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Attentati - emergenza Sardegna:
by z Saturday, Aug. 28, 2004 at 12:26 PM mail:

La Maddalena nel mirino: 20 allarmi in pochi giorni

E ora il rischio arriva dai cortei. Sì, dai cortei, quelli pacifici, organizzati dai lavoratori, dai sindacati, da chiunque abbia da contestare democraticamente qualcosa. Per il ministro dell’Interno Beppe Pisanu le diverse sigle eversive in azione nell’Isola e nella penisola potrebbero coalizzarsi e infiltrare i gruppi più violenti nelle manifestazioni. È più di un’ipotesi, è una vera e propria emergenza. Il ministro mette in guardia su pericoli e minacce, nel contempo assicura che i responsabili della sicurezza nazionale hanno studiato contromisure adeguate.
Una consolazione: «Per ora non ci sono segnali concreti e persuasivi di attacchi imminenti». Ma i gruppi eversivi ci sono e sono ben organizzati. Probabilmente in Sardegna non sono ancora ben finanziati e armati, eppure stanno dando vita a una stagione che non lascia intravedere nulla di buono. Lo Stato ha inflitto duri colpi alle Nuove Br che, dopo aver annunciato la loro rinascita nell’ottobre 2000 con un volantino lasciato nello stabilimento Enichem di Portotorres, nell’Isola non hanno più lasciato traccia, ma ancora non basta.
Anche perché hanno passato il testimone agli irraggiungibili nuclei proletari per il comunismo che hanno rivendicato 18 attentati, alcuni dei quali firmati insieme a Oir (organizzazione indipendentista rivoluzionaria) che da sola ne ha siglati 8 e che agirebbe d’intesa anche con gli anarco-insurrezionalisti. Ecco perché Pisanu dice: «Il terrorismo italiano non è finito».
Anzi, la crisi delle Br ha aperto la strada ai gruppi anarcoinsurrezionalisti e marxisti leninisti «responsabili di una lunga serie di attentati». Questi gruppi eterogenei, ha spiegato il ministro al settimanale “L’Espresso” in edicola oggi, «tendono a unirsi e appaiono sempre più propensi ad agire unitariamente» secondo una tendenza alla coalizione che riguarda tutti gli antagonismi estremi: eco-ambientalista, anticarcerario, antimperialista, nuova resistenza operaia. Dietro Pisanu non vede un Grande Vecchio ma indica nel libro “L’ Impero” di Toni Negri un esempio di base teorica che per alcuni è un punto di riferimento.
Quanto ai timori di un «autunno particolarmente caldo », Pisanu aggiunge: «Non mi sorprenderei se anarco-insurrezionalisti, marxisti-leninisti, settori dell’ autonomia operaia e del sindacalismo di base si rovesciassero sulle
manifestazioni sindacali con il proposito più o meno concordato di deviarle dal loro naturale alveo democratico».
In Sardegna, chiarisce ancora una volta, la confluenza tra gruppi diversi «è già avvenuta. I gruppi sardi hanno alle spalle numerosi attentati, la maggior parte di carattere dimostrativo, come quello di Porto Rotondo».
Che i sardi facciano scuola sulla penisola è un’idea che si è insinuata da tempo fra gli inquirenti che indagano sul nuovo terrorismo. Non solo: gli estremisti sardi sarebbero alla ricerca di pericolose alleanze con gli indipendentisti corsi e con le ali più dure dei separatisti di mezza Europa. Gli investigatori ne sono sicuri al punto da compilare un’informativa sui «rapporti internazionali dell’eversione sarda» che il settimanale “Panorama” pubblica oggi.
Di qui il legame con le Giornate internazionali di Corte, raduno dei separatisti di tutta Europa , in Corsica dal 6 all’8 agosto: tra le migliaia di partecipanti c’era anche Giuliano Deroma, un ex militante nella colonna sarda delle Br, sospettato di essere uno dei leader della nuova eversione. In verità, dopo tanti anni di indagine, a suo carico non sono mai stati spiccati provvedimenti di alcun tipo. Comunque sia, seguendo quella ricostruzione, pochi giorni dopo il raduno di Corte, il 17 agosto, i Nuclei proletari per il comunismo hanno fatto ritrovare un ordigno a Porto Rotondo, a un chilometro in linea d’aria dalla residenza privata di Berlusconi che in quei giorni ospitava il premier britannico Blair. Il problema è capire chi si nasconda dietro la sigla Npc che in quattro anni ha rivendicato 18 attentati, senza considerare lettere, volantini e risoluzioni strategiche come quella del 30 luglio, considerata dagli inquirenti la prova del salto di qualità del terrorismo sardo. A questo proposito saltano fuori vecchi rapporti di polizia: tra questi uno, un anno e mezzo fa, individuava una decina di persone - impiegati e insegnanti, anche docenti universitari di Sassari e Nuoro - da controllare. Giusto sospetti, non c’era il tanto neanche per aprire un fascicolo, non a caso le indagini non hanno portato a nulla. Dalla Procura antiterrorismo di Cagliari la notizia di insegnanti nuoresi indagati viene tutt’altro che confermata. E dire che oltre un anno fa le indagini si erano concentrate proprio sulla zona del Nuorese. All’epoca gli inquirenti avevano avuto notizia dell’organizzazione di un incontro nelle campagne a un passo da Nuoro-città e avevano deciso di controllare. Ma qualcosa era andato storto e di quel che si erano detti i partecipanti non si è mai saputo nulla. Certo è che in quel periodo si incontravano di frequente ex Br che erano stati in carcere in Sardegna, appartenenti a gruppi dell’estrema sinistra, contestatori di altre aree iedologiche, e c’erano contatti frequenti col continente, pure con personaggi i qualche modo legati a sospettati coinvolti nell’inchiesta sull’omicidio Biagi. Quel che trova conferma sono invece i ripetuti allarmi che hanno costretto la Emory Land, la più moderna nave officina della Marina statunitense che dà assistenza e fornisce missili e combustibile ai sottomarini nucleari di stanza a Santo Stefano, di fronte alla Maddalena: una ventina di telefonate e minacce, segnalazioni di bombe e canotti esplosivi hanno costretto il comando americano a far allontanare la nave per alcuni giorni. È rientrata nell’isola dopo aver incrociato dal 17 al 23 agosto nelle acque del Tirreno. L’ultima telefonata, quella che ha costretto la nave a cambiar rotta nel momento in cui stava entrando in porto, sarebbe partita dalla Maddalena: il telefonista avrebbe assistito alla manovra e avrebbe subito fatto scattare l’allarme.
La Emory Land è particolarmente vulnerabile proprio durante quelle manovre. Sull’allarme alla Maddalena il deputato della Margherita Salvatore Ladu sollecita chiarimenti i ministri della Difesa e del’Interno: «L’improvvisa uscita in mare della naveappoggio americana quale misura antiterroristica fa sorgere una serie di gravi interrogativi che i ministri devono risolvere al più presto». Per Ladu è «gravissimo che i parlamentari abbiano appreso in ritardo e dai giornali che nelle basi militari americane l’allerta terrorismo ha raggiunto il massimo livello».
MARIA FRANCESCA CHIAPPE


