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(arsENIco)Uno studio spiega le ragioni dell’inquinamento
by IL CITTADINO OGGI, martedi 6 luglio 2004 Wednesday, Jul. 21, 2004 at 11:45 PM mail:

prosegue il “viaggio-inchiesta” alla ricerca della reale situazione del fiume Merse: cause ed effetti che hanno provocato un deterioramento della qualità delle acque. Il futuro del Merse è ancora motivo di discussione all’interno delle associazioni ambientaliste e degli enti locali Nel 2003 campioni rappresentativi delle ceneri ematitiche di Scarlino vennero sottoposti ad analisi dettagliate

IL CITTADINO OGGI, Lunedi 12 luglio 2004, pag.15.

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Uno studio spiega le ragioni dell’inquinamento

Nel 2003 campioni rappresentativi delle ceneri ematitiche di Scarlino vennero sottoposti ad analisi dettagliate

VALDIMERSE

prosegue il “viaggio-inchiesta” alla ricerca della reale situazione del fiume Merse: cause ed effetti che hanno provocato un deterioramento della qualità delle acque. Il futuro del Merse è ancora motivo di discussione all’interno delle associazioni ambientaliste e degli enti locali

A primavera del 2003, venne reso pubblico uno studio, che avrebbe portato
il contributo della geochimica alla comprensione del fenomeno inquinante del fiume Merse. Lo studio, diretto dal professore Francesco Riccobono del Dipartimento di Science Ambientali del nostro Ateneo, sarebbe stato presentato anche nei club Rotary di Firenze e Siena. La prima parte di questo lavoro consentì di argomentare fondatamente che le acque sversate dalla miniera di Campiano e gli inquinanti in esse contenuti, erano dovuti alla falda profonda, presumibilmente venuti in contatto con le ceneri ematitiche. Per fortuna, i’impatto di questo fenomeno sulle acque superficiali, sui sedimenti fluviali e sulla vegetazione spontanea appariva, allo stato dei fatti, piuttosto limitato, grazie anche ad un discreto funzionamento delle vasche di decantazione.
La seconda parte del lavoro affrontò, invece, il difficoltoso tema concernente la valutazione del fenomeno di interazione della falda freatica con le ceneri ematitiche stoccate all’interno della miniera.
A questo scopo, campioni rappresentativi delle ceneri ematitiche di Scarlino vennero sottoposti ad analisi dettagliate per determinarne la composizione chimico-mineralogica. I risultati ottenuti misero in luce due aspetti: primo, nelle ceneri ematitiche non vi sono fasi portarici degli elementi pesanti, solubili in acqua: secondo, gli elementi pesanti tossici presenti in questi materiali, non sono legati ai principali costituenti delle ceneri ematitiche, ovvero gli ossidi di ferro.
Indagini ulteriori, indicarono la presenza di fasi proprie ossidate degli elementi pesanti in esame.
Tali fasi hanno verosimilmente una grana finissima ed un grado di critallinità piuttosto basso che rendono ancora più agevole il passaggio in soluzione in un ambiente riducente. Tra tutti l’arsenico è l’elemento risultato di gran lunga il più facilmente estraible dalle ceneri ematitiche in condizioni riducenti (cioè in carenza di ossigeno); questo fatto e la rilevanza ambientale di questa specie chimica, impose il tentativo di determinare in quale fase l’arsenico potesse essere presente nelle ceneri ematitiche.
Il complesso delle evidenze sperimentali acquisite nelle varie fasi della ricerca, portarano a concludere che l’arsenico è presente nelle ceneri ematitiche sotto forma di una sottile patina superficiale di arsenicato di ferro (FeAs04) che ricopre di fatto la superficie esterna dei granuli che costituiscono i materiali di risulta studiati. Questi risultati rivestivano un ruolo fondamentale per comprendere le modalità che possono portare al rilascio di arsenico da parte delle ceneri ematitiche stoccate all’interno dei vuoti di coltivazione di Campiano: tali materiali, come detto, erano stati inseriti ormai da alcuni anni in un contesto (la miniera allagata) in cui la disponibilità di ossigeno va progressivamente diminuendo. In questo modo le ceneri erano venute a trovarsi in un ambiente la cui tendenza è inevitabilmente quella di spostarsi verso condizioni riducenti sempre più spinte. Si potè cosi supporre che nelle condizioni venutesi a creare in miniera, col passare del tempo, l’arsenico era risultato sempre più facilmente mobilizzatore dalle ceneri ematitiche, anche in condizioni di pH non acido . Nel momento in cui fossero state raggiunte condizioni tali da premettere una solubilizzazione massiccia dell’FeAs04, è presumibile che
questo avrebbe potuto comportare un rilascio dell’arsenico distribuito in tempi brevissimi. Tale conclusione era supportata dai risultati cui si era pervenuti in seguito alla ricerca e trovava conforto nei valori di arsenico dosati nelle acque in uscita dalla miniera di Campiano.
Le concentrazioni trovate lasciavano intendere che il rilascio di As da parte delle ceneri ematitiche era già iniziato: la possibile evoluzione del fenomeno, al momento non preconizzabile, era evidentemente legata ad un complesso di carattere geochimico ed idrogeologico la cui definizione avrebbe necessitato di ulteriori sforzi di approfondimento. (continua-6)

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