini di terrorismo e d’eversione dell’ordine democratico".
Terza Posizione sopravviverà a se stessa confluendo nei progetti di altre nuove formazioni: nel 91-92, dentro il Movimento Politico d’Occidente e in Meridiano Zero, oggi in Forza Nuova.
Il simbolo di Terza Posizione è il "dente di lupo".

Forza Nuova
Dopo l’esperienza del Movimento Politico, fallito oltre per i duri colpi inflitti dalla magistratura ai vertici del gruppo anche a causa dell’ingestibilità delle schegge impazzite skinheads, nasce Forza Nuova. L’ideologo è Roberto Fiore, ex leader di TP, il cui unico intento è quello di creare un punto d’incontro tra fascisti e le formazioni d’estrema sinistra, incentrando il tutto sull’esaltazione dei combattenti e della rivoluzione.
Al fianco di Fiore c’è Massimo Morsello, cantautore ed intellettuale della "croce celtica".
L’organizzazione FN è una delle più ricche nel panorama dell’estrema destra. Organizzano convegni, colonie estive.
Gestiscono negozi dove si vende solo merce italiana. A Torino i soldi arrivano anche da un’agenzia di viaggi, l’Easy London, specializzata in viaggi per i giovani che cercano esperienze lavorative all’estero.
Forza Nuova ha legami con i camerati francesi di J.Marie Le Pen, con quelli inglesi di Third Position, con gli spagnoli di Fuerza Nueva. Le sezioni di FN vengono inaugurate in continuazione e anche a Torino sono presenti in corso Einaudi. Qui in città il direttivo è formato da 50 persone, ma intorno a Forza Nuova gravitano circa un centinaio di simpatizzanti.
"Forza Nuova traccia una linea oltre la quale è il caos e la resa definitiva delle nostre libertà ad un nemico sempre più anonimo e lontano; oltre tale linea è la morte dell’Italia. Senza attendere improbabili vittorie elettorali, va iniziata la ricostruzione di quell’Italia che è eletta dal cielo a religioso Impero dell’umanità, che non le può essere tolto fino a tanto che sulle umane vicissitudini risplenda il sole".
(scrive Fiore sul manifesto-proclama di Forza Nuova)
In pochi anni i forzisti neri sono aumentati sulla penisola e il progetto di contropotere del movimento si sta sviluppando con rapidità.
Certamente questo è il dato più inquietante!

PERSONAGGI
Per capire meglio la vicenda del nostro Pinocchio, è necessario soffermarsi su alcuni protagonisti dell’eversione nera, visto che alcuni dei nomi che faremo sono collegati, in qualche maniera con il nostro ex compagno:
Stefano Delle Chiaie
Nato a Centurano (Caserta) il 13 settembre 1936, nel 1960 fonda Avanguardia Nazionale Giovanile dopo essere uscito nel 1958 dal centro studi Ordine Nuovo perché non diveniva un "movimento politico". Prima di ANG aveva costituito i Gruppi di Azione Rivoluzionaria. Si diede alla latitanza il 20 luglio 1970 quando fu colpito da un mandato di cattura per falsa testimonianza, nell'ambito della prima inchiesta su Piazza Fontana.
Il 23 marzo 1987 venne arrestato a Caracas in Venezuela mentre stava per costituirsi. Il 31 marzo è stato imbarcato su un aereo diretto in Italia dove lo attendevano due mandati di cattura per la strage di piazza Fontana e di Bologna, un altro per banda armata e un ordine di carcerazione inflittagli per la vecchia condanna subita nel 1976 a due anni per aver fondato Avanguardia Nazionale. Delle Chiaie, inoltre, era stato incriminato per l'assassinio del giudice Vittorio Occorsio e per l'attentato all'ex presidente della Dc cilena Bernard Leighton (6 ottobre 1975).
Durante la sua latitanza era stato però scagionato da queste due ultime accuse.
E' stato scarcerato nel febbraio 1989, dopo essere stato assolto per la strage di Bologna e piazza Fontana.

