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M.O.: La Corte si è espressa sui pastori di Suseya
by gap Thursday, Sep. 09, 2004 at 12:31 PM mail:

dai volontari di operazione colomba

8 settembre 2004, giorno di speranza

Ciao a tutti,
questa mattina alle 13.00, dopo un ora di dibattimento tra Avvocati per i beduini e Avvocati per l'esercito, la Corte Suprema d Israele ha deciso che e' prematura una presa di posizione a favore degli uni (beduini chiedono conferma di vivere là) o degli altri (esercito chiede che se ne vadano) pero al fine di stabilire la cosa migliore se ne riparlera nella stessa sede tra 6 mesi.
Intanto in questo frangente la Corte ha stabilito il DOVERE dell esercito a dare una risposta entro 60 giorni ai beduini se questi richiederanno il permesso per ricostruire le loro abitazioni. Questo principio del DOVERE di risposta da parte del Ministero della Difesa e' molto importante perche finora le autorita militari (che gestiscono quasi tutti i Territori Occupati) si sono sempre rifiutate di rispondere alle richieste dei palestinesi, demolendo poi nel caso questi avessero costruito dal 1994 in poi.

Quindi un sostanziale pareggio, ma con la certezza per i pastori di poter vivere ancora per 6 mesi certi e sperare ancora nella Corte tra 6 mesi.

---segue articolo di Ha'aretz---

Ha'aretz
La Corte: le abitazioni palestinesi nelle colline a sud di Hebron possono restare.

L'Alta Corte ha deciso mercoledì che lascerà invariata l'ingiunzione che impedisce all'IDF di demolire tende, grotte e strutture abitate da una comunità palestinese nelle colline a sud di Hebron, vicino all'insediamento di Suseya in West Bank.

La battaglia legale di 300 palestinesi residenti nell'area iniziò tre anni fa, quando furono sfrattati dall'IDF dopo che un colono, Yair Har Sinai, fu assassinato nell'area. L'IDF distrusse anche alcune abitazioni improvvisate.

Durante un'udienza tenutasi mercoledì pomeriggio, i giudici Ayala Procaccia, Asher Gronis e Esther Hayut hanno stabilito che l'avvocato rappresentante dei residenti palestinesi avrebbe dovuto chiedere e ottenere dalle autorità militari un permesso che avrebbe legalizzato le strutture esistenti.

I giudici hanno attaccato lo stato dopo aver appreso che alcune strutture illegali sono state distrutte tre anni fa senza permesso, apparentemente su ordine di un ufficiale di basso rango.

Ai palestinesi fu poi impedito di ricostruire le strutture. Lo stato ha ammesso che le demolizioni furono eseguite illegalmente.

Il giudice Procaccia ha detto che "lo stato non ha stabilito una procedura legale per ottenere un permesso, quindi lo stato non sta adempiendo ai suoi doveri e sta creando una situazione per la quale una normale esistenza umana diventa impossibile".

Il giudice Hayut ha sottolineato l'assurdità della situazione, dicendo che "lo stato ammette che è stata condotta un'azione non autorizzata, che ha avuto come risultato la demolizione di strutture che costituivano il minimo assoluto delle condizioni di vita".

Ha anche condannato la richiesta da parte palestinese di un "permesso impossibile" per poter ricostruire.

Le due parti hanno raggiunto un compromesso, secondo il quale gli appellanti chiederanno alle autorità dell'IDF i permessi per le strutture già esistenti e lo stato rispetterà l'ingiunzione della corte e eviterà di demolire qualsiasi altra struttura.

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