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[Bolivia] Mesa svende il gas e compie il suo "salto nel buio"
by econoticiasbolivia (trad. garabombo) Friday, Apr. 23, 2004 at 8:29 PM mail:

da http://econoticiasbolivia.com/

Carlos Mesa ha deciso di compiere un evidente salto nel vuoto, firmando il contratto di vendita di gas boliviano all'Argentina, a cui si oppongono da sempre i movimenti sociali d'opposizione e che potrebbe scatenarne la ribellione finale. Mesa si è anche rimangiato la propria parola non avendo deciso di consultare il popolo per prendere una decisione, come promesso al momento della sua assunzione dell'incarico.
Anche il principale partito d'opposizione, il MAS guidato da Evo Morales, ha definito la decisione di firmare il contratto una decisione sciagurata. Del resto la recente storia del paese non fa presagire un futuro tranquillo per l'attuale presidente: proprio per la "svendita" di risorse nazionali di gas a paesi e multinazionali estere si era scatenata la protesta popolare che aveva portato nell'ottobre scorso alla cacciata dell'ex presidente
Sanchez de Lozada.

In Bolivia il fronte degli universitari e le organizzazioni che raccolgono gli autotrasportatori e i piccoli commercianti sta elevando il livello di tensione sociale in
diverse città, richiedendo più finanziamenti per il settore universitario i primi e opponendosi a nuove tasse i secondi; il tutto in attesa dell'inizio dello sciopero generale
illimitato e del blocco dei caminos (vie autostradali). A questi per completare il fronte di chi si sta per mobilitare va aggiunta la COB (centrale operaia boliviana) e le
organizzazione dei campesinos dell'Altopiano, guidati da el "Mallku", Felipe Quispe.

Dunque la politica del presidente sul "trattamento" delle risorse di gas è un simbolo, come lo fu per l'ex presidente. E' il simbolo dell'economia di libero mercato che affama milioni di boliviani, chiedendo sempre più sacrifici a poveri e classe media e garantendo a classe imprenditoriale e multinazionali a capitale estero la massima egemonia sulle risorse del paese.

In diverse città boliviane il 22 aprile è stato un giorno di lotta: A Sucre e Cochabamba le scuole sono state chiuse, "per difendere l'incolumità degli scolari" hanno detto le autorità, ma in realtà era semplicemente impossibile raggiungere gli edifici scolastici visti i cortei e i blocchi stradali diffusissimi in città.
In altre città come Oruro, Potosí e Trinidad la protesta ha coinvolto negozi e mercati rimasti chiusi a lungo.
Così come per il "levantamiento popular" dell'ottobre scorso, sono state le trasmissioni di diverse emittenti radiofoniche a dare voce al popolo accorsi sui blocchi in strada: così nelle case dei boliviani sono arrivate dure e forti le voci del popolo - "El Presidente no está cumpliendo con los compromisos de Octubre". "Primero hay que
nacionalizar nuestros recursos naturales y desnacionalizar a todos los partidos que han rifado nuestros recursos naturales", "El Presidente ya se ha olvidado de ser boliviano y ahora estamos en manos del Congreso. Le pido al Congreso que recuperemos los hidrocarburos.
No hay que tener miedo a la nacionalización ". "No estoy de acuerdo con la venta del gas, para qué han muerto tantos en octubre?". "Estoy de acuerdo. Hay que vender ahora porque
necesitamos más recursos. Hay que apoyarlo (a Mesa) porque aquí en El Alto la gente se opone a todo". "No está gobernando con el pueblo. Se está burlando de nosotros". "Hay que exportar en las mejores condiciones, no como ahora que no va en beneficio de los bolivianos" -

A COchabamba il "Coordinamento in difesa del GAS" ha simbolicamente bruciato un documento che rappresentava il contratto di vendita del gas all'Argentina e il progetto di Legge sugli Idrocarburi. A Santa Cruz i dirigenti del Movimento dei Senza Terra, che hanno occupato gli uffici dell'Istituto per la Riforma Agraria, si sono dichiarati in sciopero della fame e hanno chiesto le dimissioni del Tribunale Agrario.

E infine l'appoggio al progetto di Mesa e all'esportazione (leggere svendita) di gas verso l'Argentia arrivato attraverso le dichiarazioni dei dirigenti delle organizzazioni di imprenditori. "Sarebbe una pazzia non farlo", "non è affatto disprezzabile questa decisione" e "finalmente Mesa ha deciso di governare il paese con una giusta prospettiva" sono l'inequivocabile posizione dei settori di imprenditori boliviani che allora furono al fianco di Sanchez de Lozada e oggi sono al fianco di Carlos Mesa, inquanto unici nel paese a trarre stabilità e vantaggio dal progetto di esportazione del gas, insieme ovviamente alle multinazionali del settore e alle logiche neoliberiste.

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