Giuseppe Valerio Fioravanti, detto Giusva:
Nato a Rovereto (TN) il 28 marzo del 1958, ma residente a Roma. Diploma di maturità scientifica.
Da bambino lavora in uno sceneggiato come protagonista, "La famiglia Benvenuti", e in altri film, "Le tentazioni del signor Antonio", girato da Fellini come episodio per il lungometraggio Boccaccio ’70 con Peppino De Filippo. Ormai adolescente compare in una delle pellicole con Edwige Fenech, del genere erotico-casalingo, "Grazie Nonna".
Ma il cinema non fa per lui e decide di seguire il fratello Cristiano nell’avventura politica.
Di famiglia anticomunista. Da prima frequenta la sezione missina di via Siena, poi fa il "grande salto" fondando i Nuclei Armati Rivoluzionari. Accusato di strage e omicidio, colleziona ergastoli su ergastoli, è uno dei pochi neri che rimane "coerente" a se stesso senza né dissociarsi né pentirsi.
Viene accusato di essere colui che ha portato la valigia della bomba alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980, accusa che - insieme alla Mambro - ha sempre rigettato accanitamente.

Franco Anselmi
Neofascista romano. Incontra Valerio Fioravanti durante il quinto anno dal liceo scientifico privato Federigo Tozzi. Presente durante i disordini del 28 febbraio 1975, dove perderà la vita il venticinquenne greco, dirigente del FUAN, Mikis Mantakas.. Frequenta la sezione-covo di via Ottaviano. Molto legato a Valerio è tra i primi fondatori dei NAR. Partecipa, insieme a Cristiano Fioravanti e Alessandro Alibrandi, all’agguato del 30 settembre 1977, in cui perderà la vita Walter Rossi, 20 anni, ex agente di polizia e militante di Lotta Continua. Partecipa all’agguato del 28 febbraio del 1978, dove perderà la vita Roberto Scialabba, 24anni militante della cosiddetta "nuova sinistra", rivendicato dalla sigla "Gioventù nazional-rivoluzionaria.
Anselmi morirà il 6 marzo 1978, durante una rapina all’armeria Centofanti, colpito a morte dal proprietario del negozio.

Francesca Mambro
Nata a Chieti il 25 aprile del 1959. Titolo di studio, diploma magistrale. Iscritta al Fronte della Gioventù di via Sommacampagna. Milita nelle fila dell’organizzazione Lotta Popolare, appoggiando così la teoria dello "sfondamento a sinistra". Definita dai suoi camerati come una "femminista" e "radicale di destra". Le tematiche che più le stanno a cuore, politicamente, riguardano le fasce più emarginate della popolazione. Conosce in via Siena Valerio Fioravanti, di cui è compagna di vita ancora oggi. Entra nei NAR e partecipa alle azioni. Arrestata il 5 marzo del 1982.
Anche lei viene accusata, con Giusva, di essere l'autrice della strage di Bologna.
A suo discapito dirà:
"Non sono in lista per ottenere premi di sorta, sono 'ergastolana definitiva', eppure la strage di Bologna non l'ho fatta. Contro ogni logica hanno scelto me e Valerio come capri espiatori. Persone dal percorso politico violento quanto si vuole ma lineare; una non voglia di mediazione con i vecchi ambienti che più di una volta ci ha meritato l'epiteto di 'folli senza ideologia'".

Roberto Fiore
Fonda verso la fine del 1977 l’organizzazione fascista "Terza Posizione", formato da ragazzi giovani, i quali dichiarano di non essere più fascisti e rompono con MSI.
Dopo il blitz contro TP del settembre ’80 si rifugia prima in Francia e poi a Londra, da dove fa ritorno solo pochi anni fa per mettere in piedi il movimento "Forza Nuova".
Fioravanti lo definisce uno "scribacchino della rivoluzione". Contro di lui i NAR emettono una condanna a morte, dopo che alcuni di TP avevano collaborato con la magistratura sulla strage di Bologna.

