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CHIAPAS persecuzione selettiva in Zinacantan
by La Jornada Saturday, Apr. 17, 2004 at 9:51 AM mail:

La Jornada - Giovedì 15 aprile 2004 I piani del municipio sono elaborati con la aiuto di consiglieri perredisti Persecuzione selettiva in Zinacantán Studenti della Unach sono stati inviati a fare un'inchiesta con fini politici HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO


San Cristóbal de Las Casas, Chis. 14 aprile - Per prendere il filo della
trama zinacanteca può servire come punto di partenza un commento fatto ieri
nel capoluogo municipale di quel municipio da un veterano, e tranquillo,
militante del Partito Rivoluzionario Istituzionale, oggi all'opposizione:
"Le cose che sta facendo l'attuale governo municipale non sono come quelle
che facevamo qui nei villaggi. Si nota che i piani del presidente municipale
(Martín Sánchez Hernández) li fanno quelli che vengono da fuori".
"Chi", domanda il giornalista. L'indigeno risponde tranquillamente: "Quelli
che adesso lavorano con il presidente municipale. Consiglieri del PRD. Uno è
perfino è segretario per le opere". Non dà una connotazione xenofoba a
queste parole (come potrebbero avere), dato che il tono del dichiarante non
la segnala.
Il dato, senza alcun dubbio, è significativo. E forse determinante nella
persecuzione selettiva e completa contro le basi d'appoggio dell'EZLN in
certe comunità che si è registrata in quest'anno, materializzata nella
spogliazione totale dell'acqua per gli indigeni che dichiarano autonomi
nelle comunità vicine a Pasté, e oggi profughi.
Un nome pare la chiave del problema: Pablo Reyes Aguilar, consigliere del
sindaco perredista (è stato pure al suo finaco durante la conferenza stampa
che Sánchez Hernández ha fatto ieri nel municipio). Attraverso lui, il
governo di Zinacantán ha firmato un trattato con la Facoltà di Scienze
Sociali dell'Università Autonoma del Chiapas (Unach) per effettuare una
"inchiesta" o censimento in Zinacantán.
Tra le credenziali che lo accreditano come perredista c'è un foglio dell'
estinta Assemblea Statale Democratica del Popolo Chiapaneco (Aedpech) che
faceva parte del governo in ribellione di Amado Avendaño nel 1994, quella
nave che fu presto abbandonata dalla maggioranza delle organizzazioni che l'
avevano fatta salpare.
Incaricato dei diritti umani nella Aedpech, Reyes fu anche responsabile
delle finanze (e con questo ruolo ha negoziato gli investimenti che ha
portato al Chiapas l'indimenticabile inviato del governo federale, Dante
Delgado Rannauro). Più tardi fu consigliere del governo perredista in
Amatenango del Valle, fino a che il 'sole azteca' ha perso quel municipio.
Negli ultimi anni ha trasferito i suoi servizi a Zinacantán.
Verso l'agosto del 2003, gli abitanti tzotziles di 30 comunità del municipio
di Zinacantán hanno visto arrivare dalle loro parti grandi gruppi di
studenti, che nei fine settimana giravano a fare domande. Erano studenti
della Facoltà di Scienze Sociali della Unach inviati, in molti casi anche se
protestavano, a collaborare in una "inchiesta" che avrebbe permesso di
elaborare un progetto di sviluppo municipale. Un lavoro obbligatorio di
"volontariato".
Le domande di quella inchiesta (che è ancora in fase di redazione) non erano
molto accademiche e sono girate voci critiche dentro la facoltà, che
segnalavano che coinvolgere la scuola in un impegno politico poteva essere
dannoso. Con i suoi studenti, la Unach stava "sussidiando" un progetto
politico. Ciononostante, l'inchiesta iniziò.
Tra le domande incluse nel questionario c'erano il credo religioso, la
filiazione politica ed altre. Operava una curiosa licenza metodologica: se
non si trovava una famiglia in casa o non rispondeva al questionario, i
giovani potevano interrogare i vicini. L'inchiesta ha compreso 30 dei 33
villaggi o comunità zinacanteche, e era richiesta espressamente dai
perredisti, per definire le future priorità e gli investimenti. E per dar
coesione al gruppo di potere di Pasté, Nachig e Navenchauc, molto vincolato
adesso a Tuxtla Gutiérrez.
Verso le fine del 2003, le autorità municipali hanno avuto accesso ad
informazioni dettagliate, casa per casa, di quelli che erano, per esempio,
basi d'appoggio zapatiste. Casualmente, tra dicembre e gennaio i perredisti
di Pasté, San Isidro, Elambó Alto e Bajo hanno chiuso le tubature di ogni
casa identificata come zapatista, hanno bloccato loro i pozzi e le cisterne,
hanno rubato loro i tini, e dato che i ribelli non hanno ceduto, li hanno
perseguitati e minacciati.
Era cominciato l'offensiva che sarebbe culminata il 10 aprile, con l'
imboscata alla marcia zapatista che andava a Jech'vó per portare acqua alle
basi d'appoggio.
Naturalmente, il censimento dei priisti (l'altro gruppo politico di
Zinacantán) esisteva già prima. Con loro il PRD sta disputandosi il potere
municipale ed, almeno adesso che non governano, i priisti non hanno mostrato
ostilità contro i zapatisti. Questo è uno dei paradossi del caso.

