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Pacifista e no global, vince l'altra sinistra
by dal manifesto Tuesday, Jun. 15, 2004 at 1:02 PM mail:

E' il quarto partito. Le liste di sinistra al 13,1%. Giallo sugli eletti: Bertinotti dovrà scegliere tra il disobbediente D'Erme e Nichi Vendola. Entrambi stravotati.

Non ci fosse stato il mezzo flop della lista Occhetto-Di Pietro, la sinistra pacifista, ambientalista e comunista avrebbe potuto raggiungere quel 15 per cento che alla vigilia veniva indicato come un trionfo. Ciononostante, quel 13,1 per cento di consensi andati alla sinistra del Triciclo rappresentano un patrimonio che, il giorno dopo il voto, tutti vogliono in qualche modo mettere in relazione. Da Achille Occhetto che si dichiara pronto a «riorganizzare la sinistra radicale», anche se di fatto ieri è stato scaricato dal suo compagno Antonio Di Pietro che vuole invece «ripartire dall'Italia dei valori», al segretario del Pdci Oliviero Diliberto che parla di «confederazione delle sinistre» al Prc che, forte del 6,1 per cento conquistato, intende proseguire nel già avviato percorso di costruzione di una «sinistra di alternativa». In molti casi il voto delle amministrative ha addirittura migliorato i risultati delle europee. Con risultati a volte superiori a qualsiasi aspettativa, come in Sardegna, dove il Prc ha raggiunto il 7,4 per cento e i Comunisti italiani il 4,2. Probabilmente si può estendere a tutta l'«altra sinistra» quello che dice Paolo Cento, è cioè che il successo dei Verdi cambierà i rapporti all'interno del centrosinistra. Tanto è vero che lo stesso Bertinotti annuncia che il Prc lavorerà al programma comune del centrosinistra, e sicuramente lo farà dalla posizione di forza derivatagli dal fatto di essere uscito dalle urne come il quarto partito italiano.

A via del Policlinico ieri la soddisfazione per i risultati sempre più positivi che continuavano ad affluire superava il «moderato entusiasmo» e le bocche cucite della notte precedente. Anche perché l'elettorato ha evidentemente premiato la linea del partito non di rottura con il centrosinistra come tre anni fa e contemporaneamente aperta al pacifismo, all'universo no global e alle lotte sociali. Tanto che appaiono emblematici i successi di Scanzano e Acerra, Terlizzi e Napoli. Il 6,1 per cento e i cinque parlamentari guadagnati, uno in più delle elezioni del `99, dicono molto ma non tutto su un partito che ha migliorato un po' ovunque e ha ottenuto un notevole successo al centro e al sud.

Alla prova della disobbedienza

Di qui anche un thriller ancora irrisolto sui nomi degli eletti. E' accaduto infatti che al centro il Prc abbia ottenuto addirittura l'8 per cento, con l'indipendente Luisa Morgantini e il disobbediente Nunzio D'Erme, rispettivamente seconda e terzo dietro Bertinotti, entrambi con circa ventimila preferenze. La stessa Morgantini sarebbe seconda anche nelle isole, sempre dietro il segretario, capolista in tutte le circoscrizioni. Al sud invece Nichi Vendola avrebbe addirittura superato i 30 mila voti, con un grande successo a Terlizzi, comune dove è assessore alla legalità e in cui negli scorsi mesi Rifondazione ha accompagnato la protesta contro la chiusura dell'ospedale cittadino.

Meno preferenze ma seggio sicuro invece per Roberto Musacchio a nord-est e all'ex portavoce del Genoa social forum Vittorio Agnoletto a nord-ovest. Degli altri tre posti uno spetta a Fausto Bertinotti e gli altri due sono contesi da Morgantini, D'Erme, Vendola e dal segretario del Prc siciliano Giusto Catania. Data per certa l'elezione di Luisa Morgantini, seconda in ben due collegi, dalla scelta di Bertinotti su quale collegio optare dipenderebbero dunque le sorti degli altri tre. E qui la vicenda si fa intricata, perché Vendola è anche parlamentare e per lo statuto interno del partito non è più ricandidabile e dunque non rinuncerebbe a cuor leggero a un seggio a Strasburgo, e inoltre è stato il più votato del partito dopo il segretario. Escludere anche Catania vorrebbe dire far fuori qualsiasi rappresentanza meridionale, e nel partito la cosa non è vista di buon occhio, vista proprio la crescita di Rifondazione al sud. Favorire un indipendente come D'Erme a favore di militanti del Prc come Vendola, Catania o lo stesso Musacchio a nord-est sarebbe invece una scelta politica molto impegnativa. I disobbedienti dal canto loro cantano vittoria e dal centro sociale Corto circuito chiedono che D'Erme, che solo a Roma ha conquistato 13 mila voti e la cui elezione rappresenterebbe un piccolo fenomeno politico, venga mandato al parlamento europeo. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di un mandato a termine dello stesso Bertinotti, due anni fino alla scadenza del compito di presidente del partito della sinistra europea. Dopodiché potrebbero subentrare D'Erme o Vendola, quest'ultimo alla scadenza del mandato parlamentare. Comunque domani si riunirà la direzione del partito, che dovrebbe demandare alla segreteria la soluzione del caso nel giro di una settimana.



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