Giorgio Vale
Neo fascista romano. Iscritto al Fronte della Gioventù, militante di Terza Posizione, si unisce ben presto ai NAR. Detto "Drake", anche sei i suoi ex camerati di TP lo chiamano "il negretto", visto che era mulatto. Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi sostenevano che di lui "ci possiamo fidare fino ad un certo punto, perché è di razza mista".
Considerato "superlatitante" dei NAR, viene ritrovato "cadavere" il 5 maggio 1981 in un covo del Quadraro di Roma. Si sarebbe opposto a colpi di pistola all'arresto da parte della Digos per poi togliersi la vita. Ma le circostanze della sua morte rimangono dubbie: l'esame del guanto di paraffina è negativo. I suoi genitori e i suoi amici giurano che mai Giorgio Vale avrebbe scelto di uccidersi…

Francesco Mangiameli
Professore di filosofia palermitano. Detto "Ciccio". Amico del neonazista Concutelli. Un picchiatore. Milita nella "Giovane Italia", poi fonda con l’amico "Ordine Nuovo". Fonda il gruppo siciliano di Terza Posizione. Il suo corpo verrà ritrovato 11 settembre 1980 nel laghetto artificiale in località Spinaceto, a Roma. Un’esecuzione in piena regola. A sparare è stato Valerio Fioravanti, insieme a Cristiano e Vale. È l’inizio della guerra tra i NAR e i vertici di Terza Posizione, accusati di aver "rubato i soldi per la rivoluzione" e di essere dei traditori. In questa guerra di vendetta cadranno per mano dei NAR anche Luca Perucci, 18 anni, "delatore", Marco Pizzari, Pino De Luca, Carmelo Cosimo Todaro, Maria Paxou. Paolo Bianchi.

Paolo Signorelli
Nato a Roma il 14 marzo 1932, uscì dal MSI nel 1956 assieme al gruppo di Ordine Nuovo guidato da Pino Rauti, con il quale rientrò nel partito nel 1969. E' stato consigliere comunale di Roma dal 1970 al 1975, anno in cui venne espulso dal MSI. Tra gli animatori del periodico e del gruppo Costruiamo l'Azione, venne arrestato il 28 agosto 1980. Fra le imputazioni più gravi gli omicidi Leandri, Occorsio ed Amato, nonché la strage di Bologna e il tentato omicidio di Leighton.
Professore in filosofia, così racconta la sua formazione politica:
"Chi come me visse quell'esperienza entusiasmante degli anni '50-'60 cercò, tra uno scontro e l'altro, di dare un contenuto culturale alla rabbia e alla ribellione istintuali.
'I proscritti' di Von Salomon e 'Gli uomini e le rovine' di Julius Evola costituirono le fonti prime cui per anni noi si attinse. Poi si cominciarono a coniugare Nietzsche con Sorel, Mosca con Pareto, Spengler con Ortega y Gasset, Pound e Drieu con La Rochelle. Una coniugazione sofferta, una cultura scoperta febbrilmente, costruita autonomamente, senza … nessun maestro"

Cristiano Fioravanti
Fratello di Valerio. Militante del Fronte della Gioventù. Tra i fondatori dai NAR. Dopo il suo arresto collabora con la magistratura ed è uno dei maggiori accusatori del fratello.






