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Dheisheh: campo profughi
by IMC Italy Thursday, Jul. 18, 2002 at 10:59 PM mail: .

17/07/02 - Viaggio a Rammallah

Dheisheh: campo prof...
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Apertura del coprifuoco al campo profughi di Dheisheh, via come il vento verso Gerusalemme, un giro nel mercato della vecchia città, piccoli acquisti, dei giocattoli per i bambini, l'henna red per i capelli, una maglietta a 10 scekel, e poi verso Ramallah.
A Ramallah incontriamo un docente universitario, discendente da nobile famiglia palestinese di Ramallah, nonostante facciano parte dell'alta borghesia cittadina, appoggiano il popolo, la base, e non l'Autorità Nazionale che per loro è corrotta e venduta.
Pranziamo a casa sua.Bellissiama dimora sulla collina, con grandi vetrate, un panorama stupendo, grandi tappeti, oggetti e monili antichi,berberi, mobilio intarsiato,raffinato. Non sembra di essere sotto coprifuoco qui, qui non si vedono case distrutte o sbucherellate, nè vetri crepati o strade dissestate.Nè si odono cingolii di carriarmati. Qui siamo in collina la parte "alta" della città...
Verso le 15,30, vengono a prenderci con la macchina , e riscendiamo verso Ramallah centro.Ecco che il clima cambia, l'afa si fa sentire, strade deserte, non un rumore se non quello del nostro motore, si cambia direzione almeno quattro volte per paura di incontrare i soldati, se ti beccano qui durante il coprifuoco sono cavoli amari.
Finalmente arriaviamo a destinazione. Siamo nella periferia di Ramallah, il paesaggio è cambiato,niente colline a perdita d'occhio, il caldo è asfissiante, palazzine di cinque piani abitate da gente comune.
entro in una casa modesta, pochi mobili, giusto il necessario per poter andare avanti.
Si parla per ore di come si sta, della condizione i cui si vive, della situazione politica locale e globale. Io ascolto, osservo. Trascorriamo tutto il pomeriggio e la notte con loro. A Ramallah c'è da impazzire, non è come vivere in un campo profughi, la città rende tutto più difficile, claustrofobico.Il caldo,la chiusura, non poter uscire, si guarda la tv, si fuma una sigaretta dopo l'altra, si beve aranciata. Mi viene in mente il diario di Anna Frank, chiusa in quella soffitta senza poter mettere il naso fuori, per giorni,mesi...ti senti un topo in trappola, ti chiedi perchè, e ti rispondi"trova qualcosa da fare così non ci pensi", ma qualcosa da fare non c'è perchè la depressione ti avvolge e ti schiaccia. In questa casa vivono lei con i suoi figli, "la situazione è davvero difficile" dice lei e gli occhi gli si velano di lacrime, io, non riesco a sostenere il suo sguardo e penso "sono grandi questi palestinesi,orgogliosi,forti, la loro forza è la loro terrra, senza la terra i palestinesi non esisterebbero, non hanno più soldi, nè resitenza armata, nè speranza, dicono alcuni, ma hanno ancora la terra". Molti di loro quando nel '48 furono buttati fuori dalle loro terre, portarono via la chiave della loro casa, la si può notare entrando in una qualsiasi casa,è appesa lì dietro la porta.Non hanno dimenticato, la loro memoria è lì in quel pezzo di ferro antico. La loro resistenza non è solo quella delle armi, dei sassi, degli attentanti,delle provocazioni, la loro resistenza è nella memoria. Non dimenticano il '48, nè tutto il resto, perchè c'è ancora una terra, una cultura, una tradizione. Forse è questo ciò che vogliono estirpare, la memoria di un popolo, giorno dopo giorno gli rosicchiano le case, le strade, la terrra, la vita...

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