Gavino Sale, leader di Irs: saremmo arrivati con venti gommoni a casa del premier
«Volevamo bere un caffè a Villa Certosa»
«Giuliano Deroma, al di là del suo passato, è un uomo libero. Se era presente alle Giornate internazionali di Corte ai primi di agosto lo hanno saputo i servizi segreti perché evidentemente c’erano». Per Gavino Sale, leader del movimento Irs (indipendentzia repubrica de Sardigna) la trasferta corsa dell’ex militante della colonna sarda delle Brigate rosse non ha alcun significato. Non serve cioè a provare che l’eversione sarda di matrice comunista e indipendentista lavora a un obbiettivo comune e cerca alleati all’estero. Anzi, proprio sul ruolo attribuito dagli inquirenti a non meglio identificati gruppi indipendentisti nell’enclave terrorista isolana, Sale attacca: «È un modo per creare un’atmosfera negativa attorno al nostro movimento che ha saputo scardinare lo stereotipo dell’indipendentista violento che ora, invece, si vuole riproporre. Al ministro Pisanu non preccupano quattro cinque scalmanati ma un intero movimento, non violento». D’accordo, ma la sigla indipendentista Oir ha rivendicato otto attentati. «Questo lo abbiamo letto sui giornali. E allora io chiedo: a chi giova tutto questo? Io so soltanto che incide negativamente sul movimento indipendentista. Noi abbiamo creato un processo irreversibile e, purtroppo, se ne sono accorti». Ma è vero che avevate in mente una protesta sensazionale? «Sì. Durante “Sa festa manna’, il 30 e 31 luglio, a Paulilatino, avevamo deciso di organizzare un’occupazione di massa, pacifica, in segreto, senza usare i telefoni, dei 40 ettari che circondano Villa Certosa». La casa di Berlusconi a Porto Rotondo? «Quella». Ma via, non vi sareste potuti neanche avvicinare, è supercontrollata. «Ma no, avevamo 20 gommoni, saremmo arrivati via mare, saremmo entrati a mani alzate. Una motovedetta poteva fermare un gommone, gli altri sarebbero attraccati e noi avremmo preso il caffé nella cucina di Berlusconi. Siamo già entrati nella zona alfa della base militare di Perdasdefogu, cinque uomini hanno issati la bandiera sulla rampa missilistica di capo San Lorenzo». Ma scusi, perché volevate entrare a Villa Certosa? «Per dire a Berlusconi che non è il padrone della Sardegna: voleva scaricare le scorie radioattive, ha concesso l’ampliamento delle basi americane. Volevamo dimostrare di poter entrare in casa sua come e quando vogliamo». Però non se n’è fatto niente. «Dopo la bomba del 17 agosto è cambiato il clima, non si può più». Perché, prima si poteva? «Lo ha dimostrato il gruppetto, ammesso che esista, che ha piazzato l’ordigno. E per questo chiediamo le dimissioni di Pisanu: manifesta incapacità. Chi ha sistemato il candelotto ha dimostrato al mondo intero di poter arivare a due passi da Berlusconi e Blair. Uno scacco matto terribile». (m.f.ch.)

L’Unione Sarda, 27/08/2004

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