· · · · · · · · PINOCCHIO


Nato a Torino il 13 marzo del 1957. Celibe. Residente a Torino. Professione: grafico.
Di famiglia ricca (il padre è proprietario di due fabbriche di abbigliamento – tessile), Pinocchio si iscrive giovanissimo al "Fronte della Gioventù". Nel suo percorso politico si lega subito agli ambienti d’estrema destra. A 17 anni è già un picchiatore che partecipa insieme ad altri fascisti più noti (come Lupo) a vari raid contro militanti e studenti dell'estrema sinistra
Il 17 settembre 1976 organizza e partecipa all’assalto della sede del Partito Comunista Italiano di Pino Torinese. Pinocchio ha 19 anni. Insieme a tre suoi camerati, Osvaldo Campolo. 20 anni, studente di giurisprudenza e oggi segretario regionale del sindacato CISNAL, Giuseppe Perri, 26 anni, e Angelo Cadeddu, 22 anni, raggiunge la sezione del PCI a bordo della sua Fiat 127, cui aveva cambiato la targa usandone una falsa. Qui lanciano due bottiglie molotov contro la porta. Ma commettono un errore. Infatti, a 150 metri dalla sezione si fermano a sostituire la targa falsa con quella vera e vengono notati. I carabinieri arrivano a Pinocchio grazie a questo errore, ma non intervengono subito; preferiscono indagare su questo gruppo.
L'attentato lo rivendicano come SAM (Squadre d'Azione Mussolini).
Le indagini vengono accelerate dopo che un'informatore confida ai CC che Pinocchio e i suoi stanno progettando una strage alla sezione del PCI di via Oropa, in occasione di una riunione della FGCI.
"Utilizzeremo il tritolo", aveva deciso Pinocchio. Ma i carabinieri intervengono. Pinocchio viene arrestato l’8 novembre del 1976, a casa sua, in piazza Chiaves 7.
Nel suo alloggio vengono sequestrati gagliardetti di "Ordine Nuovo", svastiche, opuscoli e programmi eversivi. Inoltre viene ritrovato uno schedario contenente nomi, numeri di targa, abitudini di alcuni militanti di Lotta Continua, del PdUP e del PCI di Torino.
Pinocchio e i suoi avevano intenzione di mettere in piedi un gruppo d’azione legato ad "Ordine Nero". Vengono infatti scoperti alcuni cliché artigianali dell’organizzazione neonazista. Dall’agende di Pinocchio saltano fuori indirizzi di camerati romani e di quelli veneti, questi ultimi legati agli ambienti cui faceva capo Freda.
Il 1 luglio del 1977 viene processato dal tribunale di Torino e condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione in primo grado, che poi diventano 1 anno e 8 mesi in secondo grado con 250 mila lire di multa. L’accusa è di porto illegale di armi in concorso, esplosione di arma da fuoco in concorso, danneggiamento, detenzione illegale di armi e munizioni. Con lui vengono condannati, per favoreggiamento, Roberto Gammusso di 22 anni, Ottavio Cauda di 65 anni, mentre viene scagionato dall’accusa di falsa testimonianza Carlo Romito di 19 anni.
Dal novembre del ’76 fino a settembre del ’77, Pinocchio resterà dietro le sbarre per 8 mesi di carcere preventivo. Poi verrà scarcerato dopo la sentenza di primo grado in virtù della condizionale. Durante l'istruttoria del primo processo Pinocchio dichiarerà di aver cercato collegamenti con altri gruppi eversivi della destra per "contrapporsi alle Brigate Rosse".
Ma il grande salto politico di Pinocchio riguarda l'inizio degli anni ottanta.
Ormai è conosciuto in tutti gli ambienti dell’eversione nera e si caratterizza per la sua militanza nelle formazione di TERZA POSIZIONE. Cerca di creare un collegamento tra TP e l’organizzazione neonazista VENTO DEL NORD, che ha la sua sede torinese in via Verdi 10, presso l’Associazione Nazionale Arditi d’Italia.
Ha stretti contatti con i Nuclei Armati Rivoluzionari e ospita più volte a casa sua Jeanne Cogolli, filo di collegamento con i NAR e TP. Infatti i convegni di Terza Posizione vengono organizzati in quel periodo proprio nella villa sul Trasimeno di Cogolli.
