Cittadini che non firmano preferenze o che scelgono lo Stato Italiano,loro malgrado sono aggiunti alla quota riservata alla Chiesa Cattolica,in virtù di uno stratagemma ideato per aggirare l'ostacolo dei non credenti e mantenere il più alto possibile l'introito alla Chiesa.
A cosa serve l'atto di apostasia?
Dove vanno i soldi che NON destiniamo alla Chiesa Cattolica?
Il meccanismo dell'8 per mille era stato presentato come opzione democratica. Venne detto che era una scelta. La possibilità di decidere a chi dare i propri soldi. Niente di più falso.
In Italia la Chiesa Cattolica, mai sazia di privilegi, è riuscita a mettere a punto e far approvare un meccanismo perverso che le consente di incamerare quasi totalmente il cosiddetto 8 per mille dell'IRPEF, qualunque sia la scelta o la non scelta degli italiani. Alla Chiesa Cattolica vanno anche le percentuali di coloro che non hanno scelto di devolvere un bel niente.
E lo Stato fa tutto il possibile affinchè la maggior parte dei soldi vada alla Chiesa. In pratica, ogni cittadino che presenta la dichiarazione dei redditi può scegliere la destinazione dell'8 per mille del gettito IRPEF tra diverse opzioni, attualmente sette:
- Stato - Chiesa Cattolica - Unione Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno - Assemblee di Dio in Italia - Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi - Chiesa Evangelica Luterana in Italia - Unione Comunità Ebraiche Italiane (i Testimoni di Geova, i più pericolosi concorrenti del Vaticano, sono da dieci anni in attesa di essere inseriti, ma inutilmente)
In realtà nessuno destina il «proprio» gettito. Il sistema adottato assomiglia molto di più ad un gigantesco sondaggio d'opinione, al termine del quale si «contano» le scelte, si calcolano le percentuali ottenute da ogni soggetto, ed in base a queste percentuali vengono poi ripartiti i fondi. Infatti un'altra cosa non corretta è anche il sistema di conteggio delle scelte effettive dei contribuenti, la cui percentuale non viene attribuita contando la reale destinazione della scelta espressa, ma con un sorteggio a campione che molti ritengono addirittura illegale.
I cittadini che non firmano nessuna preferenza o che scelgono lo Stato Italiano, loro malgrado sono quasi totalmente aggiunti alla quota riservata alla Chiesa Cattolica, in virtù di uno stratagemma ideato per aggirare l'ostacolo dei non credenti e mantenere il più alto possibile l'introito per la Chiesa Cattolica. Se sulla dichiarazione dei redditi non viene fatta una scelta esplicita, i soldi dell'8 per mille vengono spartiti fra Stato e Chiesa Cattolica. Quale che sia, cioè, la percentuale delle scelte espresse, anche la quota su cui non è stata effettuata nessuna scelta viene distribuita alla Chiesa Cattolica o allo Stato, secondo la percentuale delle scelte a loro favore. E solo fra loro, perché le altre confessioni dignitosamente non hanno accettato di partecipare a questa ulteriore spartizione.
Un esempio concreto: se su 100 cittadini 90 non si esprimono (per disinteresse o per tacita delega allo Stato), e solo 8 firmano per la Chiesa Cattolica, l'80 per cento della quota IRPEF stabilita andrà alla Chiesa Cattolica.
E l'8 per mille che viene devoluto allo Stato (quindi da parte di chi non vuole devolverlo alle confessioni religiose), ritorna sotto altre voci alla stessa Chiesa Cattolica. Infatti le somme accumulate per la scelta a favore dello Stato sono convogliate ad opere assistenziali, in Italia quasi interamente in mano alla Chiesa Cattolica.
Questo è esattamente ciò che di fatto succede ogni anno: la percentuale dei contribuenti che firmano l'8 per mille a favore della Chiesa Cattolica è di circa il 40%, che poi in sede di liquidazione dell'importo calcolato diventa quasi il 90%.
Attualmente l'entità dell'8 per mille dell'IRPEF supera di gran lunga i mille miliardi delle vecchie lire. Per cui con questo sistema è stato possibile assegnare alla Chiesa Cattolica 1454 miliardi per l'anno 1999. Poi 1229 miliardi nel 2000 (ma in quest'anno lo Stato Italiano ha regalato alla Chiesa Cattolica altri 6000 miliardi in occasione della sua autocelebrazione del Giubileo). E ancora 1476 miliardi per l'anno 2001.
C'è da aggiungere che il meccanismo dell'8 per mille non sostituisce TUTTI i finanziamenti pubblici alla Chiesa. Infatti se è abolito il capitolo di spesa del Ministero dei Lavori Pubblici, destinato all'edilizia di culto, rimangono in piedi le disposizioni regionali e comunali che in osservanza della legge cosiddetta "Bucalossi" destinano alla costruzione di nuovi edifici di culto una parte degli oneri di urbanizzazione pagati dai contribuenti. Il caso vuole che generalmente questa percentuale sia dell'8% (altro che 8 per mille).
