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basta sharon
by ebrei per la pace Tuesday, May. 25, 2004 at 7:32 PM mail:

Il III congresso dell'Ejjp chiede all'Ue una politica più attiva e dura verso Israele

PARIGI
«Noi, ebrei europei»
Il III congresso dell'Ejjp chiede all'Ue una politica più attiva e dura verso Israele
ANNA MARIA MERLO
PARIGI
A poche settimane dal voto per il parlamento europeo e mentre continuano le violenze a Rafah, il terzo congresso del Ejjp (Ebrei europei per una pace giusta), che si è svolto a Parigi nel fine-settimana, si è concluso con una richiesta precisa all'Ue, a cominciare dalla Commissione: un incontro per discutere sulle mancanze e sulle debolezze che l'Unione europea ha manifestato di fronte alla situazione mediorientale, al governo attuale di Israele e alla costruzione del Muro. L'Ejjp, che raggruppa 18 gruppi provenienti da dieci paesi europei (tutti dell'Ue, più la Svizzera, per l'Italia c'è la rete «Ebrei contro l'occupazione»), è stata fondata come network per far sentire una voce ebrea che tende a essere soffocata, da un lato dalla realpolitik occidentale dell'era Bush e dall'altro dallo stato di Israele e dalla sua politica. La posizione è chiara e radicale: «siamo offesi che ci si aspetti da noi, in quanto ebrei, di dare appoggio incondizionato alle politiche dello stato di Israele». L'Ejjp, che fin dal primo congresso di Amsterdam ha preso posizione contro l'occupazione dei territori palestinesi e a favore dell'istituzione di due stati, «duraturi e sicuri», chiede all'Ue di avere una politica più attiva, a cominciare dalla sospensione dell'accordo di associazione con Israele, fino a quando non cesserà la scelta della guerra. Il network europeo esprime la propria solidarietà verso tutti coloro che, in Israele, si battono per la pace, a cominciare dai soldati che rifiutano il servizio militare. E al tempo stesso chiede di tagliare i ponti con tutti coloro, politici ma anche artisti ed accademici, che in Israele sostengono l'occupazione. «Pensiamo che la nostra eredità ebraica comporti un impegno a lavorare contro ogni tipo di oppressione o discriminazione», dice il documento finale. Mai la questione è stata così importante per noi, aggiungono, come oggi quando l'oppressione viene esercitata dallo stato di Israele: «vogliamo parlare chiaramente contro il tentativo di ridurre al silenzio ogni discussione critica sulla politica in Medioriente del governo di Israele - dice la Lettera aperta al parlamento europeo e alla Commissione - etichettando falsamente ciò come antisemita. (...) L'annullamento di ogni distinzione tra ebrei, israeliani e appoggio alle politiche dello stato di Israele è pericoloso» anche per l'insorgere dell'antisemitismo oggi in Europa. La lettura dell'Ejjp è che «più il primo ministro, Ariel Sharon, afferma di agire in nome di tutti gli ebrei, più noi, come ebrei in Europa, veniamo fatti passare come complici in politiche sulle quali non abbiamo il diritto di dire nulla e delle quali, noi firmatari di questa lettera aperta, siamo attivamente oppositori».

Ma come fare sentire questa voce di pace? L'appello è rivolto alle istituzioni europee, perché facciano pressione per far applicare i valori che reclamano: la giustizia e l'eguaglianza dei diritti per tutti i cittadini. In Europa, lottando contro ogni razzismo (anche quello anti-arabo), ma anche nelle relazioni internazionali, facendo pressione sul governo di Sharon. Un testo di pace è stato letto dall'Ejjp alla manifestazione in difesa dei palestinesi che si è svolta sabato a Parigi. Una delegazione sarà inviata in Israele e nei territori.


http://www2.ejjp.org/news.asp?pagid=4&id=5



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