Vaghe prese di distanze

Il dirigente statale del PRD, Joel Hidalgo, ha deciso ieri di tappare il
'sole' (del suo partito) con un dito dichiarando alla stampa di Tuxtla
Gutiérrez che l'aggressione contro gli zapatisti forse è stata fatta da
"altri partiti politici" ed è stata "progettata per fare cadere in un
presunto errore il PRD". Senza suonare molto convincente, ha cercato di far
prendere le distanze dai fatti ai perredisti di Pasté.
Già il giorno prima, Fernel Gálvez, presidente del Consiglio Politico del
PRD chiapaneco, aveva assicurato che lo "scontro" poteva essere "una forma
di pressione" prima delle elezioni municipali che si avvicinano. E il PRD
nazionale, attraverso di Javier Hidalgo, ha dichiarato che non era corretto
guardare alla situazione come un conflitto tra perredisti e zapatisti, visto
che si tratta di un problema "sociale e non politico".
Questa linea di interpretazione coincide con quella del sindaco Sánchez
Hernández e pertanto diventa sua complice, dato che dallo scorso febbraio è
dimostrata la sua partecipazione nei tagli dell'acqua, insieme ai suoi
seguaci, nelle comunità colpite. La pretesa che lo scorso 10 aprile ci siano
potuto essere degli "infiltrati" (che quindi si presume non perredisti) non
è sostenibile di fronte alla dimostrazione evidente che l'attacco è stato
preparato ed eseguito dall'agenzia municipale di Pasté, in mani al gruppo
che governa il municipio.
Lo stesso governo statale insiste nell'incolpare le basi d'appoggio
zapatiste (o meglio persone "estranee"), poggiando la sua insostenibile
versione sul fatto che la protesta ribelle si "è allontanata dal programma"
e solo all'ultimo minuto avrebbe "deciso" di andare a Jech'vó. E questo è
insostenibile, dato che il proposito chiaro degli zapatisti de Los Altos era
portare acqua ai loro compagni.
I serbatoi Rotoplás pieni d'acqua sui camion non erano lì per essere mollati
sulla strada per Chamula, in località La Ventana, come sostengono i
funzionari statali; questo incrocio (che si affaccia su San Cristóbal de Las
Casas) era solo il punto di riunione dei più di 160 veicoli che questo
sabato trasportavano migliaia di zapatisti, i quali non si fermarono lì né
nel capoluogo di Zinacantán. La loro destinazione era le comunità senz'
acqua, così com'era avvenuto nella mobilitazione zapatista di febbraio.
Intanto, secondo il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, s'
ignora ancora dove siano cinque membri di una delle famiglie sfollate,
spariti nella notte del 10 aprile.
Le versioni ufficiali negano l'esistenza di profughi ed assicurano che gli
"autosfollati" sono già ritornati. In realtà, non solo continuano ad essere
via dalle loro comunità senza che né la stampa, né il governo, né le
organizzazioni civili siano riuscite a verificare dove si trova il mezzo
migliaio di indigeni espulsi da Jech'vó, Elambó Alto e Bajo.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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