Cosa fa la Chiesa Cattolica con i nostri soldi che lo Stato gli versa?
Viene detto che con l'8 per mille la Chiesa invia ciotole di riso in Bangladesh o aiuta i giovani ad uscire dalla droga. Eppure, dai dati ufficiali, emerge una realtà differente. La Chiesa Cattolica, in sostanza, non devolve in aiuti ai bisognosi più di qualsiasi organizzazione governativa, anzi.
Dunque, dell'8 per mille, la maggior parte se ne va in stipendi ai parroci, rimborsi spese, "edilizia di culto", "esigenze di culto", premi "di fede" a certe parrocchie ed a certe iniziative "d'evangelizzazione". Solo una minima parte dell'8 per mille va in opere di carità, che oltretutto non sono verificabili da nessuno.
Dei 1476 miliardi che la Chiesa Cattolica ha raccolto con l'8 per mille nel 2001, nonostante lo slogan della sua campagna pubblicitaria facesse leva sulle opere di carità ("tu dacci i soldi e noi faremo la carità al posto tuo"), i fondi effettivamente distribuiti nei Paesi del Terzo Mondo non hanno raggiunto il 5%, contro ad esempio il 55.6% che è invece stato destinato al sostentamento del clero e delle diocesi.
Prendiamo la diocesi di Napoli come esempio. Nel '97 a Largo Donnaregina sono arrivati dall'8 per mille la bellezza di 10.927.824.819 di lire. Quasi 11 miliardi. Ma di questi, ben 6.972.321.819 di lire, quasi 7 miliardi e vale a dire più della metà, sono state spese per il sostentamento del clero di Napoli. Altri 2.384.103.000 di lire, quasi 2 miliardi e mezzo, sono stati spesi: per il Seminario (800 milioni); per la costruzione di nuove chiese (500 milioni); per la manutenzione e le necessità straordinarie di parrocchie bisognose (450 milioni); per gli uffici della Curia (250 milioni); per il settimanale diocesano "Nuova Stagione" (150 milioni); per la stampa delle lettere pastorali del cardinale (14 milioni); per l'Azione cattolica (50 milioni); per la pastorale giovanile (50 milioni); per l'Idim, Istituto diocesano per l'iniziazione ai ministeri (10 milioni); per la Promozione pastorale (100 milioni per la Missione '99); e per la Puf, la scuola degli operatori diocesani (50 milioni).
Finalmente, i restanti 1.751.400.000 di lire, meno di un miliardo e otto, sono stati spesi per i tanto reclamizzati "interventi caritativi". In particolare, 1.221.400.000 di lire per progetti finalizzati; 200 milioni alle persone bisognose (mentre attingendo da soldi suoi, da altri capitoli di bilancio e chiedendo aiuto persino alla Banca vaticana il cardinale avrebbe prestato almeno 770 milioni ai suoi familiari bisognosi - ndr); 150 milioni per le opere caritative decanali e zonali; 80 milioni alla Caritas; 50 milioni per le cure ai tossicodipendenti; 50 milioni - appena - alle mense popolari.
Ricapitolando: di quasi 11 miliardi solo meno di un miliardo e otto è stato speso per interventi strettamente caritativi e assistenziali. In sostanza ben oltre l'80 per cento di quanto ricevuto dalla ripartizione del fondo nazionale dell'8 per mille è stato speso dalla Curia di Napoli per interventi a fini non caritativi. Questo è il quadro, rigorosamente ufficiale, riferito all'anno 1997.
Per non parlare degli immensi patrimoni immobiliari e ricchezze in genere della Chiesa Cattolica che non pagano una lira di tasse.
Per non parlare degli stipendi agli insegnanti di religione, ai cappellani militari e delle pensioni, tutto a carico dello Stato e per cui la Chiesa non versa contribuzione.
Per non parlare del finanziamento pubblico alle scuole cattoliche attraverso vari escamotages e alle esenzioni fiscali per finalità di culto (ufficialmente).
Per non parlare del carattere di extraterritorialità della Santa Sede, extraterritorialità che è stata utilizzata per disimpegnare il Vaticano dal rispetto delle norme dello stato confinante, come dimostra l'ultima sentenza contro i diritti dei cittadini di Cesano danneggiati nella salute dai potenti impianti di Radio Vaticana.
La Chiesa Cattolica non accetta di essere, davanti allo Stato italiano, una associazione come tutte le altre. Non accetta, insomma, la LAICITA' DELLO STATO.
Se esiste almeno un principio insegnato dalla Chiesa Cattolica che non condividi, se una qualunque delle tue convinzioni politiche, filosofiche o religiose è contrastata dal credo cattolico, se tu sei tra i milioni di battezzati non cattolici in Italia, allora "sbattezzati", compila cioè l'atto di apostasia per ufficializzare il tuo dissenso nei confronti della Chiesa Cattolica in modo che questa non possa più contarti tra i suoi fedeli e non possa più usarti per piegare la politica dei politici con la politica dei numeri.
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