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Torture in Iraq, soldatessa rivela: "L'ordine era tenerli all'inferno"
by da repubblica Saturday, May. 08, 2004 at 1:23 PM mail:

Parla Sabrina Harman, in servizio nel carcere di Abu Ghraib: "Ce li portavano gią incappucciati, dovevamo farli parlare".

ROMA - Un altro membro dell'esercito statunitense accusato di torture ai prigionieri iracheni parla di ordini arrivati dall'alto. Sabrina Harman, una delle soldatesse in servizio nel carcere iracheno di Abu Ghraib, ha dichiarato al quotidiano statunitense "Washington Post" che non agiva personalmente, ma che le era stato affidato il compito di "far vedere ai detenuti l'inferno" e di fiaccare la loro volontą di resistenza.

Harman, attraverso un'intervista via email pubblicata sul sito Internet del giornale, ha spiegato che i detenuti venivano passati alla sua unitą di polizia militare da agenti dell'Intelligence dell'esercito, da funzionari della Cia e da personale civile, che aveva avuto in appalto il compito di condurre gli interrogatori. "Li portavano a gruppi, gią incappucciati e ammanettati - ha spiegato la giovane - e il compito della polizia militare era di tenerli svegli e di far loro vedere l'inferno in modo che parlassero".

I prigionieri era denudati, perquisiti e "fatti stare in piedi o in ginocchio per ore", ha raccontato la donna. "Qualche volta erano forzati a stare su scatole o a tenere con le braccia alzate dei pesi, fino allo stremo", ha riferito ancora. Il volto della giovane, 26 anni, č diventato tristemente noto per le foto che la ritraggono dietro a cataste di prigionieri nudi.

"Le persone che ce li portavano - ha raccontato inoltre la soldatessa - stabilivano il modo in cui trattarli. Se un prigioniero cooperava, allora poteva tenere i vestiti, il suo materasso, e gli era consentito avere sigarette e persino cibo caldo. Ma se non collaborava come Loro volevano, gli veniva tolto tutto. Sonno, cibo, vestiti, materasso, sigarette erano tutti privilegi ed erano concessi solo in base alle informazioni ricevute".

Harman ha anche detto che non c'erano degli standard nelle operazioni da seguire verso i ribelli detenuti, ma che l'esercito o gli uomini dei servizi "stabilivano di volta in volta le regole". Nessuno ha mai parlato a lei o ai suoi compagni della Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigionieri di guerra.

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