Il gruppo torinese di TERZA POSIZIONE ha come direttivo Paolo Stroppiana, Alberto Maggiora, Guglielmo Allemano, Tommaso Fernandez, Andrea Cosso. A capo di questo gruppo c’è Pinocchio, mentre una seconda cellula di TP (che ha contatti più con il movimento veneto di Freda che con quello romano di Fiore, a cui è vicino il nucleo di Pinocchio) a Torino è guidata da Giuseppe Franza, detto "Beppe", uno dei fondatori dei primi ultras della Juventus.
Il gruppo "Pinocchio" si distingue dagli altri per la "ricchezza di mezzi" e per una buona preparazione militare. Molto denaro circola tra i componenti del gruppo, basti pensare che il padre di Maggiora è il noto industriale dolciario di Collegno Giuseppe Maggiora.
Dunque un’organizzazione ristretta, ma pronta a scendere in campo e fare il grande salto verso l’eversione. Dopo una serie di rapine di autofinanziamento, il gruppo progetta il rapimento Croce, a cui collaborano altri camerati provenienti da altre città.
Ma i sogni eversivi di Pinocchio si frantumano a causa di una vasta operazione nazionale dei Nuclei Antiterrorismo dei Carabinieri. Vengono scoperte tre basi dei terroristi neri e, a Torino, vengono arrestati Pinocchio, Maggiora, Allemano e Fernandez.
L’accusa è di costituzione e organizzazione di banda armata.
All’epoca dei fatti Pinocchio lavorava come rappresentante ed era titolare della "Bossong", una ditta di utensileria per edilizia di via Nazione 25 bis. Pinocchio aveva rilevato la ditta da Guglielmo Allemano, pochi mesi prima dell’arresto. Qui lavorava anche Tommaso Fernandez, che poco prima era impiegato al Banco di Roma.
In una villa ad Almese di proprietà del Maggiora c’è l’arsenale e la base del gruppo: un grosso quantitativo di armi, sagome di cartone per il "tiro", cuccette da campo, auto rubate.
Prima degli arresti, il gruppo entra in contatto con altri esponenti dell'eversione nera, latitanti e no. Si offrono come gruppo logistico per i latitanti (vista la vicinanza e la conoscenza delle frontiere montane), li accolgono in casa, progettano insieme rapine di autofinanziamento, gli forniscono documenti falsi.
Mettono a punto azioni di autofinanziamento, fra queste, quella più grossa, che avrebbe dovuto fruttare più soldi, il rapimento del gioielliere Croce.
All’impresa partecipano anche alcuni latitanti dei Nar, ospitati da Pinocchio, e dei militanti provenienti da altre città (Roma). Fra questi: Roberto Nistri (Nar), Fabrizio Zani (Nar, latitante), Tommaselli, Procopio, Luciano Petrone (Nar, ex-TP), Riccardo Brugia (Nar, ex-TP), Zurlo (Nar) e Jeanne Cogolli (Nar, latitante, ex-TP), Maurizio Bragaglia (latitante, ricercato per la strage di Bologna).
Il rapimento si risolve in un fallimento, la mattina del 28 gennaio dell'82. Comunque con Zani e Cogolli Pinocchio progetterà e metterà a segno altre rapine a delle banche.
All'inzio di ottobre 1982, il 10, Pinocchio viene dunque arrestato nuovamente dai carabinieri. Viene messo in isolamento, come i suoi compari, nelle caserme della cintura e sottoposto a trattamento "speciale".
In un secondo tempo verrà arrestato, dopo un'iniziale stato di fermo, il giovane Andrea Cosso di 20 anni. Reputato sostanzialmente un fiancheggiatore del gruppo verrà poi rilasciato. Qualche anno più tardi verrà ferito in un conflitto a fuoco con la polizia a un posto di blocco allo svincolo autostradale di Alessandria. Rientrava da un tentato disarmo ai danni di ufficiali dell'aeronautica di Roma insieme a altri tre complici. Di questi due moriranno tragicamente (Macciò di 22 aa, Ferrero di 20 aa) e verranno rivendicati come "soldati caduti dei NAR e di TP" da una telefonata anonima all'Ansa. Il gruppo di Cosso, secondo gli accertamenti dei CC, sembrò legato alla nuova formazione Vento del Nord, e dietro a questa sigla ai NAR. Rimesso in libertà provvisoria Cosso verrà riarrestato nel maggio dell'88 per scontare il resto della pena.
Nel carcere Pinocchio matura velocemente un atteggiamento collaborativo verso i magistrati che lo interrogano e i carabinieri che lo custodiscono.
Nell'83 è ufficialmente "collaboratore di giustizia" nel processo di Bologna e in quello contro i Nar celebrato a Roma.
Il 9/5/83 testimonia contro Fachini di fronte al Giudice di Bologna. Il suo intervento è inerente agli ambienti di estrema destra da lui frequentati, alle discussioni, alle frequentazioni, alle ipotesi stragiste che arricchiscono l'humus culturale di ben determinati gruppi neo-fascisti, di cui Pinocchio si dimostra molto interno e ben integrato.
Dirà testualmente:
"Nel corso della mia attività politica ho avuto modo di conoscere e di frequentare Zani Fabrizio e Cogolli Jeanne, fatto che ho ampiamente illustrato al magistrato bolognese che si occupa dell'inchiesta su Quex. In effetti è vero che la donna succitata ebbe a dirmi di avere incontrato nei giorni immediatamente precedenti la strage del 2 agosto 1980, Fachini Massimiliano il quale le disse di andare via il più presto possibile da Bologna perché li a qualche giorno sarebbe accaduto qualcosa di grosso.
Tale dichiarazione la Cogolli me la fece nel gennaio-febbraio 1982 quando era ospite a Torino a casa mia insieme con lo Zani per la preparazione di un sequestro a scopo di rapina di un gioielliere (…). Io chiesi a Cogolli se era a conoscenza, allora della partecipazione del Fachini alla strage ed ella mi rispose dicendomi che la cosa era possibile in quanto Fachini era rimasto legato al vecchio ambiente della destra - per intenderci quello di Freda - e frequentemente continuava ad essere portatore di ideologie 'stragiste'. Comunque Cogollli disse che a suo parere il Fachini era a conoscenza quantomeno dell'ambiente dal quale era scaturito l'attentato alla stazione".
Da questa deposizione emerge la psicologia dell'informatore, del raccoglitore di notizie "piccanti", sempre buone da spendere come moneta di scambio con altri ambienti per altri servigi.
Cosa che viene ampiamente confermata dalla dichiarazione rilasciata sempre al processo di Bologna del 1/10/85 in merito ai rapporti fra Gelli, Semerari e Signorelli:
"La prima persona che me ne parlò fu Adinolfi nell'autunno del 1980, quando lo stesso, dopo la strage di Bologna, diventò latitante, entrò in contatto con noi. In questa fase della nostra conoscenza furono fatti anche diversi discorsi politici e tra le cose dette ricordo che Adinolfi dichiarò di essere a conoscenza del fatto che Signorelli, Semerari e Gelli si conoscevano perché si erano incontrati in almeno un'occasione (…).
Successivamente - verso il mese di marzo 1982 - dopo che Zani era rientrato in Italia dalla Francia, seppi da costui altre notizie sui rapporti tra Signorelli, Semerari e Gelli. Infatti Zani - confermando in questo senso quanto già mi aveva detto Adinolfi - mi disse che era a sua conoscenza il fatto che Signorelli si era incontrato con Gelli tramite Semerari. Non disse dove, come e quando questo incontro sarebbe avvenuto, ma io lo interpretai come una conferma dell'incontro al ristorante di cui aveva parlato Adinolfi.
Successivamente tornarono sull'argomento Adinolfi e Spedicato che - rientrati in Italia nel periodo pasquale del 1982 - nel corso di una conversazione, mi dissero che avevano le prove che gli incontri tra Signorelli, Semerari e Gelli erano almeno tre".
Nella testimonianza- Pinocchio - aggiunge altri argomenti tra cui i rapporti tra Signorelli, Fachini e Delle Chiaie nonché sulle "responsabilità di quest'ultimo nelle finalità stragiste condivise tanto dai vertici di Avanguardia nazionale che quelle di Ordine Nero".
L'informatore nero è dunque ben dentro al flusso di notizie che turbinano sui mandanti e sugli autori materiali delle stragi che hanno dilaniato il nostro paese in quest'ultimo dopoguerra, alimentando la "strategia della tensione" anticomunista. Una collocazione e un ruolo non da poco, che si gioca in cambio della libertà provvisoria e il vincolo di un'attività politica di basso profilo.
Il 19/6/85 viene emessa la sentenza del processo di Pisa in cui Pinocchio insieme a Paolo Stroppiana ha collaborato a incastrare Zani e Cogolli con l'accusa di essere gli autori materiali dell’omicidio dell'"infame" Mennucci su mandato di Mario Tuti.
Nella prima parte dell'86 partecipa in quanto imputato e pentito al processo romano contro i NAR.
Con la sentenza del 29 luglio 86 del tribunale di Roma viene condannato a 3 anni di reclusione, beneficiando della legge sui pentiti, con l'imputazione di banda armata, rapina, violazione di domicilio, detenzione illegale di armi e munizioni, ricettazione in concorso per tentato sequestro, rapina e porto illegale di armi. Nello stesso processo Fioravanti e Mambro - non pentiti - si prendono l'ergastolo. La condanna gli viene confermata in appello nel giugno '88.
Il 17/11/87 testimonia nuovamente a Bologna. Insieme allo Stroppiana contribuisce a incriminare Massimiliano Fachini quale autore responsabile della strage, sulla semplice base delle "confidenze" ricevute da Cogolli e Zani.
Nel giugno del 1988 viene emessa la prima sentenza sulla strage di Bologna, in cui Fachini insieme a Mambro e Fioravanti vengono condannati all'ergastolo.
In corrispondenza della sentenza bolognese, in un comunicato stampa, il "Comitato di Solidarietà pro Detenuti Politici" di Rovereto bolla Pinocchio come "pentito" al "servizio speciale del pm Mancuso" con cui avrebbe concordato "privatamente" la propria deposizione. Una denuncia pubblica che può pure valere una "condanna a morte", per certi ambienti della destra radicale rivoluzionaria…
Malgrado le condanne e le minacce, la vita di Pinocchio continua, lontano dai riflettori della politica.
Con ordinanza del tribunale di Roma del 17/10/90 viene affidato al servizio sociale.
Si fa 5 mesi di "affidamento sociale" al termine dei quali il tribunale di Torino dichiara estinta la pena per "esito positivo" dell'affidamento. Nel maggio del '91 il tribunale di Roma gli condona la residua reclusione. Nel settembre '91 gli vengono ulteriormente scontate le pene inflitte fra il '78 e l'88; nell'ottobre del '91 gli vengono condonati gli ultimi mesi di reclusione.
Dal '92 risulta nuovamente residente a Torino.
Ormai liberato dalle vecchie pendenze, può orientare la sua attività politico-informativa su nuovi orizzonti, dato che quelli vecchi risultavano alquanto bruciati dalla propria attività di solerte confidente.
Si iscrive al circolo di Vanchiglia della Lega Nord. Presto matura una forte dissidenza interna, riuscendo a pilotare tutto il circolo al di fuori del partito. Cerca contatti con l’esterno, li trova col Partito Umanista. Nel ’95 si tessera al Movimento Umanista. Ha modo di utilizzare quest'ambiente cuscinetto per iniziare il proprio transito osservativo/informativo verso i settori della sinistra movimentista e più estrema.
Qui si presenta come ex-anarchico, ex-settantasettino romano aderente al Movimento Comunista Rivoluzionario, insomma: un militante che ha praticato la classica violenza di movimento (di bassa intensità) e rispetto alla quale presenta alcune remore a ripudiare (gli umanisti sono rigorosamente non violenti). Il partito umanista ideologicamente si presta bene al suo riciclaggio politico: è ufficialmente un movimento né di destra, né di sinistra, alla ricerca di una terza via fra capitalismo mondialista e socialismo burocratico. Una terza via che trova nel sistema cooperativo e nella tutela della piccola proprietà, una terza via che col crollo dei regimi dell'est tende sempre più a flettere a sinistra, verso i nu

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